Berardi e il suo centro di gravità permanente

Domenico Berardi è tornato al gol e che gol! Il suo splendido tiro al volo dal limite dell’area che ha regalato la vittoria al suo Sassuolo contro il Lecce è stato un capolavoro da fuoriclasse ma sappiamo bene che Berardi non è molto gradito ai media sportivi di regime e quindi anche questa sua prodezza passerà in sordina. In Calabria invece abbiamo gradito molto la “perla” del ragazzo di Bocchigliero, arrivata tra l’altro dopo il rinnovo del suo contratto col Sassuolo, del quale adesso è a tutti gli effetti la bandiera. In attesa di ritornare a segnare anche con la maglia azzurra della Nazionale di Mancini. 
Di seguito, alcune riflessioni azzeccate di uno dei pochi giornalisti intelligenti del panorama sportivo: Furio Zara.
di Furio Zara
Fonte: Repubblica
È uno sporco lavoro, quello delle bandiere. Ma qualcuno in questo calcio con il codice a barre sui sentimenti, beh qualcuno lo deve pur fare. Nel registrare la notizia che Domenico Berardi ha rinnovato il contratto con il Sassuolo allungandolo fino al 2027, ci si sente come il comandante Matthew McConaughey in “Interstellar”: precipitato all’improvviso in un altrove che sa di deja-vu, quando davvero – Mazzola, Rivera, Maldini, Totti – una squadra era per tutta la vita e tutta una vita la si spendeva al servizio della stessa squadra.

La carriera di Berardi

Berardi è arrivato a Sassuolo nel 2010, aveva 16 anni. Due anni dopo ha debuttato in Serie B, ne aveva 19 quando – 2013 – ha messo piede in A per la prima volta. Pochi giorni fa ha appena cominciato il suo 11° campionato in neroverde. Se terrà fede al contratto – perché non dovrebbe fare altrimenti? – arriverà a 33 anni e 14 campionati con lo stesso club. E avrà ancora tempo per proseguire, da lì all’eternità, finché vecchiaia o noia non vi separi. Parole chiave: identità e appartenenza. Nel calcio italiano le bandiere sembrano le etichette che appiccichiamo sui sacchetti di nylon al reparto frutta del supermercato: quanto pesa la fedeltà? E quanto costa? Berardi negli anni ha rinunciato a svariate occasioni, chissà se tra qualche tempo – tracciando un bilancio – saremo qui a dire: chissà cosa avrebbe vinto, chissà chi sarebbe potuto diventare. Poco importa. Berardi ha trovato il suo centro di gravità permanente.

LE PAGELLE DI BERARDI 

Voto 7,5 sulle colonne de La Gazzetta dello Sport: “Non è solo l’unica stella rimasta, è quello che è sempre stato: anche l’anima della squadra. Pur litigando con i tifosi”. Stesso voto sul Corriere dello Sport: “Determinante è perfino riduttivo. La bandiera sventola in alto ed è l’emblema della festa. Prodezza decisiva, giocate e pericolosità continua”.

7,5 il voto anche su Tuttosport: “Un gol che da solo vale il prezzo dell’abbonamento. Ma c’è altro nella sua partita”. Anche per TMW Berardi merita lo stesso voto: “Il 10 segna da 10 e regala tre punti al Sassuolo nell’unico modo in cui poteva conquistarli: con una giocata da campione del più forte in campo. Il suo gol vale il prezzo del biglietto, un arcobaleno al volo che non lascia scampo a Falcone. Una giocata che hanno in pochi e che porta ancora alla ribalta il sinistro educatissimo del capitano di Dionisi, che festeggia al meglio il rinnovo fino al 2027 firmato pochi giorni fa”.

TMW: 7,5
La Gazzetta dello Sport: 7,5
Corriere dello Sport: 7,5
Tuttosport: 7,5
Corriere della Sera: 7,5