Cetraro. Smascherata la famelica gestione del potere di Tommasino Cesareo e della signora Luciani

Cetraro e la famelica gestione del potere di Tommasino Cesareo e della signora Luciani

Per capire dove può arrivare la politica dei gregari di Occhiuto e Gallo in Calabria, bisogna osservare cosa sta capitando a Cetraro, luogo di tanti misteri. Vi abbiamo raccontato di come hanno fatto fallire un comune con un’operazione su cui certamente metterà le mani la Corte ei Conti, ed oggi vi raccontiamo cosa è successo dopo che il presidente del Consiglio, votando contro la dichiarazione di dissesto, si è dimesso per cui si è reso necessario eleggere un nuovo presidente. Ed è un susseguirsi di colpi di scena che hanno dell’incredibile.

Inizia il Consiglio ed il presidente f.f. Tommasino Cesareo va diritto al punto dimenticando di ricordare Silvio Aprile, testimone di giustizia e imprenditore che ha fatto la storia di Cetraro. Peppino Aieta lo interrompe e chiede che venga ricordato il patron del caffè Mulini nel giorno dei suoi funerali che si sarebbero tenuti di lì a poco. Osservato un minuto di silenzio, si ritorna all’elezione del nuovo presidente del Consiglio. E Tommasino compie la prima prodezza: a nome della maggioranza si dice disponibile a riproporre Giovanni Rossi a patto che ritiri le dichiarazioni espresse all’atto di votare contrario alla dichiarazione di dissesto. In sostanza Rossi aveva chiesto alla maggioranza di “ritornare al proprio numero civico e restarci” perché col dissesto si era conclusa l’esperienza di “Cambiamo Cetraro”, alleanza che aveva portato alla vittoria.

Si apre una bagarre con Angelo Aita, ex sindaco e pupillo di Peppino Aieta, che si scaglia contro il tentativo “fascista” di tappare la bocca ai consiglieri che in qualunque ruolo si trovino devono poter esprimere la propria posizione. Aieta, che intravede un varco ripropone Giovanni Rossi, a suo dire “esempio granitico di garanzia e competenza”. E nel pubblico scoppia la polemica tra gli astanti che si rifanno alla maggioranza di governo tra chi non vede di buon occhio la riproposizione di Rossi a presidente. Peppino Aieta, che capisce le difficoltà tra le file della maggioranza si infila nella discussione portandola fino alla sospensione del Consiglio per partecipare ai funerali di Silvio Aprile. Il Consiglio viene sospeso e aggiornato dopo un’ora.

E alla ripresa capita di tutto. Qui entra in gioco il Partito Democratico, presente ai lavori del Consiglio con il segretario – che è anche coordinatore politico della maggioranza Cambiamo Cetraro – Gaetano Bencivinni, che ordina di procedere spediti verso l’elezione di Carmen Spaccarotella, già assessore, e molto vicina al Pd. E la signora Luciani, alla ripresa del consiglio, propone il nome della Spaccarotella chiedendo di votare. Ed è qui che Peppino Aieta, che conosce il mestiere, non si fa sfuggire l’occasione di ridicolizzare la maggioranza stigmatizzando l’azzardo della Luciani che avventatamente, mentre si discuteva di un nome quale quello di Rossi, inserisce un altro nome di fatto bruciandolo. “Siete dei dilettanti ormai minoranza nella città, non conoscete l’abc della politica, tornate a casa e liberate la città”, sono le parole dell’ex sindaco che infuocano il Consiglio.

E più Aieta alzava i toni, tanto più dal Pd arrivava la sollecitazione a marciare spediti verso la votazione e chiudere la pratica. E mentre si stava procedendo ad allestire il seggio, con evidente soddisfazione dei vertici del Ps seduti in prima fila, ecco che Aieta si gioca la carta della sospensione per trovare con i capigruppo un’intesa condivisa su un nome terzo a garanzia della massima assise comunale. Tommasino Cesareo, che vuole governare senza troppa contrapposizione, concede la sospensione scatenando una bagarre tra i suoi consiglieri.

Il siparietto tra gli assessori Falbo e Lanza, la prima a favore della sospensione, il secondo contrario, ne è la prova. Volano stracci, mentre si prepara la riunione dei capigruppo. Passano 20 minuti e accade ancora una volta di tutto. Aieta non vuole perdere la partita col suo ex partito, il Pd, e mette in campo un nome a cui è difficile dire di no. E’ Angelo Aita la carta che si gioca, un nome gradito a tutti tranne che al Pd. Cesareo riunisce i consiglieri di maggioranza sbarrando le porte della riunione a cui non fa partecipare i dirigenti politici del Partito Democratico. Fuoco e fiamme, urla, e poi la decisione agevolata dalla consigliera Spaccarotella, presidente in pectore, che di fronte al nome dell’ex sindaco, fa un passo indietro.

Riprende il consiglio comunale e Cesareo dichiara a nome della maggioranza dei consiglieri la propria condivisione su Angelo Aita, “uomo di spessore, garanzia per tutti, amministratore illuminato, persona seria”. Il segretario del Pd, Gaetano Bencivinni, di fronte alla debacle del suo partito, abbandona l’aula… Si vota e Angelo Aita, all’unanimità, viene eletto presidente del consiglio.

La sintesi di questa giornata ci offre un Pd ridotto a ruolo di comparsa, che ha visto mestamente il suo segretario abbandonare la sala consiliare, mentre Forza Italia Cetraro e company era intenta ad affossare l’unico nome proposto dalla maggioranza. C’è da chiedersi a questo punto: perché Forza Italia sancisce di fatto la rottura col Pd? E’ presto detto! Il tandem Cesareo-Luciani ha ormai monopolizzato la gestione del potere dettando la linea e decidendo ogni azione amministrativa. I due hanno tutto l’interesse a non avere una contrapposizione forte con le minoranze tanto più alla luce di un dissesto che presenta molte ombre.

Dalla Cittadella, inoltre, è arrivato l’ordine di organizzare il centrodestra e di liberarsi della zavorra del Pd. Ma questa strategia cozza con quella di Peppino Aieta che ormai si sente sindaco in pectore, visto che il suo nome circola quotidianamente a Cetraro. Occhiuto e Gallo vogliono la bandierina su Cetraro tanto da far passare la signora Luciani, un tempo fedelissima di Angelo Aita, dalle file della minoranza a quelle della maggioranza attraverso il Flag, di cui era delegato Giovanni Rossi, estromesso per ordine dello stesso Gallo. Ma Aieta capisce la strategia forzista e al punto all’ordine del giorno successivo abbandona l’aula insieme alle minoranze, di fatto evidenziando, nonostante l’elezione di Aita a presidente, la propria diversità rispetto alla maggioranza di governo. Il suo interesse è quello di accompagnare alla porta l’amministrazione comunale ed andare a nuove elezioni. Interesse che cozza con quello dell’asse Cesareo-Luciani. In mezzo c’è il Pd che potrebbe decidere di chiudere questa esperienza e tentare la carta del centrosinistra unito. Ma anche qui c’è uno scoglio: il pessimo rapporto tra Cetraro in Azione e il Partito Democratico. Ma si sa, in politica tutto può accadere anche perché a Cetraro c’è chi riesce a mediare e ad avere una certa influenza su Aieta che non ha mai reciso il cordone ombelicale col suo partito d’origine che è il Psi. Staremo a vedere, perché Cetraro sta diventando la partita politica su cui si stanno concentrando le forze regionali.