Ahmed Berraou: “Ciò che è accaduto non solo non è Islam, ma non è umano”

Le stragi, i gravi attacchi che hanno sconvolto la Francia e il mondo intero in questi ultimi giorni, hanno indotto l’umanità ad una profonda riflessione. Anche Cosenza ha partecipato al dolore del terribile accaduto e, anche qui a Cosenza, gli attivisti religiosi del mondo musulmano hanno espresso la propria contrarietà sulla crudeltà degli avvenimenti.  

Abbiamo chiesto, perciò, ad Ahmed Berraou di esprimerci il suo pensiero a proposito e spiegarci i principi fondamentali religiosi che professano i musulmani e le caratteristiche di una cultura che, pur essendo differente dalla nostra, merita rispetto e attenzione.

Già, perché non si tratta della stessa cultura che ha spinto gli attentatori ad agire a Parigi, ma una cultura totalmente differente, così come ha affermato Ahmed, fondatore del centro islamico al Rialzo e che vive qui a Cosenza da vent’anni.

Non abbiamo – ha dichiarato Ahmed – nessun bisogno di dissociarci: questa prassi assassina è estranea alla nostra religione, alla nostra etica e pratica civile e vogliamo esprimere, oltre alla costernazione, cordoglio e la vicinanza alle famiglie delle vittime, ma anche la nostra rabbia nei confronti di chiunque abbia pianificato e messo in atto questo sanguinoso atto criminale.

Siamo sdegnati per i fatti accaduti, ciò non appartiene a nessuna religione, di nessun Dio. L’Islam tradizionale, quello moderato è unico, è pacifista. Questo estremismo non ci appartiene, non sono musulmani sono terroristi.

Al momento c’è troppa confusione riguardo al modo di vedere un musulmano in Europa. Un “vero” credente convinto e praticante, viene visto ora come un fondamentalista che va combattuto con ogni mezzo, perchè è molto pericoloso che insista a praticare la sua religione. Ora mettono sotto processo tutti i musulmani, ma ognuno è libero di confessare il suo credo anche di diffonderlo nel mondo con il dialogo.

I musulmani del centro del Rialzo, infatti, sono perfettamente integrati con i cosentini, convivono tranquillamente con loro e sono riusciti ad avere un dialogo sull’Islam con altre comunità religiose. Spesso hanno portato avanti le stesse lotte sociali con altre realtà di movimento. Vi è un rapporto di fiducia, trasparente e chiaro. E per salvaguardare i loro valori punto fermo resta sempre il dialogo.

Abbiamo proposto – ha continuato Ahmed – una consulta di religione a Carlo Guccione che è stata approvata, ma poi rimandata. Cosenza ci ha accolto e ci accoglie benissimo. Noi come tutte le altre religioni abbiamo il diritto di professare la nostra fede, ad oggi tuttavia non abbiamo un luogo di culto. La sede per praticare l’Islam è un garage, bisognerebbe dare più attenzione alla comunità per un giusto luogo di culto. Una fede, che ripetiamo, non è quella professata dagli attentatori, loro sono stati facile preda per i capi del terrorismo con temi tipo disuguaglianza ed emarginazione, che li hanno indotti ad arruolarsi. Jihad non va confuso con guerra, connota un ampio spettro di significati, è una lotta interiore tra il bene e il male, una lotta spirituale per raggiungere una perfetta fede; non significa uccidere l’uomo o l’umanità intera. E’ anche difendersi dagli aggressori, la legittima difesa è normale, ma non è guerra santa nel termine stretto.”

A tal proposito abbiamo chiesto nel dettaglio di citarci alcuni punti da loro professati, che sono totalmente contrari a ciò che predicano gli attentatori.

Nel regolamento – ha concluso Ahmed – non si uccidono donne, bambini, animali; non si bruciano case, terreni, alberi. Un soldato che si arrende e consegna le sue armi, non può e non deve essere ucciso ugualmente, anche la tortura non esiste. Come il cristianesimo diffonde un messaggio d’amore, l’Islam diffonde un messaggio di misericordia. Tutti i versetti del Corano iniziano: nel nome di Allah, il misericordioso, il compassionevole, il clemente. Ciò che è accaduto non solo non è Islam ma non è umano.

Valentina Mollica