Calabria 2021. La sai l’ultima di Tassone? BraccoBaldo (Esposito) assessore!

I protagonisti delle “vacanze romane” non sono di certo Gregory Peck e Audrey Hepburn, né stiamo parlando del grande successo musicale del Mattia Bazar, è semmai il risultato umano di un improbabile zattera della speranza in cerca di approdo sulle sponde del Tevere. Questa traversata dei naufraghi, trombati dal voto e dal sentire comune dei calabresi, partita dal porto di frodo di Catanzaro, dopo aver risalito come sosta intermedia il Crati di Cosenza senza trovare il tesoro di Alarico (ché sarebbe servito solo a pagare i debiti del sindaco cazzaro), approda nell’Urbe sbarcando il potere di fuoco geriatrico nel tentativo di impressionare e di conquistare un pezzo della nuova giunta di Robertino Occhiuto.

Tutti pensano che si tratti di un’impresa temeraria ed impossibile nel risultato, perché in caso positivo saremmo nel campo del miracolo senza intercessione divina per il semplice fatto che nella nuova giunta della regione Calabria fatto salvo i partiti di Forza Italia, Forza Azzurri – le convergenze di Forza Mafia -, della Lega e di Fratelli d’Italia mafiosa non c’è posto più per nessuno. Verrebbe da dire capitolo chiuso, ma se la speranza è sempre l’ultima a morire, lasciamo il granello nelle mani dei protagonisti, nuovi divi della Hollywood politica catanzarese.

Tutto parte da una telefonata. “Buongiorno UDC – l’Unione dei cateteri corrotti -, desidera? Buongiorno a lei, sono Mario Tassone, vorrei parlare con l’onorevole Cesa”.

Inizia così la mattinata romana di Mario Tassone, il pensionato al minimo del Parlamento italiano che sopravvive con la misera pensione di 6.800 euro al mese, che ormai da giorni si avventura a fare le poste a Lorenzo Cesa, che si sente più braccato dal pannolone di Calabria che dalle forze dell’ordine, cedendo così alla pressione del dinosaurico geriatrico, tanto da riceverlo.

Questa volta però anche uno scafato come Cesa, conoscitore di uomini e cose, di pochi fatti e tanti misfatti, ma soprattutto mai stupefatto da nulla, figuriamoci dai trasformismi e dai trasformisti, rimane incredulo e allibito, quasi paralizzato e scandalizzato, non potendo credere ai suoi occhi per quanto è costretto ad assistere…

Mario Tassone, trombone incrostato, si materializza con BraccoBaldo Esposito al seguito,  convinto  a salire nella capitale per le vacanze romane dopo che il vecchio arnese geriatrico, quello senza voti e notorio sproloquiatore di assurde e ovvie dichiarazioni quotidiane, lo ha nuovamente rincazzonito con il politichese, di cui è padrone il consunto vegliardo democristiano e notoriamente sprovvisto il mediconzolo prestato alla politica, quale prodotto della fattoria Aiello, l’ex senatore Piero.

Mario Tassone, incontinente anche nel lessico, introduce il discorso e mette cappello sul risultato elettorale di BraccoBaldo Esposito (!) come occupatore degli spazi dell’UDC calabrese come indipendente dal tesseramento. Risultato notevole di certo per il contributo dei Tassone boys, ma effimero, visto che il seggio non è scattato, ma tanto serve al dinosauro per tentare di lavare il ricordo dei 1325 voti raccolti dal figliolo Gianluca nel 2020 e per sperare di rientrare in qualche giochino politico e ben attagliato alla sua statura fisica, notoriamente non quella di un corazziere.

Di qui il ragionamento: “Hai visto Lorenzo? Senza di me non puoi fare nulla! Io ti propongo di riprendere il cammino con l’UDC, perché ho i voti, il consenso, l’esperienza – diremmo noi soprattutto e purtroppo solo quella ormai scaduta come una latta di fagioli, ovvero la pensione di 6.800 euro che considerarla miseria grida scandalo al mondo comune – e come suggello fai assessore regionale il mio protetto  – Bracco Baldo per l’appunto – e così saremo in pace e concordia”. L’inizio dei un nuovo percorso di rinnovamento, verrebbe da dire, fra il demenziale ed il comico.

BraccoBaldo Esposito, ancora non ripresosi dalla trombatura che Mario Tassone gli ha trasmesso come il contagio virale a cui il Covid se paragonato sarebbe una banale varicella  – parliamo di cose mediche e almeno in ciò l’ex consigliere regionale dovrebbe essere pratico – rimane in silenzio compiaciuto e compiacente, poiché intravede una possibile soluzione di permanenza nella Cittadella, oggi governata da Robertino il canarino, frequentatore indiscusso di Via Gradoli a Roma…

La risposta di Cesa è ovviamente positiva, affermando che si può fare e Mario Tassone, trombone non per caso, aumenta il carico, tra cazzari si fa così, affermando che con lui a capo del reingresso nello scudocrociato, la vecchia fisima del patetico e trasformistico rudere con il pannolone degli anziani, si arricchirà anche della presenza di Piero Aiello, poiché è già in contatto con lui e se fa garante.

Sfugge però ai nuovi demiurghi della politica calabrese che l’UDC non riceverà nessun assessore anche in considerazione della sua forza in consiglio regionale, dove uno vale sempre uno, un risultato che non si moltiplica come il pane ed i pesci, il miracolo impossibile della divinazione della seggiola.

Tra l’altro, osserva sempre, Mario Tassone quasi sibilando come un serpente geologico: “la faremmo da padroni per il rinnovo del Comune di Catanzaro, alle prossime elezioni di primavera”. Ecco come rientrare dalla finestra nell’affarismo dei maneggioni, dopo esserne uscito dal portone come il peggiore perdente, quando ebbe a candidarsi a sindaco della città.

Nuovi scenari impossibili per la città capoluogo di regione che si vorrebbe ricostruire su un elemento di novità, il vecchiume e la peggiore espressione affaristica e traffichina della storia di Catanzaro, dove insieme alle cariatidi restano consumate nuove facce incartapecorite e qualche alcolizzato vagante.

Qualcuno, adesso, spieghi a Mario Trombone, sorry Tassone, quanto il suo delirio ormai sia da ricovero in un centro specialistico per disturbati mentali aggravato dal peso dell’età. Tanto, aggiungiamo noi, la retta la può pagare benissimo l’ex pluri parlamentare, screditato dalla storia e dal rutto ricevuto in faccia dalla città di Catanzaro, poiché 6.800 euro (al mese), valgono bene una messa non da de profundis, anzi da clinica, ovviamente degli orrori e con a capo qualche boss bipartisan della sanità privata!