Catanzaro e la massomafia. Le scatole cinesi di Mimmo Tallini

CATANZARO E LA MASSOMAFIA

PRIMA PUNTATA (http://www.iacchite.blog/catanzaro-e-la-massomafia-altro-che-isola-felice-qui-ce-un-verminaio-di-interessi-incrociati/)

SECONDA PUNTATA (http://www.iacchite.blog/catanzaro-e-la-massomafia-gli-affidamenti-diretti-alle-ditte-amiche-parlano-riccio-e-costantino/)

TERZA PUNTATA (http://www.iacchite.blog/catanzaro-e-la-massomafia-i-lavori-pubblici-nelle-mani-di-un-cartello-di-imprese-intoccabili/)

Poco meno di tre anni e mezzo fa, il 19 novembre 2020, nella retata della Dda di Catanzaro, denominata Farmabusiness, è finito uno degli impresentabili più “pesanti” della politica calabrese: Mimmo Tallini, presidente del Consiglio regionale appena sciolto dopo la morte di Jole Santelli. Tallini successivamente è riuscito a farla franca facendo ricorso ai trucchi del mestiere ma è chiaro che la sostanza dei fatti rimane. In questa sede ricordiamo come la Dda di Catanzaro era arrivata alla svolta. Una storia che comincia il 23 ottobre 2020. Vi descriviamo i dettagli. 

Vi giuriamo su quello che abbiamo di più caro che non sapevamo dell’udienza del 23 ottobre 2020 a Catanzaro per il caso Farmaeko, la grande truffa di Mimmo Tallini, che Iacchite’ ha smascherato qualche anno fa. Farmaeko doveva essere e sarà l’argomento della quarta puntata della nostra inchiesta sulla massomafia nella città dei Tre colli. Ma non possiamo non partire dall’udienza.

Ricordate l’azienda Farmaeko colpevole di aver truffato centinaia di ragazzi tra Calabria, Puglia, Lazio ed Emilia Romagna?
La vicenda è rimasta sospesa per molto tempo. Probabilmente tra minacce e raggiri vari hanno sperato che si andasse tutti “ara dimenticanza”. Non è così, aspettavamo soltanto l’ennesimo colpo di scena ed è effettivamente arrivato anche se noi – ve lo giuriamo ancora – non sapevamo assolutamente nulla che ci sarebbe stata l’udienza di cui sopra. Sì, perché è proprio grazie a Farmaeko che si è scoperto l’impero di Mimmo Tallini e le sue “scatole cinesi” con le quali, secondo la Guardia di Finanza, ricicla denaro a tamburo battente.

La storia di Farmaeko aveva fatto scalpore. E’ la storia di un’azienda calabrese che voleva combattere la disoccupazione tra i giovani, ma non è stata altro che l’ennesima riprova che quando qualcuno si fa avanti dicendo di voler aiutare il prossimo, in realtà sta già salvaguardando i propri interessi mascherandosi da buon samaritano o Robin Hood de noantri. Decine di imprenditori e centinaia di giovani truffati clamorosamente non solo in Calabria e poi beffati con un fallimento “di comodo” sul quale ci sarebbe parecchio da indagare. Ma Tallini e i suoi scagnozzi non avevano fatto i conti con un imprenditore rognoso che non ci stava a perdere senza far rumore 125mila euro e così è arrivara la Guardia di Finanza. Che naturalmente ha indagato sui traffici di Tallini e ha scoperchiato il pentolone. E che pentolone!

Il 23 ottobre a Catanzaro si è celebrata un’udienza nella quale era in gioco addirittura l’archiviazione di tutto questo ambaradan di malaffare attraverso il fallimento della Farmaeko, chiesta peraltro dalla stessa procura di Catanzaro. Un’archiviazione che avrebbe clamorosamente coperto le truffe e i riciclaggi di denaro messi su da Tallini con certosina applicazione criminale. Citiamo testualmente dall’articolo di Gaetano Mazzuca su Gazzetta del Sud.

