Gianni Morandi e il suo omaggio alla Calabria: Mino Reitano e Dalida

L’estate del ritorno dei concerti volge al termine. Solo tra Roccella, Le Castella e Corigliano-Rossano sono arrivati molti big del panorama musicale nazionale (Mahmood, Madame, Marracash, Mannarino, Coez, Irama, Arisa, Mario Biondi, Max Gazzè, Gabbani, Tiromancino, Nino D’Angelo e tanti altri). E ancora sono previsti gli arrivi di Venditti e De Gregori e di Elisa.

Ma il clou è arrivato dalla due giorni del Jova Beach Party a Roccella, Dal palco-veliero di Jovanotti, Gianni Morandi ha reso un grandissimo tributo alla Calabria ricordando due suoi figli che sono andati via troppo presto e che hanno lasciato una traccia importante in tutto il panorama della musica italiana: non solo Rino Gaetano (https://www.iacchite.blog/gianni-morandi-e-la-calabria-la-grande-amicizia-con-rino-gaetano-e-gli-spettacoli-del-figlio-marco/) ma anche Mino Reitano.

Morandi ha sottolineato di aver conosciuto bene entrambi, ma non c’è dubbio che il suo rapporto di amicizia con Mino Reitano, anche per ragioni anagrafiche, sia stato più forte e più intenso, come Gianni ha dichiarato pubblicamente più volte dal 2009, da quando il cantante di Fiumara non c’è più. “Io e Mino siamo coetanei, quasi due fratelli gemelli – ha spiegato Gianni Morandi – ed abbiamo fatto tanta strada insieme. Ricordo le battaglie a ‘Canzonissima’ e le sue bellissime canzoni. Una persona speciale che ci ha lasciato delle cose straordinarie”. E dal palco-veliero del Jova Beach Party ha anche aggiunto un altro pensiero affettuoso: ‘Vorrei avere la voce forte di Mino’. 

Morandi e Reitano, entrambi classe 1944, si sono ritrovati ancora ragazzini a condividere sia i primi concorsi nei quali erano rivali ma con grande rispetto sia i primi successi soprattutto a Canzonissima, insieme a mostri sacri come Claudio Villa e Domenico Modugno. Li univa la loro origine umile nonostante venissero dal profondo Nord e dal profondo Sud ed era inevitabile che scattasse l’amicizia. Del resto, facendo parte della stessa nuova nidiata di talenti, era naturale che si trovassero uniti nel fronteggiare Villa e Modugno, verso i quali all’inizio c’era una forma – impossibile da evitare – di timore reverenziale, che poi è diventata sincera amicizia come sempre succede nei ricambi generazionali di qualità.

E poi li univa anche un’altra passione. Reitano amava il calcio e spesso invitava i suoi amici a giocare nel campo da calcio che aveva creato ad Agrate Brianza: Morandi e la sua famiglia erano i più frequenti insieme alla famiglia di Adriano Celentano e a tanti altri che hanno animato quelle domeniche mattina nel centro sportivo-villaggio della famiglia Reitano.

Nel 1999 Mino partecipa al programma di Gianni Morandi “C’era un ragazzo”: per la prima volta dopo trent’anni i due, protagonisti di interminabili duelli a “Canzonissima” e grandi amici nella vita, si ritrovano a lavorare insieme. L’esibizione dei due artisti registra lo share più alto del programma e diventa, di fatto, un pezzo da antologia della televisione.

Dopo la morte di Mino, Gianni Morandi nel 2012 partecipa con Massimo Ranieri al programma televisivo “Avevo un cuore che ti amava tanto“ trasmesso su Rai 1 in memoria di Mino Reitano, interpretando canzoni portate al successo dal cantante scomparso.

Morandi si esibisce in una stupenda cover di “Una ragione di più”, famosa canzone di Reitano portata al successo da Ornella Vanoni.

Non solo Mino Reitano, però. Jovanotti, nel video in cui annunciava che la prima giornata del Jova Beach Party avrebbe superato il rischio maltempo (per come è poi accaduto) ha raccontato un aneddoto del suo viaggio con Morandi, nel quale c’è un riferimento ad un’artista che aveva fatto fortuna in Francia ma che si può considerare calabrese a tutti gli effetti: Dalida.

Jovanotti spiegava che con Morandi avevano iniziato a parlare dei grandi cantanti francesi: “… Adamo, Dalida, Aznavour, Becaud, sì insomma, i francesi… E mi ha fatto ascoltare alcuni pezzi straordinari di Dalida prima di rivelarmi che anche la leggendaria My Way di Frank Sinatra è una canzone francese…”. 

