Calabria. Usb Scuola critica progetto Recapp Cal: “Siamo al trionfo dei piazzisti dell’istruzione”

Qualche giorno fa la Regione Calabria ha presentato un progetto pilota volto a ridurre i divari formativi delle scuole calabresi con quelle del resto d’Italia con un investimento di 5 milioni di euro nei due anni di durata. Il progetto denominato RECAPP CAL è stato illustrato dall’assessore regionale Princi alla presenza del Ministro dell’Istruzione Valditara ed è teso a favorire il recupero e il miglioramento degli apprendimenti di base in Italiano e Matematica da parte degli studenti calabresi con lo scopo di poter affrontare con successo le prove INVALSI.

Naturalmente non si può che concordare con l’obiettivo del progetto, che finalmente pone al centro apprendimenti disciplinari e non supposti orientamenti, tutoraggi, presunte competenze trasversali, alternanze scuola-lavoro, stage e via discorrendo. Ma, lungi dal voler essere polemici a tutti i costi, ci sentiamo in dovere di esprimere le nostre perplessità.

Non crediamo francamente che l’alfa e l’omega dei percorsi scolastici siano le prove INVALSI che, a nostro avviso, rappresentano un asettico questionario, costruito in base a criteri pseudoscientifici e i cui risultati sono in antitesi con quello che dovrebbe essere la valutazione corretta di un percorso formativo delle nostre Istituzioni scolastiche. Le prove INVALSI sono la grande realizzazione di un’idea di Scuola che risponde alla standardizzazione della formazione e dei risultati, a quella “cultura dei quiz” che non lascia spazio all’analisi e all’elaborazione critica. Non tengono conto assolutamente delle condizioni di partenza dei ragazzi, dei differenti contesti, delle diverse difficoltà di apprendimento che si presentano: tutti elementi fondamentali del lavoro nelle scuole.

Purtroppo è una triste realtà che queste prove, introdotte da un Governo di centrosinistra nel silenzio dei Sindacati amici e sempre ben accolte da entrambi gli schieramenti, stanno prendendo il sopravvento: assistiamo oramai alla diffusione degli eserciziari per affrontare i quiz e alle simulazioni nelle classi fino all’assurdo pedagogico e didattico in discussione in questo momento di inserire i risultati alle prove INVALSI nel curriculum allegato al diploma di maturità. Eppure si diceva che avrebbero dovuto solo fornire dati “di sistema” a fini statistici sul livello degli alunni nel complesso e non per valutare i singoli studenti.

Crediamo invece che il miglioramento delle conoscenze e delle relative competenze (da non confondersi con le abilità applicative) passi per altre vie: diminuire il numero degli alunni per classi, adeguare gli spazi e gli ambienti di apprendimento ad una pedagogia innovativa, i laboratori, le mense, le palestre, rivedere il tempo scuola con l’ampliamento del tempo pieno e prolungato, istituire l’obbligo fino ai 18 anni, ampliare i buoni libro e la gratuità del materiale didattico e dei trasporti, potenziare la rete del trasporto pubblico locale assolutamente insufficiente nella nostra regione con disagi inenarrabili persino nell’accesso alle scuole per gli studenti delle aree interne che soffrono di gravi fenomeni di declino e marginalizzazione.

E’ necessario combattere veramente sia la dispersione e l’evasione scolastica che l’analfabetismo funzionale, meno palese ma ugualmente dannoso, dare a tutti le stesse possibilità reali, accompagnare effettivamente studentesse e studenti che vivono una realtà sempre più difficile e complessa nei percorsi educativi e formativi, aprirsi veramente al territorio e alle sue problematiche sociali.
Occorrerebbe ragionare nuovamente ed in maniera completamente diversa su una visione complessiva di cosa deve fare la Scuola pubblica italiana, quale idea di crescita culturale delle giovani generazioni, in quale direzione si voglia andare.

Capiamo che in questa fase storica sarebbe necessaria un’altra classe politica e un altro mondo accademico. Nella povertà di visione generale e nella totale assenza della ricerca di un interesse collettivo si va a tentoni, bene che va con belle esperienze a macchia di leopardo ma che non si estendono né si radicano, morendo spesso con l’andare via di chi le ha sostenute in una singola scuola o in un particolare contesto.

E avanzano improvvisati saltimbanchi, fautori oggi del Merito come ieri della Buona Scuola, piazzisti dell’istruzione con la “i” minuscola, fautori di standard nella didattica e nella valutazione, premi e incentivi alle “carriere”, figure di staff e di sistema sempre meno interessati a quanto avviene nelle aule, burocrati delle carte e dei progetti ma incuranti delle ragazze e dei ragazzi in carne ed ossa lasciati a sé stessi, venditori di preparazione per i test di accesso alle Università, di corsi farlocchi, di pezzi di carta senza alcuna reale sostanza.
Continuiamo a pensare e a volere, per quanto demodé, una Scuola di qualità per tutte e per tutti, dove la priorità assoluta sia non classificare alcuni come fragili e ignoranti ed altri come adeguati ed eccellenti, che realizzi veramente pari opportunità ed esiti formativi.

Pino Assalone – USB Scuola