Calabria. Lavoratori alla Cittadella per l’opposizione di classe

LAVORATORI E FORMAZIONI CONFLITTUALI IN PIAZZA SABATO PER L’OPPOSIZIONE DI CLASSE IN CALABRIA 

Oggi, sabato 8 Maggio alle ore 11, alla Cittadella della Regione Calabria studenti, disoccupati, lavoratori del pubblico e del privato, stagionali e precari, sindacati conflittuali e organizzazioni politiche antagoniste saranno insieme per ribadire che le classi popolari calabresi devono essere liberate dal padronato sfruttatore, dell’aziendalismo che ha smantellato i servizi pubblici e la sanità e dal clientelismo che consegue a entrambi. Alla mobilitazione aderiscono Fronte Comunista e Fronte della Gioventù Comunista – Calabria, Usb Calabria, Collettivo Stipaturi – Lungro, Collettivo MalaErba – Reggio Calabria, Ci siamo rotte i tabù – Catanzaro, Cub Cosenza e Crotone, Comitato Pro-ospedale del Reventino (Soveria Mannelli), Comitato per il diritto alla salute – Acri, Radio Ciroma 105.7 – Cosenza, Calabria Sociale – contro il regionalismo, Rifondazione Comunista – Calabria, Calabria Resistente e Solidale, Potere al Popolo – Calabria, Orsa – Porto di Gioia Tauro. 

Le rivendicazioni da portare in piazza in Calabria sono chiare e non possono prescindere dalla lotta delle classi popolari per l’abolizione completa dei contratti precari, per gli investimenti pubblici, per la piena occupazione e per una sanità totalmente pubblica e controllata, nelle sue nomine, dai lavoratori e non da dirigenti in odore di conflitto di interesse.

In Calabria, ancora più che in Italia, non c’è più spazio per il riformismo e per pratiche che si limitano a tentare di cambiare lo status quo attraverso il richiamo alla sola battaglia elettorale.

Non è possibile “riformare” un sistema nel quale gli esponenti del padronato sanitario sono presenti, direttamente o attraverso loro prestanome, nei gangli del funzionamento delle Asp e degli apparati pubblici (con concreto pericolo di boicottaggio di ogni tentativo di riforma “dall’alto”); è illusorio riformare un sistema nel quale, per via dei rapporti di forza estremamente squilibrati a favore di chi possiede un capitale grande o piccolo, neppure le minime leggi ad oggi vigenti a tutela dei lavoratori sono rispettate: il settore della ristorazione e degli alloggi, base economica della regione in molte zone, risulta ai controlli dell’Ispettorato del Lavoro il più irregolare (per il 73,74% dei controlli). Inutile dire che senza un’organizzazione solida dei lavoratori che si opponga al ricatto nei luoghi di lavoro e che abbatta l’aziendalismo nella PA costringendo i governi ad un piano di assunzioni vero, ogni proposta legislativa per il miglioramento delle condizioni dei precari rimarrà soltanto sulla carta. Il sistema va rovesciato e bisogna iniziare a farlo nei luoghi di produzione.

Le formazioni sopra elencate chiamano dunque i lavoratori in piazza per una lotta unitaria, ribadendo che i temi del lavoro e della sanità non possono essere separati, soprattutto nell’epoca del Covid. Senza tutele sul lavoro, è impossibile pensare a un superamento immediato del rischio di nuove ondate; senza abolizione della precarietà è impossibile pensare ad un personale sanitario al massimo delle potenzialità; senza superamento dell’oppressione di classe e senza protagonismo delle fasce sociali che, sole, hanno interesse agli investimenti nella sanità pubblica e nei servizi pubblici in generale, è impossibile pensare ad un loro potenziamento.

Domenico Cortese