Come ormai in molti sanno, specie dopo le tante iniziative di ricordo della cantante per i 30 anni della sua tragica scomparsa, Dalida, classe 1933, era calabrese, anche se formalmente era nata a Il Cairo e risiedeva a Parigi. Il suo vero nome è Iolanda Cristina Gigliotti. I suoi genitori, Pietro e Giuseppina, erano di Serrastretta, una cittadina in provincia di Catanzaro, di 3.247 abitanti. I suoi nonni avevano lasciato la loro terra, come milioni di migranti dopo di loro, nel 1893 portando con se la famiglia e una valigia carica di tradizioni, sapori, suoni e melodie dalla Calabria.

Dalida non è una qualsiasi: è stata una delle icone della musica internazionale. Un vero e proprio mito, la prima donna che ha vinto il disco di platino per aver venduto oltre 10 milioni di dischi. Ma ha vinto anche settanta dischi d’oro in sette lingue, un altro disco di platino e quello di diamante, creato appositamente per lei.
Il suo primo cavallo di battaglia è Bambino (traduzione della famosissima canzone napoletana Guaglione, portata al successo da Aurelio Fierro), che ha subito grande successo spopolando in Francia: prima in classifica per 39 settimane nel 1957, tant’è che Dalida viene soprannominata mademoiselle Bambino. Con Bambino Dalida vince il suo primo disco d’oro.Nel 1964, segue il Tour de France (vinto da Jacques Anquetil), cantando più di duemila canzoni lungo i 2900 km percorsi. Nel 1965 recita in Ménage all’italiana (con Ugo Tognazzi, Paola Borboni), e incide La danse de Zorba (La danza di Zorba), su una base di sirtaki. Il brano diventa un grosso successo anche in Italia. Partecipa a Scala Reale (Canzonissima), e incontra Luigi Tenco. Tra i due nasce un legame: Tenco fa parte della scuola dei cantautori genovesi, ha popolarità ma non è un big. Dalida e Luigi Tenco cantano insieme e incidono un bel successo che consolida anche il loro sentimento. La canzone si intitola Bang Bang e arriva fino al primo posto nella prima memorabile hit parade radiofonica condotta da Lelio Luttazzi. Ed è a questo punto che decidono di tentare Sanremo con Ciao amore, ciao. Poi, la tragica morte di Tenco e l’inizio di una nuova fase professionale che l’ha vista comunque di nuovo protagonista.

I nonni, i genitori e anche lei, come tutti gli italiani residenti all’estero, hanno mantenuto nel tempo un legame con le proprie radici, non solo affettivo, ma anche culturale e burocratico. Dalida, infatti, anche dopo il trasferimento in Francia, mantiene la cittadinanza italiana e diventa francese, con doppia cittadinanza, solo con il matrimonio con Lucien Morisse nel 1961. Il legame con le sue origini, dunque resta sempre molto forte. E proprio il matrimonio lo rende evidente.

Serrastretta ricorda Dalida a 30 anni dalla scomparsa

Indimenticabile la visita a Serrastretta il 5 aprile del 1962, che l’accolse con un trionfo di popolo incredibile, riservandole un’accoglienza entusiastica e straordinaria, come ad un capo di stato, con le finestre addobbate con coperte e tappeti come quando passa la processione della Madonna.
La cantante decide di inserire una tappa catanzarese extra di beneficenza nel suo tour italiano, proprio per recarsi per la prima volta nel paese che aveva dato i natali ai suoi cari. Qui incontra i suoi cugini ed una prozia ancora in vita, suona il tamburello e abbraccia la squadra di calcio che porta il suo nome.

La tanto idolatrata Dalida, la prima donna a vincere il disco di platino e per la quale fu creato il disco di diamante, calca il palcoscenico del Teatro Comunale di Serrastretta. Tutti i giornali ne parlano. E al momento della partenza da Sant’Eufemia, le lacrime alla stazione scorrono a fiumi, tanto che a pochi giorni dalla chiusura della tournée, Dalida scrive al sindaco. “Vorrei esprimervi nuovamente tutta la gioia che ho provato nel conoscere il paese della mia famiglia – afferma la cantante – e ringraziarvi per l’accoglienza così calorosa ed entusiastica che mi avete riservato. Mai dimenticherò l’emozione provata nel trovarmi in mezzo a tutti voi e vi prego di trasmettere, tanto ai miei cugini che a tutti gli abitanti di Serrastretta, i ringraziamenti che provengono dal profondo del mio cuore”.

Serrastretta ricorda Dalida a 30 anni dalla scomparsa