Calabria, il turismo fantasma e lo spot che non c’è

Se la politica calabrese, a partire dalla costituzione delle regioni, avesse per davvero fatto tutto quello che ha promesso, la Calabria oggi sarebbe uno dei territori più ricchi d’Europa. In 50 anni di governo regionale i fondi spesi per l’ammodernamento delle regione sono incalcolabili. Una cifra da capogiro che non ha prodotto però la ricchezza sperata. Almeno non per tutti. Ad arricchirsi il solo cartello delinquenziale che ci accompagna da sempre: massoni, mafiosi e politici corrotti. Decine e decine di miliardi di euro non sono “bastati” a dotare la Calabria di servizi e infrastrutture funzionanti cosi come non sono bastati a liberare i calabresi dalla povertà. Un giro vorticoso di denaro dirottato nelle tasche di pochi che ha di fatto bloccato sul nascere ogni reale possibilità di sviluppo. Se così non fosse non saremmo definiti dall’Europa una delle regioni più povere della UE.

Eppure il potenziale c’è: 800 chilometri di costa con spiagge uniche nel Mediterraneo, montagne incantevoli con paesaggi mozzafiato, colline che non hanno nulla da invidiare a quelle toscane, fiumi, laghi, e tanta tanta storia. Con un patrimonio così “fare soldi” dovrebbe essere facile e scontato in qualsiasi parte del mondo, tranne che in Calabria. Potremmo vivere di turismo, così come succede in altri luoghi simili (ma non uguali) alla Calabria nel resto del mondo, e nonostante ciò i calabresi continuano ad emigrare per mancanza di lavoro.

La Calabria è una regione votata al turismo, e su questo tutti hanno detto di puntare. Ma i risultati sperati non sono mai arrivati, non esiste stagione a saldo positivo per gli imprenditori del settore da sempre. Con qualche eccezione naturalmente. La Calabria, nonostante l’arretratezza dovuta a 50 anni di malapolitica, è comunque dotata di una buona rete di “accoglienza” che purtroppo non riesce ad andare a “regime”.

In Calabria esistono 3361 strutture ricettive (dato tratto dal XV Rapporto sul Turismo 2018, a cura dell’Assessorato al Turismo della Regione Calabria) con una capienza potenziale di quasi 200.000 posti letto. Un dato che comprende: alberghi, alloggi agro-turistici, alloggi in affitto, campeggi e villaggi, case per ferie, ostelli, rifugi e B&B. Il solo comparto alberghiero è dotato di oltre 100.000 posti letto, ora, “immaginando che gli alberghi siano aperti 8 mesi all’anno e che la loro capacità di carico sia del 90%, i turisti che potrebbero essere accolti in queste strutture sono 22,5 milioni. Limitando a 4 mesi all’anno il pieno esercizio dei 139 campeggi/villaggi (con 65.736 posti letto) e a 6 mesi l’utilizzo delle altre strutture complementari, i turisti potrebbero essere 7milioni nei campeggi/villaggi e 3,8 milioni nelle altre strutture. In sintesi, sempre secondo il rapporto dell’Assessorato al Turismo, nell’auspicabile scenario di “piena occupazione” delle strutture, l’offerta ricettiva regionale è in grado di assorbire circa 34 milioni di presenze turistiche all’anno (è chiaro che le strutture ricettive sono state finanziate e costruite con l’obiettivo di massimizzarne l’utilizzo)”.

Ma così non è. Da noi tutto si concentra nei pochi mesi estivi. Ed infatti a parlare del nostro fallimento sono ancora una volta i numeri che registrano nel 2018, ultimo dato ufficiale disponibile, 1.836.699 turisti arrivati in Calabria che hanno generato 9 milioni di presenze. Ovvero la 17-esima parte di quelle potenziali (34 milioni di presenze). Più chiaro di così, si muore. Potremmo, teoricamente, incassare mille, e ci accontentiamo di incassare 10. È questo il nostro vero problema.

E a conferma della grave situazione in cui versa il comparto turistico per mancanza di arrivi  proponiamo le parole di Francesco Perino, segretario generale Federalberghi Calabria, sulle previsioni della stagione turistica di quest’anno: “non abbiamo linee-guida sulle norme che dovremo rispettare nel momento in cui riapriamo, non abbiamo un centesimo di liquidità, le prenotazioni sono a zero e 5mila lavoratori stagionali resteranno a casa”. E pare, purtroppo, che così è. Poche presenze turistiche e stagione da dimenticare. Quello che resta dell’estate, in termini turistici, sono solo 3 settimane, difficile recuperare una stagione già fallita.

Alla sfilza di politici imbroglioni che parlano di turismo senza realizzare niente di concreto per colmare questo “vuoto” non sfugge certo la Santelli e quel marpione di Orsomarso, il cui impegno, a favore di questo necessario incremento di presenza turistiche, per quest’anno si limita all’offerta di una cena e allo spot emozionale di Muccino (durata 8 minuti) costato 1 milione e 633 euro che si chiamerà “Itinerario degli agrumi tra clementine, cedro, bergamotto e limone”. Uno spot che serve per promuovere la stagione estiva in Calabria e che all’oggi, 6 agosto, ancora non è stato divulgato. Se questo è il modo di affrontare il problema, vuol dire che per noi non c’è nessuna speranza di migliorare.

Infatti vorremmo chiedere ad Orsomarso: ma tu cci ni vu beni ara Calabria? A noi francamente pare di no!