Calabria, riscriviamo la storia. Why Not: il decreto di perquisizione. Lobby, scatole cinesi e riciclaggio

I tempi ormai sono maturi. Dopo l’ufficialità della candidatura di Luigi De Magistris alla presidenza della Regione Calabria, è tempo di ripercorrere la strada delle sue inchieste che hanno scritto la vera storia della massomafia calabrese e che ovviamente vengono viste come il fumo negli occhi dal sistema di potere che ancora comanda indisturbato e dai media di regime, che allora reagirono compatti contro il magistrato napoletano per rispondere agli ordini dei politici corrotti e massomafiosi. Da oggi quindi ripubblicheremo tutti gli atti conosciuti e pubblici di quella inchiesta – Why Not – neutralizzata dalla magistratura corrotta che ci dice la verità, tutta la verità e nient’altro che la verità sulla massomafia che ci ammorba da trent’anni. 

Il 18 giugno del 2007, dopo due anni di indagini, l’allora pm De Magistris aveva fatto partire perquisizioni e avvisi di garanzia, ipotizzando un’associazione finalizzata alla truffa a danno dell’Unione Europea. Nel mirino finiscono politici regionali e nazionali, ufficiali della Guardia di Finanza, agenti dei servizi e imprenditori di calibro.

DECRETO DI PERQUISIZIONE PERSONALE E LOCALE

– artt. 249, 250 e ss. c.p.p. –

Il Pubblico Ministero,

visti gli atti del procedimento penale nr. 2057/2006 mod. 21 nei confronti di:

