Calabria, chi è l’ex assessore Udc Talarico. Uomo forte di Cesa, fu indagato anche per Arpacal

Franco Antonio Talarico, condannato oggi a 5 anni in primo grado per il processo nato dall’operazione “Basso profilo” della Dda di Catanzaro, è stato fino a pochi mesi fa assessore regionale nella giunta Santelli (poi Spirlì) in quota Udc ed è l’uomo forte in Calabria di Cesa, voluto a tutti i costi dal segretario dell’Udc.

E’ stato eletto in Consiglio regionale per tre volte consecutive nella lista dell’Udc (2000, 2005 e 2010), nella circoscrizione di Catanzaro, ed è stato presidente del Consiglio Regionale sotto la guida di Scopelliti dal 2010 al 2014. Alle successive Regionali non fu eletto: una bocciatura che fece molto clamore soprattutto a Lamezia Terme, la sua città. Ma poi è stato “ripescato” nel 2020 nella qualità di assessore. Nel 2018 è stato candidato alle Politiche nel collegio 8 di Reggio Calabria senza essere eletto e secondo l’accusa proprio in quella circostanza aveva stretto accordi di scambio elettorale politico-mafioso con esponenti di spicco della ‘ndrangheta. E sempre in quella circostanza si costruì il “tesoretto” che poi è stato alla base della sua nomina nella giunta Santelli.

Nato a Nicastro, ora Lamezia Terme, l’11 gennaio 1967, Francesco Talarico è laureato in Economia e Commercio ed esercita la professione di Dottore Commercialista. È stato anche consigliere comunale a Lamezia Terme dal 1997 al 2000 ed eletto, nel 2008, nel Consiglio Provinciale di Catanzaro. Dal ’97 ha guidato il suo partito a livello provinciale catanzarese: prima da segretario del Ccd e in seguito dell’Udc, di cui è stato tra i fondatori. Al congresso del 2005, Talarico è stato eletto Segretario regionale dell’Udc-Calabria, carica che continua a ricoprire attualmente. Aveva cominciato il suo impegno politico nel movimento Giovanile della Democrazia Cristiana.

La Santagati, Marisa Fagà e Talarico

Per non farsi mancare niente è finito anche nell’inchiesta sull’Arpacal, insieme all’allora presidente Marisa Fagà, ai componenti del Cda Mario Russo e Ida Cozza, e al funzionario di valutazione delle schede relative alle nomine dell’Ente, Rocco. Per la Fagà, Russo e Cozza il sostituto procuratore della Repubblica, Gerardo Dominijanni, titolare delle indagini, ipotizzava il reato di falso in atto pubblico e abuso d’ufficio, quest’ultimo contestato in concorso con Talarico e Sirio. Si trattava di nomine irregolari. Talarico, essendo presidente del Consiglio Regionale, aveva potere di nomina e quindi faceva quel che gli aggradava di più. attestando falsamente per chi doveva entrare nel carrozzone dell’Arpacal il possesso dei requisiti di cinque anni di attività professionale riconducibile all’incarico di comprovata esperienza tecnico scientifica in materia ambientale. Per non parlare delle sue avventure lametine, nelle quali qualcuno ha individuato anche qualche “vruscio di classe” nelle sue estenuanti campagne elettorali.