“Assolto perché il fatto non sussiste ”… Dovrebbe bastare così… eppure c’è qualcosa che resta in attesa e che non mi soddisfa appieno.
Certo, è chiaro che la querela che ha presentato il consigliere regionale Graziano si è rivelata quantomeno priva di fondamento e che io, sia come cittadino che come dirigente politico, ho tutto il diritto di critica al suo operato politico. Ed è altrettanto vero che, nell’esercitare questo mio diritto, non l’ho ne calunniato, ne offeso e/o ingiuriato, ne mentito. Però, mi chiedo, com’è possibile che un semplice articolo in cui si “suggeriva” al Sindaco Stasi di non seguire i consigli di un consigliere regionale – tra le altre cose, in quel momento, anche consigliere comunale d’opposizione – possa portare ad una causa e, se io non mi fossi opposto, addirittura ad un’ammenda “conciliatoria” per evitare il processo?
Com’è possibile che, in una lettura evidentemente frettolosa, si proponesse una multa a mio carico di 300 euro se io, come sentenzia il giudice, non commetto il fatto contestatomi? E se non avessi avuto la possibilità di difendermi? Avrei dovuto accettare la condanna in silenzio?
In questi quasi due anni ho dovuto ascoltare e leggere, anche attraverso le parole dei miei legali – Tatiana Novello e Daniele Torchiaro, che ringrazio per il lavoro fatto e per il sostegno datomi – cose che francamente fanno riflettere: intanto, l’ultima in ordine di tempo, la considerazione della parte querelante che, non essendo io un “politico” non potevo esercitare il mio diritto di critica. Tralasciando il fatto che, immeritatamente, rivesto ed ho rivestito ruoli politici nelle assemblee nazionali di Sinistra Italiana e, oggi, Pd, tralasciando il fatto che mi sono candidato al consiglio comunale e sono stato segretario cittadino di un partito politico… un cittadino non ha il diritto di criticare un politico per la sua azione? Non può esprimere, in modo non offensivo, la sua opinione su argomenti “politici”? Certo capisco che, nelle intenzioni di una certa politica il ruolo di “Politico” è legato al percepire uno stipendio ed al grado di potere che possono esercitare… ma per fortuna, la Suprema Corte Europea la pensa in maniera diversa (e, per mia fortuna, anche il giudice).
Chiarito questo, e sorprende che lo si debba chiarire in un’aula di giustizia, resta una piccola questione che mi preoccupa e, in una certa misura, indigna: il consigliere in questione è la seconda volta che utilizza lo strumento della querela nei miei confronti. In passato, ma allora non fu nemmeno presa in considerazione dal giudice, mi ha querelato perchè, secondo lui, avrei “suggerito” un articolo alla testata “Iacchite’” (https://www.iacchite.blog/corigliano-rossano-nave-quarantena-caro-flavio-non-lasciare-il-passo-allo-sciacallo/)
A questo punto, tra la farsa e la tragedia, mi viene il sospetto che si possa pensare di utilizzare lo strumento della querela semplicemente come clava per “intimare” in qualche modo a chi critica il politico di parlare d’altro. Io non so se è questa l’intenzione ovvero se semplicemente si ha un ego così sensibile da non riuscire ad interpretare il contenuto lessicale di un testo (perchè non posso credere che non si abbiano gli strumenti intellettuali che rendano possibile tale interpretazione e che quindi la “colpa” di tale abbaglio sia dovuta ad uno stato emotivo particolarmente sensibile)… so che però, al sottoscritto, questa querela ha provocato stress e danni anche dal punto di vista lavorativo visto che lavoro nel settore privato (anche con l’accoglienza stranieri) ed aver un contenzioso con un influente personaggio politico non è cosa che le aziende gradiscono. Ma questa è un’altra storia che affronteranno i miei legali dopo aver letto le motivazioni della sentenza.
Tra l’altro quello della querela, è un comportamento che altri soggetti (la Polizia) hanno utilizzato senza successo nei miei confronti. Ora… certamente io posso risultare poco simpatico ad alcune persone…Però se su quattro querele tre vengono archiviate ed una mi vede assolto…beh due cose diventano certe: 1) io non imparo la lezione e continuerò a dire, senza mai offendere e/o calunniare nessuno; 2) se a pagare i conti di queste “querele” sono i cittadini con le loro tasse…servirebbe maggior accortezza da parte di alcuni simpatici amici.
Restando seri la questione dell’utilizzo del proprio ruolo e del potere che ne deriva, sia quello politico ovvero quello dato da una divisa, è cosa alquanto delicata. Il cittadino, in uno Stato democratico, deve avere due certezze: libertà d’opinione e certezza del diritto.
Se mancano questi elementi viene a mancare la fiducia nelle istituzioni. A me questa fiducia non viene meno e non verrà meno perchè ho le spalle abbastanza larghe per difendermi…Purtroppo così non è per tanti cittadini che dall’esercizio del potere vengono spesso schiacciati (e qui… giusto per evitare fraintendimenti… sto parlando in generale… non al generale). Quanti sono costretti a subire l’imposizione del voto perchè, magari il loro lavoro dipende da quello? Anche qui c’è in discussione la fiducia nelle istituzioni. Pensate a chi ha lavori precari, ad esempio gli ex addetti alla forestazione, che devono scegliere con oculatezza chi votare…Ecco… magari quel “Assolto perchè il fatto non sussiste” può essere utile anche a loro ed al loro diritto di dire “no”…Ma anche questa è un’altra brutta storia.
Alberto Laise Assemblea Nazionale Pd