Calabria. “Carrozzone Unico di Bonifica”, l’utile idiota sarà Giovinazzo. Parola d’ordine: rinunciare alle cause milionarie

Novità natalizie eclatanti all’orizzonte del Consorzio di Bonifica Unico, ormai ribattezzato in tutta la Calabria come il “Carrozzone Unico” dopo le improvvise quanto inaspettate dimissioni del commissario designato Fabio Borrello.

Il Gallo cedrone con l’avallo del parassita Occhiuto ha deciso di nominare nientepopodimenoche il direttore del Dipartimento Agricoltura Giacomo Giovinazzo, di cui Iacchite’ si è occupato molte volte per “esaltarne” le gesta clientelari sempre al servizio dei potenti. Adesso il dado è tratto: l’utile idiota alla guida del Carrozzone Unico sarà lui ed è come se ci fosse direttamente il Gallo cedrone, in quanto è a tutti noto che Giovinazzo è il suo lecchino prediletto.

Ma c’è di più: sembrerebbe che un altro dei motivi (oltre quello del trasferimento dei nullafacenti con megastipendi incorporati) che ha spinto Borrello a lasciare la carica di commissario sia da ricondurre all’ordine che Gallo e Occhiuto avrebbero dato a tutti i commissari dei disciolti consorzi ovvero quello di ritirare le cause pendenti fra i Consorzi stessi e la Regione, contenziosi legali (in alcuni casi già vinti in diversi gradi di giudizio da parte dei disciolti Consorzi) per milioni di euro. Si parla  di oltre 20 milioni che condannerebbero la Regione a pagare ai vecchi Consorzi non solo quanto dovuto ma anche interessi e spese legali. Borrello si è rifiutato categoricamente di eseguire l’ordine, considerando anche il fatto che lui è pure commissario di altri due Consorzi disciolti. Ma si sa al Gallo cedrone non si può dire no e quindi l’unica strada per Borrello è stata quella delle dimissioni e manco i suoi padroni della Coldiretti sono riusciti a metterci una pezza.

Rinunciare a contenziosi milionari da parte di commissari straordinari che dovrebbero fare solo l’ordinaria amministrazione significa sottrarre potenzialmente crediti alle liquidazioni ovvero ai creditori, agli enti previdenziali e ai consorziati (i poveri agricoltori) lasciando tutti in braghe di tela. In un paese normale questo sarebbe un reato gravissimo se commesso da un qualsiasi imprenditore, ma si sa i politici calabresi si sentono intoccabili e fanno ciò che vogliono, i pover cittadini invece devono sopportare vessazioni  di ogni genere. In una parola comprensibile a tutti questa operazione si può tranquillamente definire “bruciare” o “sciallare” la gente a favore di clientele e potentati. Ma ormai in tutta la Calabria hanno capito che la parola Occhiuto è direttamente connessa – come diciamo a Cusenza – ari “vrusci” ma soprattutto ai fallimenti. Fa parte del dna della famiglia…