  1. BONFERRONI Franco, nato a Reggio Emilia il 10.10.1938, ivi residente alla via Guido da Castello n. 17, in ordine ai reati p. e p. dagli artt. 319-416-640cpv-640 bis c.p. e 2 L. 17/1982, in Calabria ed altre parti del territorio nazionale con condotta in atto;
  2. MACRI’ Pietro, nato a Vibo Valentia il 2.4.1964, ivi residente alla via Olivarella n. 35, in ordine ai reati p. e p. dagli artt. 319-416-640cpv-640 bis c.p. e 2 L. 17/1982, in Calabria ed altre parti del territorio nazionale con condotta in atto;
  3. MAMONE Luigi Filippo, nato a Catanzaro il 21.6.1950, ivi residente alla via De Riso n. 67, in ordine ai reati p. e p. dagli artt. 416-640cpv-640 bis c.p., in Calabria ed altre parti del territorio nazionale con condotta in atto;
  4. DE GRANO Francesco, nato a Vibo Valentia il 11.1.1967, residente a Roma alla via Guglielmo Marconi n. 46, in ordine ai reati p. e p. dagli artt. 319-416-640cpv-640 bis c.p. e 2 L. 17/1982, in Calabria ed altre parti del territorio nazionale con condotta in atto;
  5. DE GRANO Maria Angela, nata a Seriate (BG) il 11.5.1970, residente a Vibo Valentia alla via Olivarella n. 35, in ordine ai reati p. e p. dagli artt. 319-416-640cpv-640 bis c.p. e 2 L. 17/1982, in Calabria ed altre parti del territorio nazionale con condotta in atto;
  6. POLETTI Paolo, nato a Civitavecchia il 6.6.1956, residente a Roma alla via Ofanto n. 18, in ordine ai reati p. e p. dagli artt. 416-640cpv-640 bis c.p., in Calabria ed altre parti del territorio nazionale con condotta in atto;
  7. CARDUCCI Valerio, nato a Vicchio (FI) il 13.3.1948, residente a Bagno a Ripoli (FI) alla via delle Padule n. 15, in ordine ai reati p. e p. dagli artt. 416-640cpv-640 bis c.p., in Calabria ed altre parti del territorio nazionale con condotta in atto;
  8. LUZZO Gianfranco, nato a Nicastro il 18.1.1940, residente a Lamezia Terme (CZ) in loc. Marinella, in ordine ai reati p. e p. dagli artt. 319-416-640cpv-640 bis c.p. e 7 L. 195/1974 e succ. modif., in Calabria ed altre parti del territorio nazionale con condotta in atto;
  9. PIRILLO Mario, nato ad Amantea (CS) il 11.9.1945, ivi residente alla via Strada Nuova n. 4, in ordine ai reati p. e p. dagli artt. 319-416-640cpv-640 bis c.p., in Calabria ed altre parti del territorio nazionale con condotta in atto;
  10. STELLATO Massimo Giacomo Gennaro, nato ad Andora (SV) il 11.11.1963, residente ad Abano Terme (PD) alla via Pillon n. 20, in ordine ai reati p. e p. dagli artt. 416-640cpv-640 bis c.p. 2 L. 17/1982, in Calabria ed altre parti del territorio nazionale con condotta in atto;
  11. STELLATO Gianmario, nato a Milano il 31.12.1969, residente a Novara alla via Magalotti n. 3, in ordine ai reati p. e p. dagli artt. 416-640cpv-640 bis c.p. 2 L. 17/1982, in Calabria ed altre parti del territorio nazionale con condotta in atto;
  12. BIFANO Vincenzo, nato a Lamezia Terme (CZ) il 21.11.1961, ivi residente alla via Cefaly n. 9, in ordine ai reati p. e p. dagli artt. 416-640cpv-640 bis c.p. 2 L. 17/1982 e 7. L. 195/1974 e succ. modif., in Calabria ed altre parti del territorio nazionale con condotta in atto;
  13. CARNEVALE Gerardo, nato a Paola (CS) il 7.3.1965, ivi residente alla via Melissa n. 8, in ordine ai reati p. e p. dagli artt. 416-640cpv-640 bis c.p., in Calabria ed altre parti del territorio nazionale con condotta in atto;
  14. ADAMO Nicola, nato a Cosenza il 31.7.1957, ivi residente alla via dei Martiri n. 15, in ordine ai reati p. e p. dagli artt. 319-416-640cpv-640 bis c.p. e 7 L. 195/1974 e succ. modif., in Calabria ed altre parti del territorio nazionale con condotta in atto;
  15. BRUNO Brunella, nata a Cosenza il 28.7.1976, residente a Roma al corso Trieste n. 174, in ordine ai reati p. e p. dagli artt. 416-640cpv-640 bis c.p., in Calabria ed altre parti del territorio nazionale con condotta in atto;
  16. ZULIANI Armando, nato a Cantù il 11.8.1962, residente a Brenna (CO) alla via Grumello n. 27, in ordine ai reati p. e p. dagli artt. 416-640cpv-640 bis c.p. 2 L. 17/1982, in Calabria ed altre parti del territorio nazionale con condotta in atto;
  17. INDRIERI Francesco, nato a Cosenza il 19.6.1959, ivi residente alla via Monte San Michele 1/A, in ordine ai reati p. e p. dagli artt. 416-640cpv-640 bis c.p., in Calabria ed altre parti del territorio nazionale con condotta in atto;
  18. GALATI Slavatore Domenico, nato a Vibo Valentia il 25.4.1967, residente a Monterosso Calabro (VV) c/da Dormita, in ordine ai reati p. e p. dagli artt. 319-416-640cpv-640 bis c.p., 2 L. 17/1982 e 7 L. 195/1974, in Calabria ed altre parti del territorio nazionale con condotta in atto;
  19. SCARPELLINI Piero, nato a Cesena (FO) il 27.8.1950, residente a Rimini alla via Merca n. 8, in ordine ai reati p. e p. dagli artt. 416-640cpv-640 bis c.p. 2 L. 17/1982, in Calabria ed altre parti del territorio nazionale con condotta in atto; + ALTRI

OSSERVA

L’attività investigativa ha consentito di individuare la sussistenza di condotte criminose finalizzate alla consumazione di truffe e corruzioni con riferimento, in particolare, all’erogazione di fondi pubblici.

I reati vengono consumati, soprattutto, attraverso la costituzione di “schermi” societari che consentono di spostare il denaro con maggiore facilità e creare condizioni per la realizzazione del prezzo del reato attraverso assunzione di persone che rappresentano, in taluni casi, anche la controprestazione del delitto di cui all’art. 319 c.p..

Dall’analisi delle compagini societarie e dei flussi economico-finanziari emerge uno scenario devastante circa la gestione di denaro pubblico e della pervicace volontà di depredare le risorse pubbliche pur di raggiungere lucrosi interessi criminali.