Un coacervo di interessi e legami inconfessabili che metterebbe assieme esponenti politici e imprenditori. E’ quanto emergerebbe da un’indagine coordinata dalla procura di Catanzaro e condotta dalla Guardia di Finanza. La punta dell’iceberg giudiziario che potrebbe abbattersi sul capoluogo è emersa durante l’udienza camerale che si è svolta davanti al Gup Gabriella Logozzo, chiamata a decidere sulla richiesta di archiviazione avanzata dalla procura per Raffaele Sisca e Giuseppe Tallini, rispettivamente amministratore delegato e socio della società ormai fallita Farmaeko. Contro la possibilità di chiudere il caso senza colpevoli aveva presentato opposizione un imprenditore catanzarese che avrebbe perso forniture per circa 125mila euro. Nella sua richiesta l’imprenditore, assistito dall’avvocato Antonio Lomonaco, aveva sottolineato la necessità di proseguire le indagini. In particolare riteneva utile interrogare l’attuale presidente del Consiglio regionale Domenico Tallini, padre di Giuseppe, e di effettuare anche un’indagine patrimoniale… L’avvocato Lomonaco ha depositato una serie di documenti. Una parte riguarda proprio il fascicolo che analizza i rapporti tra politica e imprenditoria locale. Un filone investigativo che sarebbe nato da un’ulteriore indagine che è stata già chiusa dalla procura. Da qui la discovery parziale di alcuni atti di indagine.

Tra le altre cose un diagramma che descrive i rapporti del presidente Tallini e in cui l’esponente di Forza Italia viene identificato come socio occulto della Farmaeko (lo potete leggere e consultare nella foto di copertina, ndr). Altri “link” sono invece coperti da omissis così come i nomi dei possibili indagati. Ora toccherà al giudice vagliare i nuovi elementi depositati dall’avvocato Lomonaco…

L’ambizioso obiettivo dell’azienda Farmaeko, la cui sede centrale era in un capannone nel quartiere Germaneto era quello di realizzare una farmacia di prodotti omeopatici in ogni città a partire proprio dalla Calabria, in particolare da Catanzaro. Il sistema ingegnato dai vertici della società era una sorta di multilevel marketing a cui parteciparono decine di ragazzi. Furono avviate diverse attività in tutta la provincia ma nel giro di circa 24 mesi chiusero tutte e di Farmaeko non restò che qualche insegna sbiadita ma soprattutto debiti… 

Fin qui l’articolo della Gazzetta del Sud. Tutto questo si lega alla perfezione con quanto stiamo raccontando ai calabresi sulla massomafia di Catanzaro.

Riepiloghiamo. Catanzaro non è l’isola felice che tutti abbiamo da sempre immaginato, i catanzaresi sono un popolo ormai schiacciato da un giogo di potere che si basa sulla distribuzione, mai equa, del denaro, soprattutto quello pubblico.

Questo metodo che è il sistema Catanzaro è emerso con tutta la sua virulenza nel Consiglio comunale del 26 novembre 2015, da allora nonostante le indagini, che tutti sanno che ci sono e che creano delle preoccupazioni a quanti devono essere preoccupati, il risultato finale non è dato sapersi. Sono trascorsi ormai cinque lunghi anni, durante i quali nulla è cambiato. Abramo si è replicato con la sua amministrazione per la quarta volta e il sistema delle ditte amiche è rimasto tale.

La trasparenza sugli atti dell’Amministrazione comunale è diventata nel tempo più oscura, nonostante la conoscenza degli atti dell’Anticorruzione municipale guidata dal Segretario generale, dott.ssa Vincenzina Sica, mentre la geografia del nuovo Consiglio comunale, dopo le elezioni del 2017 offre uno spaccato di squallore, perché l’occupazione degli esterni, che governano la città, è diventata ancora più pervasiva per il raggiungimento di affari di natura quasi privata, con l’esistenza di gruppi fantoccio che sono la sintesi istituzionale della massomafia catanzarese.

