Calabria. Le radio private negli anni Novanta (di Edoardo Maruca)

Iacchite’ pubblica settimanalmente uno studio sull’ L’Evoluzione del Linguaggio e del Giornalismo nella storia delle Radio Private Calabresi curato da Edoardo Maruca, giornalista professionista e radiofonico dagli albori dell’editoria locale.

Molte persone cresciute nell’epoca delle radio private, ritroveranno mode, modi, tendenze e «fattarelli» che hanno caratterizzato il periodo dal 1976 al 2017. Quarant’anni di Radiofonia locale attraverso la quale sono passati milioni di sogni, di parole, di musiche, di studio e di emozioni che hanno accompagnato varie generazioni di Calabresi.

PARTE PRIMA  https://www.iacchite.blog/calabria-la-storia-delle-radio-private-introduzione-di-edoardo-maruca/

PARTE SECONDA https://www.iacchite.blog/calabria-la-storia-delle-radio-private-i-pizzini-dal-carcere-e-il-legame-tra-le-comunita-di-edoardo-maruca/

PARTE TERZA https://www.iacchite.blog/calabria-la-storia-delle-radio-private-radio-bruzia-cosenza-e-la-sentenza-storica-del-pretore-quagliata/

PARTE QUARTA Calabria, quando la Radio libera diventò privata: Boemi, Dieni, Riga e Rodà. Cosenza Centrale “occupata” dai “terroristi”! – Iacchite.blog

PARTE QUINTA Calabria. Storia delle radio private, l’evoluzione del linguaggio giornalistico (di Edoardo Maruca) – Iacchite.blog

PARTE SESTA Calabria, la storia delle radio private. La Pubblicità Radiofonica (di Edoardo Maruca) – Iacchite.blog

PARTE SETTIMA Calabria. La storia delle radio private. Lo Speaker Radiofonico (di Edoardo Maruca) – Iacchite.blog

Parte Ottava

Le Radio Private in Calabria negli anni ’90

di Edoardo Maruca

Fu la legge «Mammì», dal nome del Ministro e primo firmatario del 6 agosto del 1990, che autorizzò la trasmissione in diretta contemporanea su tutto il territorio nazionale e che in virtù della pluralità d’informazione (se annunciare due canzoni può essere intesa come tale), permetteva a chiunque di «far danni». Nemmeno l’obbligo vigente per un certo periodo di avere un direttore responsabile (giornalista) e del personale assunto, migliorò le cose. In molti casi gli editori assunsero fittiziamente sorelle, cugini o figli con piroettanti contratti part time, orizzontali verticali od obliqui, determinando un forte contenimento dei costi di gestione e compromettendo, in questo modo, il mercato pubblicitario a scapito dei pochi che invece avevano assunto professionisti a busta paga. Immaginate quanto possa costare oggi la gestione di una radio fatta di solo musica. Un PC attaccato a un baracchino con la musica scaricata da emule che vanta la stessa dignità di una broadcast, con l’editore spesso espressione del peggiore proletariato ma con la scaltrezza di avere «occupato» una frequenza della banda e la certezza che nessuno gliel’avrebbe levata. Lo Stato non si è reso solo «colpevole» di avere concesso la trasmissione simultanea su tutto il territorio nazionale a pochi soggetti, ma anche di non avere fatto dei controlli accurati su queste metastasi.

In modo più significativo, la legge Mammì fotografava la situazione radioelettrica su tutta la nazione, bloccando di fatto la nascita di nuove radio e televisioni private; attribuendo ai soggetti esistenti l’uso esclusivo di una o più frequenze radio elettriche «concessione» concedendo a pochi soggetti la possibilità di trasmissione simultanea su tutto il territorio Nazionale. Nemmeno negli U.S.A, patria della radio Commerciale, esistono dei soggetti broadcast ugualmente diffusi come in Italia. Se questa legge, definita da molti scellerata, ha da una parte contenuto il dilagare di radio selvagge, dall’altra invece ha imbavagliato la libertà di espressione. Una legge che in pochi anni avrebbe consegnato ai soggetti più forti la totalità del mercato pubblicitario e degli ascolti (…).

Sotto il punto di vista politico invece, fu un disastro. Quella che sarebbe dovuta essere una legge di riordino del settore radiotelevisivo a garanzia dei soggetti più “deboli” fu soprannominata sarcasticamente dai giornalisti del tempo legge fotografia e legge Polaroid in quanto si limitava a legittimare la situazione anomala preesistente, da stato di fatto a stato di diritto, ufficializzando il duopolio televisivo de facto Rai-Fininvest. Quando la legge andò in votazione cinque ministri democristiani, compreso l’attuale presidente della Repubblica Sergio Mattarella si dimisero. Gli altri erano Mino Martinazzoli, Riccardo Misasi, Calogero Mannino e Carlo Fracanzani.

Riccardo Misasi, intervistato a tal proposito dal sottoscritto nell’estate del 1990,  nella sua casa di San Nicola Arcella sull’assoluta contrarietà a quella legge

«scritta in quel modo» fu lungimirante. Parlava di equilibri politici e citava Karl Popper «Una democrazia non può esistere se non si mette sotto controllo la televisione.» Con gli anni capii meglio a cosa si riferisse.

 La legge fu comunque approvata con la fiducia e a voto segreto il 1º agosto 1990.

