Calabria, Occhiuto chiude gli ospedali ma lo chiama «riordino della Sanità»

di Claudio Dionesalvi, Silvio Messinetti

Fonte: il manifesto

Più che un commissario sembra un cecchino. Roberto Occhiuto, presidente forzista della Calabria e plenipotenziario ad acta della sanità, si è rintanato nel fortino della Cittadella regionale. Ha nel mirino un solo target: gli ospedali e i presidi sanitari di prossimità. Da quando ha messo nero su bianco la rete di riordino è uno stillicidio. Una rete più simile a un colabrodo. Chiudono gli ospedali di Acri e di Polistena, saranno ridimensionati i nosocomi di Paola e Lamezia Terme. La sanità calabrese è al collasso.

NEL DOCUMENTO che pianifica la riorganizzazione si fa ampio uso del linguaggio demo-criptico-cristiano: «La configurazione dei contenuti dell’Ospedale Territoriale, ferma restando la presenza necessaria dei regimi degenziali/residenziali, poliambulatoriali diagnostici, medici e chirurgici, di assistenza territoriale e di risposta alle esigenze di primo intervento sanitario, andrà modulandosi sulla base delle caratteristiche epidemiologiche del fabbisogno sanitario rilevato in termini di volumi e di intensità sanitaria ed assistenziale». Reduce da forti critiche per il suo immobilismo dinanzi all’autonomia differenziata, Occhiuto non ha riscosso dai suoi colleghi delle destre al governo quei fondi che permetterebbero quantomeno la parziale riduzione del debito che da oltre un decennio impedisce alla Calabria di allinearsi alle altre regioni nell’erogazione dei servizi sanitari. Le sue parole d’ordine sono: accorpamento, accentramento, risparmio. Per la gioia della sanità privata, che sta seminando progetti (e cantieri) di nuove cliniche. Nel 2021 Occhiuto divenne presidente anche grazie all’ondata di proteste causate dal malcontento per la vergognosa condizione della sanità calabrese, emersa in tutta la sua drammaticità nel periodo pandemico e per il teatrino della scelta del commissario ad acta. Che alla fine fu lui stesso: si autonominò.

LE POPOLAZIONI locali hanno capito. Ed è mobilitazione permanente contro il governo regionale e per la sanità pubblica, sebbene questi movimenti fatichino a trovare un cammino unitario. Ad Acri 5mila persone, lo scorso 7 aprile, hanno riempito piazza Sprovieri contro la chiusura del Beato Angelo: uno dei migliori ospedali in Italia, secondo l’Agenas, ma a Occhiuto non importa. Il nuovo decreto di riorganizzazione prevede per Acri il taglio dei posti letto, da 32 a 20; non si garantiscono i tre posti di Osservazione breve intensiva, non si aprirà l’ambulatorio di Oncologia, chiusura di Anestesia e Radiologia, niente servizi di medicina territoriale. Il comitato Uniti per l’ospedale Beato Angelo l’ha gridato forte davanti alla regione. E la lotta durerà finché il decreto non sarà stralciato.

APPUNTAMENTO IERI a Polistena, invece, a difesa dell’ospedale della Piana di Gioia Tauro. Hanno sfilato in tanti sotto lo slogan «Sanità Chiama». Il sindaco Michele Tripodi (Pci) non usa mezzi termini: «Occhiuto, il nuovo geografo della rete ospedaliera della Piana, fa e disfa in combutta con il ministro Schillaci. È inaccettabile sentirsi dire che il nuovo ospedale di Palmi sarà un hub e tutti gli altri vicini ‘cambieranno vocazione’ e sarebbero ‘destinati a trattamenti sanitari ad alto livello di specializzazione’. Che vuol dire? Una cosa sola, sarà smantellato tutto».

PROTESTE e malumori nel resto della regione. A Cosenza, dove resta molto critica la situazione del Pronto soccorso, chiude Terapia intensiva pediatrica, che si trasferisce a Catanzaro. Comitati in piazza anche a Paola: l’area chirurgica sarà spostata a Cetraro dove dovrebbe essere ripristinato un Punto nascite. A Lamezia rimangono in bilico il Trauma center, l’Emodialisi, Microbiologia e Virologia. Preoccupazioni anche a Serra San Bruno, dove la struttura sarà ridimensionata, quindi vi saranno attivati ambulatori per visite programmate, senza posti letto per acuti e, invece del Ps, offrirà un punto di primo intervento attivo nelle ore diurne. Restano appesi agli annunci i destini dei presidi di Soveria Mannelli e San Giovanni in Fiore. «Dinanzi a questo sfacelo ci vorrebbe una grande manifestazione unitaria di popolo – rimarca Delio Di Blasi, Cgil Calabria -. Occhiuto già nel 2010 sostenne la chiusura di 18 ospedali e il taglio di oltre 1.200 posti letto. Il piano dell’allora presidente Scopelliti ha prodotto la devastazione. Il risultato, secondo i dati ministeriali, è che in Calabria abbiamo 2,2 posti letto ogni mille abitanti nel pubblico (la media nazionale è di 3) e 1,1 nel privato (la media nazionale è di 0,8). Il nuovo piano di Occhiuto conferma questo dato destinando il 30% dei posti letto alla sanità privata».

PROMESSE le riaperture degli ospedali di Praia e Trebisacce, chiusi nel decennio scorso per effetto dei tagli imposti dal commissariamento, a Cariati la lunga battaglia popolare per la riattivazione del Vittorio Cosentino, guidata dall’associazione Le Lampare, sulla carta ha conquistato 20 posti letto a Medicina generale e 4 in Cardiologia, servizi dedicati di Gastroenterologia e Oncologia, nuovi posti letto al Ps. Sarà attivato un percorso di riabilitazione specialistica per i malati di Parkinson e Alzheimer. Ma in generale è la carenza di personale il principale problema. Ai 273 dottori cubani già assunti, Occhiuto ne aggiungerà altri 55 da dislocare nelle varie strutture. Anziani: la sproporzione tra posti letto, personale e ricoveri rende impossibile qualsiasi cura.