Le indagini preliminari hanno anche evidenziato comuni colleganze affaristiche – riscontrate anche da altra attività investigativa e dall’esame di materiale sequestrato all’esito di precedenti perquisizioni – tra società e persone riconducibili, anche indirettamente, ad amministratori pubblici facenti parti di “opposti schieramenti”, in tal modo delineandosi un controllo – si potrebbe dire “blindato” – di fette rilevanti della spesa pubblica, in settori determinanti per lo sviluppo.

E’ emersa la costituzione di vere e proprie lobby affaristiche, costituite con modalità tali da rimanere occulte e non consentendo di individuare i partecipanti alle stesse (tenuto anche conto dell’appartenenza a ramificazioni significative delle Istituzioni di taluni sodali), svolgendo attività diretta ad interferire sull’esercizio delle funzioni di Istituzioni, amministrazioni pubbliche e di servizi pubblici esenziali di interesse nazionale.

Considerato che dall’esame delle visure camerali emerge un coacervo di società collegate tutte riconducibili a soggetti comunque coinvolti nell’attività investigativa, tanto da far ritenere che si tratti di imprese finalizzate alla consumazione dei delitti di truffa e corruzione ed utilizzate, anche, quali “contenitori” per la raccolta ed il successivo reimpiego di somme di denaro.

Conseguentemente vi è fondato motivo di ritenere che artificiosamente siano state costituite una serie di società, create ad hoc, per fare profitto illecito ed ottenere commesse nell’ambito degli appalti e delle gare e per perpetrare ingenti truffe ai danni della comunità europea nell’ambito dei finanziamenti pubblici di volta in volta confluiti presso le casse della Regione Calabria da parte dell’unione europea.

Utilizzando spesso le società per piazzare – quale controprestazione sinallagmatica – persone che hanno prestato loro “opere” in favore dei vari sodali.

Valutato, in particolare, che dall’esame analitico delle compagini societarie – anche attraverso la verifica delle visure di tipo storico – è emerso che diversi nominativi di persone coinvolte, soprattutto taluni indagati, compaiono in diversi assetti di società, spesso con ruoli apicali, talvolta uscendo da alcune per rientrare in altre di medesimo oggetto sociale. Tenuto conto, altresì, che le società interessate – che sembrano costituire un collaudato sistema di scatole cinesi – hanno quasi sempre come oggetto sociale il settore ambientale (rifiuti o acque), quello immobiliare (verosimilmente per investire i soldi illecitamente acquisiti), quello finanziario, quello informatico, quello dei servizi e del terziario e che risultano rapporti e transazioni – per il reimpiego, verosimilmente, delle somme illecitamente acquisite – con società fiduciarie.

Evidenziato che sono emerse dazioni di denaro (attraverso bonifici) tra talune dello società coinvolte e nominativi di persone interessate all’attività investigativa in corso. Considerato che di assoluto pregio investigativo, con riferimento agli ultimi fatti oggetto di investigazione, risultano le dichiarazioni rese da OMISSIS:

VERBALE DI ASSUNZIONE DI INFORMAZIONI DA PERSONA INFORMATA SUI FATTI

Successivamente – ma era chiaro già all’epoca – si è appreso che a far scattare le indagini, era stata la testimonianza di Caterina Merante, un tempo stretta collaboratrice di Antonio Saladino. Al centro delle indagini, la loggia massonica di San Marino, base operativa del presunto comitato d’affari. Figura cardine quella di Antonino Saladino, ex veterinario, imprenditore rampante e bipartisan, referente per il Sud della Compagnia delle opere, associazione molto vicina all’Opus dei.

La donna ricostruisce la fitta rete di attività, contatti, interessi e obiettivi dell’imprenditore, parlando di una sorta di task force capace di orientare appalti e finanziamenti pubblici, soprattutto quelli della Regione Calabria, di ottenere favori dai politici a tutti i livelli ricambiando con assunzioni dirette e indirette (in pratica, la galassia delle aziende riconducibili a Saladino avrebbe monopolizzato le assunzioni dei precari alla Regione Calabria). Pratiche che, secondo De Magistris, sarebbero state portate avanti in «simbiosi» con i governi regionali di entrambi gli schieramenti.

Da domani ripercorreremo il lungo verbale di Caterina Merante che aveva scoperchiato clamorosamente il “sistema Calabria”.

1 – (continua)