Banca Popolare di Bari sotto attacco. I consumatori: “Così ha violato l’ordine di vendita delle azioni”

Dalle analisi dell’associazione Avvocati dei consumatori, emerge che qualche socio fortunato sarebbe riuscito a vendere prima del previsto, superando in modo irregolare nell’elenco tutti gli azionisti

di ANTONELLO CASSANO

Fonte: Repubblica

Un ordine di vendita violato, qualche azionista fortunato che è riuscito a sbarazzarsi dei suoi titoli prima del previsto e molti altri soci che invece aspettano da anni di rivendere le azioni per recuperare almeno parte dei soldi spesi. La Banca Popolare di Bari finisce di nuovo sotto attacco da parte delle associazioni dei consumatori. Questa volta il motivo è la presunta violazione dell’ordine cronologico di vendita delle azioni.

Questo è quanto fanno sapere da Avvocati dei consumatori, l’associazione che difende un socio della banca che da anni prova a vendere i suoi titoli senza riuscirci. Se confermata anche dal tribunale (dove il caso approderà a breve), la notizia può rappresentare un punto di svolta nella guerra tra la Popolare e migliaia di azionisti che non riescono a vendere i loro titoli e rientrare in possesso delle somme (in alcuni casi centinaia di migliaia di euro) investite per acquistarli.

Ora però dalle analisi dell’associazione viene fuori che qualche socio fortunato sarebbe riuscito a vendere i suoi titoli prima del previsto, di fatto superando in modo irregolare nell’elenco tutti gli azionisti che li avevano preceduti nelle richieste di vendita. Ad aprire questo nuovo scenario è stato proprio l’azionista in questione.

Per comprendere questa vicenda complessa bisogna risalire al 14 dicembre del 2015. È il giorno in cui l’azionista barese presenta alla banca un ordine di vendita dei suoi 400 titoli per rientrare in possesso della somma investita, pari a circa 3mila euro. Quell’ordine di vendita non viene mai eseguito, però, anche perché da quel periodo in poi le azioni della Bpb cominciano a diventare illiquide. In pratica, per una buona parte dei 69mila soci della banca è difficile vendere le azioni all’interno del mercatino interno alla stessa banca (la Popolare non è quotata in Borsa).

Nell’aprile del 2016 le cose si complicano, visto che l’assemblea degli azionisti fa calare del 20 per cento il valore dei titoli. Prima di quell’incontro un’azione valeva 9,53 euro: in seguito il valore cala a 7,50 euro. Una decisione che spinge molti azionisti a chiedere la vendita dei titoli. Senza riuscirci. A complicare il quadro arrivano le inchieste della Procura. Fra queste ce n’è anche una in cui gli inquirenti ritengono che gli ordini di vendita dei titoli sarebbero stati inseriti manualmente, senza rispettare l’ordine cronologico. Una delle contestazioni dell’accusa riguarda la vendita, prima del calo da 9,53 a 7,50 euro, delle 430mila azioni della Bpb contenute nel portafoglio della società barese Debar.

È a questo punto della storia che rientra in gioco il signor Raffaele, che si rivolge agli Avvocati dei consumatori e comincia la sua battaglia per riavere indietro il denaro investito. Una battaglia che culmina il 27 settembre scorso. In quella data il tribunale di Bari accoglie la richiesta dell’azionista e autorizza la pubblicazione del registro contenente l’ordine cronologico di vendita delle azioni della Popolare. A dicembre la Corte d’appello conferma la consegna del registro all’azionista, oscurando comunque i nomi degli altri azionisti. “Questo – dice Domenico Romito, rappresentante dell’associazione Avvocati dei consumatori – non ci ha impedito di risalire, attraverso gli ordini, all’eventuale scavalcamento. Abbiamo inserito l’ordine e abbiamo scoperto che c’erano stati altri ordini, presentati dopo il suo, che erano stati eseguiti in maniera completa”.

L’azionista presenta l’ordine di vendita delle sue 400 azioni il 14 dicembre del 2015. L’associazione, però, spulciando il registro verifica che ci sono stati quattro ordini di vendita presentati dopo questa data: uno il 21 dicembre del 2015 da un azionista che possiede 22mila620 azioni per un valore 215mila euro. Gli altri tre sono stati presentati il 29 dicembre del 2015 (8mila 700 azioni, 116 azioni e l’ultimo con 1113 titoli). Tutti questi quattro azionisti hanno potuto vendere le azioni e rientrare in possesso dei loro soldi. Il signor Raffaele, invece, sta ancora aspettando.

Per questo ora si prepara a un’altra battaglia: “L’azionista – annuncia Romito – ricorrerà in tribunale per chiedere il riconoscimento del danno pari al valore delle azioni che avrebbe potuto incassare quando ha conferito l’ordine. Ma ora – avverte – si apre anche una sorta di autostrada per chi come il signor Raffaele ha visto penalizzato il proprio ordine rispetto a quello di altri, perché l’inadempimento è accertato”. La Popolare di Bari, contattata per una replica, non ha voluto rilasciare dichiarazioni.