Calabria 2020/21, gli impresentabili: Giuseppe Raffa, garantiscono Peppe e Ciccio…

Per capire quanto sia arrogante la malapolitica calabrese non c’è bisogno di scomodare sempre i “soliti” Paolo Romeo, Peppe Scopelliti, Alberto Sarra e Antonio Caridi, dei quali ormai sappiamo tutto. Ma ci sono anche “gregari” che spesso e volentieri vengono riproposti addirittura come soggetti da candidare alle elezioni. E’ capitato così anche per Giuseppe Raffa, ex presidente della Provincia di Reggio ed ex vicePeppe al Comune, che soltanto un anno fa è stato candidato e per fortuna non eletto alla Regione nonostante fosse stato giudicato “impresentabile” persino dalla Commissione antimafia… Ieri per lui la Dda di Reggio nella requisitoria per il processo Gotha ha chiesto 7 anni di reclusione. 

Giuseppe Raffa, reggino, classe 1959, designato ufficialmente “impresentabile” dalla Commissione Antimafia, non è certo un politico di primo pelo e nella città dello Stretto è ben noto per aver fatto parte a lungo della “banda” di Peppe Scopelliti, Paolo Romeo e… tutto il cucuzzaro. Per ben otto anni, dal 2002 al 2010, è stato il vicesindaco di Peppe a Reggio Calabria (prima sotto le insegne di Forza Italia e poi del Popolo delle Libertà) e quando Scopelliti è stato eletto presidente della Regione, è stato proprio lui a subentrargli, ricoprendo il ruolo di sindaco facente funzioni per un anno. Subito dopo (maggio 2011) è stato eletto presidente della Provincia di Reggio Calabria, dove è rimasto in carica fino a febbraio del 2016.

Ed è proprio al 2016 e alla sua carica di presidente della Provincia di Reggio che risale il suo coinvolgimento nell’inchiesta “Fata Morgana” della Dda di Reggio Calabria nella quale erano finiti coinvolti molti nomi “eccellenti” della politica e dell’imprenditoria reggina, tra i quali Paolo Romeo ma anche il magistrato Giuseppe Tuccio, nel frattempo deceduto.

L’avviso di garanzia a Raffa si riferiva all’acquisto, da parte della Provincia, di 200 copie di un volume su “Reggio città metropolitana”, per un importo complessivo di 5.600 euro, da imputare alle spese di rappresentanza dell’ente. Il libro era stato scritto dal magistrato “infedele” Giuseppe Tuccio (con la “sponsorizzazione” di Paolo Romeo) ed aveva decisamente messo nei guai il buon Raffa, che poi era stato rinviato a giudizio per corruzione in concorso con il vincolo della continuazione del reato.

Secondo quanto ricostruito dalla Procura, il costo del libro, stabilito da Romeo, sarebbe stato molto più alto di quello stimato dall’autore stesso, apportando benefici all’editore prescelto direttamente da Romeo, nonostante preventivi più convenienti. Alla fine la Provincia coprirà totalmente l’acquisto dei volumi. E agli atti vi sono anche due note con le quali si sollecita l’acquisto dei volumi.

Dopo il can can mediatico, le acque si erano calmate ed era stato Ciccio Cannizzaro, il figlioccio di Totò Caridi, soggetto borderline, deputato e anche lui indagato in diverse inchieste, a “pilotare” il suo ritorno a Forza Italia nel marzo dello scorso anno dopo la disavventura di “Fata Morgana”. Le cronache dell’epoca definiscono “raggiante” la faccia da schiaffi di Cannizzaro, il quale nel suo intervento, sottolineava: “La sua esperienza politica come Presidente della Provincia di Reggio Calabria e la sua discrezione come uomo non può che dare lustro e spessore a Forza Italia ed al centrodestra che si sta ricostruendo e che determinerà il futuro della nostra città e della nostra regione dopo anni di azioni amministrative fallimentari del Partito Democratico”.  Parole decisamente “profetiche” quelle di Cannizzaro, che non aveva poi avuto molte difficoltà a imporre il nome di Raffa nella lista della circoscrizione Sud di Forza Italia per le Regionali. E nessuno si è preoccupato che il suo nome potesse finire tra gli “impresentabili”, visto che nelle liste del centrodestra di questi soggetti ce n’erano a decine.

Raffa, tuttavia, a differenza di Tallini non è entrato in Consiglio ma è risultato il primo dei non eletti e con l’aria che tira non è certo impossibile che entri, sempre ammesso che non “entri” prima da qualche altra parte. L’interpretazione è libera.