MA CHE ASPETTA L’OPPOSIZIONE A CHIEDERE LE DIMISSIONI DI OCCHIUTO?
Che cosa aspetti l’opposizione a chiedere le dimissioni del presidente Roberto Occhiuto non è facile da capire. Il Pd ad oggi si è limitato ad un timidissimo comunicato stampa in cui chiede a Occhiuto di fare chiarezza. Il Pd Calabria scrive: “Serve al più presto un chiarimento sulle indagini che interessano il presidente della Regione Calabria, che si è dichiarato estraneo ai fatti, pur senza esplicitarli…Confermiamo la nostra posizione sul rispetto delle garanzie costituzionali previste, restiamo in attesa degli sviluppi della vicenda…”.
Dal fronte del M5S invece silenzio assoluto, né Anna Laura Orrico, né Pasquale Tridico, né Vittoria Baldino, né il consigliere Tavernise, nessuno di loro ha speso una parola sulla vicenda. Eppure sia Elly Schlein e sia Giuseppe Conte hanno chiesto più volte le dimissioni della ministra Santanchè anche quando non era stata ancora rinviata a giudizio.
Giuseppe Conte affermava: “C’erano già delle evidenze chiare per quanto riguarda la truffa Covid. Oggi se ne aggiungono degli altri. La magistratura farà il suo corso per le inchieste penali. La politica alzi la testa e abbia rispetto per le istituzioni”. E poi: “Noi abbiamo già presentato una mozione. Insisteremo perché chiediamo le dimissioni immediate per il rispetto dell’onore e del decoro delle istituzioni di governo”.
I fatti che stanno emergendo e che sono alla base dell’indagine della Procura di Catanzaro su Roberto Occhiuto sono così eticamente gravi che ne richiedono le dimissioni immediate per ristabilire il decoro dell’ istituto regionale. La magistratura farà il suo corso per l’inchiesta penale. Può anche essere che alla fine si arrivi ad una archiviazione o ad un non luogo a procedere. La politica invece non può fare come gli struzzi e mettere la testa sotto la sabbia.
Quello che sta emergendo è lo spaccato di un’azione, che noi da soli – e molto prima di “Domani”, il giornale di De Benedettti – denunciamo da anni, che ha mischiato insieme funzioni pubbliche, cariche politiche, interessi privati, incarichi pubblici che nel corso di questi anni ha creato un sistema di potere ramificato e profondo. Quello che noi abbiamo chiamato La Calabria dello spettacolo.
Se sono veri alcuni episodi riportati nelle carte dell’inchiesta e dagli articoli di Enrica Riera su Domani, oltre ai nostri pubblicati in precedenza in questi anni, cosa c’è da aspettare? Non lo si capisce bene. Sono episodi così poco edificanti moralmente ed eticamente che richiedono solo le dimissioni immediate. La compagna di Occhiuto, la signora Siracusano, ha dichiarato che “accostare il nome di Roberto Occhiuto alla corruzione è una bestemmia”. Questo lo stabilirà la magistratura, ma accostare il nome di Roberto Occhiuto a quello di un sistema di potere opaco, poco trasparente, clientelare, nessuno lo può contestare.
Per quattro anni abbiamo ascoltato il ritornello che con lui al potere i manager pubblici non erano soggetti a spartizione tra i partiti, ma venivano scelti in base al merito e alle competenze. Questa indagine evidenzia invece i veri criteri di scelta dei manager pubblici nell’epoca di Roberto Occhiuto: fedelissimi, amici, soci d’affari e di impresa. Questo esce fuori. Ci sono fatti poco edificanti che pesano nell’opinione pubblica più di mille sentenze della magistratura.
L’opinione pubblica si chiede: quale qualità speciale aveva Paolo Posteraro ad accumulare in pochi anni incarichi per oltre mezzo milione? Forse l’essere socio di affari con il presidente in diverse società? E in base a quale curricula gli veniva ventilata l’ipotesi di nomina a Presidente del Parco d’Aspromonte? Nomina poi bloccata dall’opposizione di Cannizzaro che forse voleva piazzare un suo uomo? E quali qualità professionali aveva Ernesto Ferraro per venire nominato amministratore unico delle Ferrovie della Calabria, che non appena nominato nomina come suo consulente Paolo Posteraro?
Per non parlare poi dei benefici economici che le società in cui era socio Occhiuto hanno percepito dallo Stato. Roberto Occhiuto viene eletto presidente della Regione Calabria il 4 ottobre 2021, si decide ad uscire dalla Parametro holding, controllante della Fondazione patrimonio artistico retail, solo a dicembre 2024, in pratica sei/sette mesi fa. Per questa uscita, come scrive Enrica Riera su Domani ottiene «la promessa di un rimborso (parzialmente erogato) di circa 135 mila euro, sovradimensionato rispetto all’originaria stima di Posteraro che quantificava tutt’al più congrua la cifra di 80mila euro». Ma quello che colpisce l’immaginazione dell’opinione pubblica sono le miserie di poco conto che vengono richieste da un uomo così potente e benestante: l’utilizzo esclusivo per sé e per i propri familiari di tre autovetture, il pagamento di sanzioni per violazioni stradali e ricariche di multicard utilizzate per il rifornimento di carburante. E sempre dagli atti viene fuori: “Occhiuto acquistava al prezzo di 50 euro un’autovettura modello Smart dalla Parametro Holding che l’aveva pagata 13.500 euro”. Sembra di essere davanti a L’Avaro di Moliere. O se preferite, che magari attizza di più… al Marchese del Grillo.
L’opposizione prenda coraggio, si rianimi, non sia timida, e chieda le dimissioni del presidente Roberto Occhiuto in modo da andare al voto nel prossimo autunno o nel prossimo inverno. Siamo certi che questa richiesta non troverà opposizione tra gli stessi consiglieri di maggioranza che forse stavano già cullandosi nella prospettiva di un rinvio delle elezioni alla primavera 2027. La Calabria non può aspettare questi tempi lunghi, e assistere allo spettacolo di una guerriglia tra i partiti e i gruppi di maggioranza. Guerra che è già in atto. Il Pd e il M5S almeno diano un segnale di dignità e di vita al termine della legislatura. Chiedano le dimissioni e lo scioglimento del Consiglio regionale e chiedano a Fratelli d’Italia e alla Lega di appoggiare questa richiesta per difendere la dignità della Regione.









