Calabria, la ‘ndrangheta non spara più: costruisce “pacchetti di voti” per i politici con lo stato deviato

È così che va in Calabria. La quasi totalità dei politici eletti, in un modo o nell’altro, per diventare tale, o anche solo per provarci, ha stretto accordi con la ‘ndrangheta. Che da un po’ di tempo a questa  parte preferisce dedicarsi alla costruzione di “pacchetti di voti” da offrire a tutti quei politici disposti a farsi corrompere, piuttosto che sparare alla gente. I mammasantissima hanno capito che è più remunerativo e per certi versi meno rischioso, fare affari con la politica corrotta che è sempre presente e ben disposta all’intrallazzo. E la Calabria di “politici” disposti a tutto pur di amministrare potere, è piena. Un mare di soldi facili per tutti, è questo che significa avere a disposizione il politico corrotto magari con qualche carica istituzionale di rilievo. L’amico politico è una garanzia su tutto, specie nell’assicurare impunità e coperture. Già, perché il politico può avvicinare giudici, servitori dello stato, burocrati, avvocatoni, grandi imprenditori, senza destare sospetti. Con l’aiuto del politico corrotto si può costruire una vera e propria rete di relazioni truffaldine a tutti i livelli, e trafficare in qualsiasi cosa: riciclaggio, truffe allo stato, frode fiscale, truccare appalti, pilotare gare e concessioni pubbliche. Insomma la Calabria come una bella e pronta tavola imbandita di ogni ben di Dio che non aspetta altro che essere divorata.

Va da se che in una terra dove il denaro pubblico è a disposizione di tutti gli amici degli amici, l’istinto di partecipare ad un così ricco e gratuito banchetto, attraversa tutti. Bisogna essere forti e rigorosi per non cadere in tentazione. Sono davvero pochi i veri politici calabresi capaci di dire no alle allettanti proposte di arricchimento personale che solo la ‘ndrangheta può garantire. In tanti cedono alle carezze del diavolo, giustificando la scellerata scelta con un autoassolvente “così fan tutti”. E a furia di “fare tutti così”, la corruzione si è fatta sistema. Un sistema che trova la sua identità in quella che oggi definiamo la massomafia. Il connubio perfetto tra il mondo politico, quello imprenditoriale, quello delle professioni, e il variegato mondo legato alla macchina amministrativa dello stato. Una filiera capace di arrivare in ogni rivolo della pubblica amministrazione influenzando, a proprio vantaggio, qualsivoglia azione burocratica. In Calabria gli amici degli amici sono dappertutto, nella caserme dei carabinieri, nelle questure, nei comandi della Guardia di Finanza, non c’è ufficio pubblico senza un amico degli amici. Una organizzazione capillare capace di ogni cosa, compresa quella di redistribuire la ricchezza rubata allo stato a fasce di popolazione, attraverso mille modi, per garantirsi sempre e comunque uno zoccolo duro e fortemente coeso di consensi. Smontare tutta questa impalcatura non è semplice. Soprattutto perché è difficile distinguere, oramai, il bene dal male: in Calabria quando parli con le istituzioni, non sei mai sicuro dell’onestà di chi hai di fronte. Sono pochi i casi in cui si ha questa sicurezza. E pochi onesti poco possono fare contro un mare di disonesti.

E passato quasi un anno dal voto in Calabria (26 gennaio 2020) e da allora sono ben tre i politici coinvolti in inchieste giudiziarie: i consiglieri regionali Creazzo di Fratelli d’Italia e Tallini di Forza Italia ed oggi l’assessore Talarico dell’Udc. Il che è indicativo dell’andazzo politico nei palazzi del potere: prima gli interessi degli amici degli amici e poi se rimane qualcosa per i calabresi. Altrimenti come spiegare la presenta di tali figure nelle istituzioni? Ma “gira vota e riminia”, ogni qualvolta che ci troviamo a fare questi discorsi c’è una domanda che ritorna sempre: perché di fronte a tutto questo evidente malaffare che condiziona e non poco la vita sociale, politica ed economica dei nostri territori, i calabresi onesti non si ribellano mai?

Sta tutta qui la forza dei massomafiosi: l’aver fatto sedimentare, giorno dopo giorno, minaccia dopo minaccia, nella coscienza di ognuno di noi la cultura del silenzio. Tutti sanno ma nessuno parla. È questa la nostra dannazione: la paura. Ma se è vero che “il coraggio è fatto di paura”, il giorno del riscatto non dovrebbe essere lontano.