Calabria, la patetica difesa di Cotticelli e tutto quello che non è stato detto nel pollaio di Giletti

Partiamo da un presupposto: il generale dei carabinieri in pensione Saverio Cotticelli non sta bene. E l’ha ammesso lui stesso, dichiarando nel pessimo pollaio di Giletti che quello che ha risposto alle domande del giornalista di Rai3 “era la sua controfigura o il suo sosia…”. Poteva quantomeno cavalcare la “tigre” di essere stato “drogato” da qualcuno ma a parte qualche elemento del pollaio di cui sopra, che peraltro ha provato a chiederglielo direttamente ma con scarsa convinzione, non gli ha creduto proprio nessuno. E che potevano mai dargli per drogarlo se Cotticelli è nel pallone proprio di suo?

Chi si attendeva rivelazioni apocalittiche dalla nuova apparizione in tv del generale stralunato è rimasto parecchio deluso e alla fine del teatrino l’unica sensazione possibile è quella di trovarsi nel solito casino calabrese, dove le cose vengono solo accennate e dove naturalmente i nomi e i cognomi dei grandi manovratori non escono mai fuori.

Cotticelli è risultato per quello che è: un patetico ex militare, al quale, a fine carriera, qualche puparo ha voluto regalare un “premio” per inserire nel meccanismo elementi di sua fiducia per fargli da “badante” e per rastrellare denari. Ma nessuno ci ha detto niente rispetto a queste vicende per un semplice motivo. Cotticelli è stato nominato dal governo giallo-verde di Lega e M5s e Giletti, servo del potere da quando faceva il pagliaccio alla Rai, non può toccare neanche per sbaglio gli interessi del suo “padrone”, che come tutti sanno è Salvini. Una pena infinita.

Una sola cosa è riuscito, in qualche modo, a dire, sollecitato dal capocomico (involontario, si capisce) Giletti, che si affannava a ricordarglielo e che era terrorizzato dall’idea che l’arteriosclerosi del generale potesse farglielo dimenticare. Cotticelli dichiara che il suo successore Zuccatelli gli ha “accollato” i 100 milioni del “buco” derivante dal fallimento della Fondazione Campanella di Catanzaro nel bilancio finale della sua gestione. A questo punto, il telespettatore si aspetterebbe una spiegazione, vorrebbe capire – anche se è calabrese, s’intende – che cos’è ‘sta Fondazione e chi ci stava dietro ma – ahinoi – la “bombetta” viene buttata lì e nessuno si preoccupa di capire di cosa si tratta.

Il telespettatore si aspetta che qualcuno dei “galli” del pollaio di Giletti glielo chieda al generale ma l’attesa è vana. Il (presunto) conduttore cerca disperatamente di far dire qualcosa (di piccante) a Luigi De Magistris, il quale – visibilmente imbarazzato per la pochezza del dibattito – fa spallucce e risponde nell’unico modo possibile: andate da Gratteri…

Francamente non si capisce cosa ci stia a fare Myrta Merlino, che tra l’altro è l’ex compagna del commissario Domenico Arcuri ed ha un conflitto d’interessi grande più o meno quanto lei. L’unico che prova a dire le cose come stanno (ed è quanto dire) è il pessimo Luca Telese, il quale – in maniera sacrosanta – fa presente al generale che in due anni di permanenza in Calabria non ha aperto mai bocca su questo presunto scandalo e soprattutto sulla presunta carenza di organico nella quale sarebbe stato costretto a “lavorare” (verbo davvero inappropriato per il generale stralunato). Cecchi Paone non pervenuto.

Quanto ai calabresi che dovrebbero dare una mano ai telespettatori per capirci qualcosa, Lino Polimeni si adegua alla grande al clima del pollaio per urlare parole senza molto senso compiuto a Cotticelli, dal momento che evidentemente non vuole o non può parlare della “Campanella” e il sindacalista Nuccio Azzarà, che è di Reggio, fa presente che i 100 milioni della Fondazione Campanella sono bruscolini rispetto al miliardo (!) di euro di “buco” all’Asp di Reggio, ricordando anche la morte misteriosa di Campolo.

Il telespettatore – anche se calabrese – a questo punto è ancora più confuso e non sa che pesci pigliare. Fa ironia sullo stato confusionale e sulle “droghe” che qualcuno avrebbe dato al generale ma non è preparato per capire cos’è ‘sta Fondazione Campanella e chi ci sta dietro. E soprattutto, alla fine della puntata, una domanda ritorna fortissima e percorre la mente di tutti – ma proprio tutti – i telespettatori, calabresi e non: chi ha partorito l’insano progetto di mandare Cotticelli come commissario della sanità in Calabria? Il governo giallo-verde dove l’ha trovato? E perché? Sia sulla Fondazione Campanella (http://www.iacchite.blog/calabria-massomafiosa-belcastro-e-il-buco-da-oltre-100-milioni-della-fondazione-campanella-da-chiaravalloti-a-report/) sia sull’identità del “puparo” di Cotticelli e della ormai mitica “Maria” (il cui ruolo è tutt’altro che secondario in questa storia) cercheremo, come al solito, di fare chiarezza noi in altri articoli dedicati esclusivamente ai due personaggi che incredibilmente non sono stati citati per tutta la durata del solito pollaio di Giletti.