Il Boom delle Aziende Radiofoniche Locali e Nazionali

Fu la concessione per taluni soggetti radiofonici alla trasmissione contemporanea su tutto il territorio Nazionale a condizionare i programmi delle radio Calabresi. Non si poteva più fare o produrre un programma radiofonico che non avesse una spendibilità tradotta in soldoni e, a stabilirne il valore, fu l’utilizzo talvolta distorto delle indagini d’ascolto che mai, neppure oggi, sono riuscite a fotografare perfettamente il target di riferimento di una determinata stazione. La diffusione della formula del network

«che di net non aveva nulla», inginocchiò commercialmente centinaia di radio locali in Italia e, anche in Calabria, dovettero chiudere inevitabilmente molte radio private.

Arrivarono negli anni ’90 le trasmissioni in contemporanea di RDS allora Radio Dimensione Suono, Radio 105, Radio Montecarlo, Radio Deejay, Radio Capital e Radio 24, la prima radio italiana “all news” che è inoltre legata a un quotidiano, il Sole 24 Ore. Mai come negli anni ’90 la radiofonia fu consapevole della valenza di una informazione alternativa a quella della Rai. Saranno gli avvenimenti epocali del decennio a mostrare le potenzialità della Radio; erano gli anni di Nelson Mandela e della Guerra del Golfo con Saddam Hussein, la riunificazione tedesca, Germania Est e Germania Ovest diventano un unico Stato, Michail Gorbačëv premio Nobel per la Pace, la guerra nella ex Jugoslavia, una guerra sanguinosa che si protrarrà per quattro anni con episodi gravissimi di pulizia etnica, città distrutte, stragi di civili, stupri.

In due attentati vennero uccisi a Palermo i giudici italiani antimafia Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. In Italia lo scandalo Mani Pulite provocherà il collasso della classe politica del Paese. L’approvazione a Maastricht del trattato economico e politico che sancisce la nascita dell’Unione Europea, in Italia nel ‘92 viene eletto Presidente della Repubblica il democristiano Oscar Luigi Scalfaro e nel ‘93 negli Stati Uniti il candidato democratico Bill Clinton eletto presidente, in Italia ha inizio la carriera politica del magnate delle comunicazioni Silvio Berlusconi, che di fatto fa passare il Paese dalla «Prima» alla «Seconda Repubblica».

In Cecenia la sanguinosa guerra civile tra indipendentisti ceceni e l’esercito federale russo, in Burundi i Tutsi massacrano gli Hutu per vendicare il genocidio ruandese di due anni prima. Italia 1999, al primo scrutinio viene eletto Presidente della Repubblica l’ex Governatore della Banca d’Italia Carlo Azeglio Ciampi, Romano Prodi è il nuovo presidente della Commissione Europea. Il caso Tangentopoli e la fine della guerra fredda determinano in Italia una serie di epocali capovolgimenti politici: in seguito alle pesanti accuse di corruzione e al drastico crollo di consensi, partiti come la Democrazia Cristiana e il Partito Socialista si sciolgono, altri, come il Partito Comunista e il Movimento Sociale, cambiano denominazione.

Fu proprio la radio, con la sua velocità di collegamenti determinati dalle nuove tecnologie, a interessare e appassionare gli Italiani sulle notizie dell’ultima ora: questo è stato uno dei motivi per i quali i dati Audiradio registrarono un incremento impressionante degli ascoltatori radiofonici, passati dai 26 milioni del 1990 ai 35 milioni del 2001. In assenza di dati ufficiali, è difficile sapere quante radio fossero presenti prima del censimento. L’unico dato certo è la progressiva e inevitabile contrazione, verificatasi negli anni novanta, che ha ridotto il numero delle antenne locali di alcune migliaia.

Nel 1984 l’unico censimento ufficiale del Ministero delle Poste accertò 4.204 stazioni radiofoniche private; nel 1990 pervennero al Ministero 3.983 domande di concessioni locali; attualmente le stime indicano in meno di mille le emittenti locali, di cui circa un quarto un numero destinato a diminuire ulteriormente.

Audiradio elencava nel 2001 circa 290 emittenti, cioè solo i marchi rispetto ai quali l’indagine è in grado di quantificare gli ascolti; le “emittenti significative”, quelle che, a livello nazionale, superano la soglia minima di 15.000-17.000 ascolti, risultano essere meno di 180, da considerare inoltre che dietro la concessione alla trasmissione radiofonica, si nasconde un vero e proprio mercato nero della compravendita delle frequenze pertanto, il numero delle concessioni è sicuramente maggiore a quello delle stazioni esistenti. Con la fine degli anni 90, si raccoglievano i cocci della Legge Mammì e i soggetti economicamente o politicamente «forti» iniziavano a dettare legge.

Il Calo degli ascolti delle radio Calabresi

La legge Mammì, lo sviluppo delle radio a diffusione Nazionale e il progressivo indebolimento di quelle locali che, abituate ad «americaneggiare», non avevano ancora riadattato la programmazione rivolgendosi a un Target locale, determinò un drammatico calo di ascolti per tutta la radiofonia Calabrese. Proprio sul finire degli anni ’90 interruppero le trasmissioni molte radio della «prima era» come radio Punto Nuovo a Paola e RC International a Reggio Calabria.

La prossima settimana: Le Tecnologie Digitali, la trasformazione delle radio.

  1. Tutte le fonti bibliografiche e diverse, cfr, riferimenti, ibidem, raison d’être e varie, sono riportate in calce su Radiofonia (edoardomaruca.it)