Questo spaccato si dice sia conosciuto dalla magistratura cittadina, che nel tempo ha dato un segnale, sia pure timido che ha portato la città all’onore delle cronache con la vicenda Gettonopoli. Poca cosa rispetto ai desideri dei cittadini e rispetto alle istanze, le denunce da sempre sollecitate, come fatto di condivisione civica, ai cittadini dal Procuratore Gratteri. Ma, passata a vrigogna, tutto è rimasto immodificato, con la gestione dietro le quinte della politica che riequilibra le aspirazioni economiche ed istituzionali dei singoli, per salvaguardare il sistema Catanzaro e la compagnia dell’affare.

Eppure la tanto aspirata e tanto sussurrata nuova primavera catanzarese non sembra pervenuta alle latitudini cittadine, mentre Catanzaro continua a sopportare la normale occupazione di quella parte della politica che regge la triangolazione dei bisogni di pochi.

Chi sono e chi è capace di imporre regole e metodi nel feudo di Catanzaro? Chi sono i nuovi o vecchi baroni politici cui tutto è concesso ed a cui tutti facendo l’inchino, si rivolgono?

Il capo indiscusso a Catanzaro è Domenico Tallini per gli amici Mimmo, che per non perdere la sua poltrona di consigliere regionale di Forza Italia, prima ha incensato Mario Occhiuto, pensando che fosse il cavallo vincente e subito dopo – come tanti altri, beninteso – si è “buttato” con Jole Santelli, ed è stato addirittura nominato  presidente del Consiglio regionale! 

Nonostante sia andato a finire nella lista degli “impresentabili” della Commissione Parlamentare Antimafia e non solo in quella di Iacchite’, Tallini è stato ugualmente eletto e nominato presidente.

Il soggetto – Domenico Tallini appunto – non è per niente nuovo in Calabria, anche al di là di ordinarie vicende legate a truffe per le quali ormai è stato smascherato e sputtanato in tutto il territorio regionale. Regge da sempre le sorti della città di Catanzaro, di cui Abramo e sindaco, ed a fasi alterne sodale o concorrente dello stesso Tallini, a secondo delle convenienze e degli interessi.

E’ lui, Mimmo Tallini che dona le carte e gestisce la politica, quella delle alleanze funzionali in città, dal lontano 1994 – anno dell’elezione del sindaco Benito Gualtieri, la cui morte prematura ha consentito ad Abramo di essere sindaco della città per quattro consiliature, l’ultima è in corso d’opera, con la benedizione e sotto l’ala protettiva del ras Tallini.

Ma mai come in queste ore sta venendo fuori la portata dell’impero di Tallini e il gioco di scatole cinesi che serve per riciclare una marea di denaro pubblico che viene spostata in maniera continua.

Importante è il grafico – o il diagramma se preferite – delle ramificazioni di Tallini, che secondo la Guardia di Finanza fa riciclaggio con la complicità di ditte “amiche” con gli appalti del comune di Catanzaro, come quella di Brugellis, con la complicità di consiglieri comunali del 2015 come Carlo Nisticò ed ancora in carica come Ivan Cardamone, Tommaso Brutto e con assessori in carica come Alessio Sculco, figlio di un ex direttore del Banco di Napoli, colui che gestisce verosimilmente i fondi di Tallini.

Ma ci sono anche dirigenti e funzionari del comune di Catanzaro: l’architetto Lonetti, dirigente inamovibile del settore urbanistica e funzionari come: Umberto Cosco, Antonio Borelli, Vincenzo Concolino.

C’è inoltre un sistema di “cartiere”, come dice la Finanza, ovvero società vicine al Tallini che potrebbero fare riciclaggio di fondi neri. Particolare attenzione alla società Olimpo srl, dove sono soci al 50% la moglie di Tallini e Tommaso Brutto. E poi, naturalmente, c’è Farmaeko… 

4 – (continua)