Calabria venduta: il gran casino dell’acqua e i colonizzatori lombardi

di Eraldo Rizzuti

La Calabria, per valutazioni politiche errate, non ha attuato le leggi di riforma varate dal Parlamento: la legge Galli del 1994 e del codice dell’ambiente 152/2006.

La nostra regione è ricca d’acqua, infatti, sono presenti 24 dighe, tranne due ad esclusivo uso idropotabile (Alaco e Menta), le altre sono ad uso plurimo con gli invasi silani, affidati in concessione ad Enel e A2A (società con capitale del 25% Comune di Brescia, 25% Comune di Milano, 0.8 % azioni proprie A2A e il 46,2% altri).

La Cassa per il Mezzogiorno ha costruito circa 200 acquedotti, 157 gestiti ieri dalla Sorical, per qualche anno dall’A.I.C. e oggi dalla costituenda “autorità unica di gestione dell’acqua e dei rifiuti”.
Studi hanno stimato che nei serbatoi di tutti i comuni calabresi vengono immessi 425 milioni di metri cubi d’acqua potabile, circa quanto il fabbisogno della Puglia, che ha una popolazione quasi doppia di quella calabrese.

Nonostante questo enorme quantitativo, in molte città dai rubinetti scorre acqua per poche ore al giorno. Accade a Cosenza, a Vibo e in tanti altri comuni, grandi e piccoli.
Questo è il risultato di decenni di cattiva manutenzione delle reti idriche e di assenza di una seria programmazione e di investimenti .
Non è più possibile continuare così, ormai le numerose perdite, la cattiva gestione e manutenzione degli acquedotti, costringono ad erogare molta più acqua di cui una comunità ha bisogno.
La Regione Calabria è stata già diffidata due volte dal ministero dell’Ambiente che impone una gestione unica per il servizio.
La Calabria, per la sua posizione assiale nel mediterraneo è ricca del bene acqua, le precipitazioni medie annuali sono di 1150 mm superiori alla media italiana di 950 mm.
La gestione dell’acqua rappresenta una grave lacuna nella cultura politica calabrese.
E intanto dopo l’emergenza Coronavirus e di questa guerra assurda “voluti dall’uomo economico”, ci prepariamo, anche per questa estate, all’emergenza idrica, dei rifiuti e degli incendi.
Dal mese di ottobre 2019 al mese di marzo 2020 le precipitazioni in Calabria sono state inferiori ai valori medi, nell’inverno 2020, sono stati registrati valori particolarmente bassi, soprattutto nei mesi di gennaio-febbraio.
I dati registrati dal 1960 evidenziano un calo nel quantitativo di precipitazioni medie ed anche un calo nel numero dei giorni piovosi nella stagione 2019-20 (52 rispetto a 60). Anche il primo trimestre del 2020, segna un calo nelle precipitazioni e nei giorni piovosi (20 su 30).

La Calabria ha risorse idriche adeguate per superare il fabbisogno estivo?
Le riserve idriche sono sufficienti?
Sono stati monitorati gli impianti, i fiumi le sorgenti, gli invasi e i pozzi per evitare anche quest’anno un’estate difficile?
L’acqua potabile è un bene pubblico primario da salvaguardare, è una grande e insostituibile risorsa pubblica che va difesa.

La crisi finanziaria della Sorical, l’aborto dell’autorità idrica della Calabria, e la costituzione di questa nuova società, alla quale si vuole affidare non solo l’acqua, ma anche i rifiuti pongono dei seri interrogativi.

In Calabria, dopo anni di fallimenti e sprechi di risorse pubbliche, la gestione dei rifiuti e dell’acqua in un unico servizio la si vuole affidare alla società A2A?

Se il servizio verrà affidato all’A2A, (di fatto) a gestire il tutto saranno i Comuni di Brescia e di Milano, con il 50% delle azioni.
Sono certo che la direzione di questa nuova società verrà affidata ad un tecnico commendatario esterno alla Calabria, con il preciso compito di trasferire tutta la ricchezza prodotta in Lombardia…

La gestione dei servizi primari deve essere affidata ai comuni che sono gli enti più prossimi ai bisogni dei cittadini; alla Regione devono essere affidati solo compiti di ricerca, studi e programmazione (sic! )
Se si continua con questa logica, non si vogliono risolvere i problemi e per quanto riguarda l’acqua “bene comune”, si continuerà a mettere a rischio il fabbisogno idrico dei cittadini calabresi per i prossimi anni.

Non è stato sufficiente mettere in liquidazione la Sorical, che si è rivelata una struttura inadeguata, una centrale occupazionale per “protetti” e amici degli amici.
Bisogna cambiare strada, affrontare i problemi in termini di efficacia, efficienza ed economicità, privilegiando gli interessi dei calabresi e non arricchire solo i privati e trasferire i profitti al nord.
Non si può più consentire la realizzazione di mega acquedotti perché quando questi vanno in tilt, e non è raro, bloccano l’erogazione per centinaia di comuni.

Inoltre, se ci riferiamo all’acquedotto dell’Abatemarco, esso distribuisce un’acqua carica di sali e con una durezza al limite della potabilità.
A sud della linea tettonica di Sangineto affiorano terreni igneo – metamorfici con serbatoi idrici superficiali che, è vero che possono erogare una minore quantità di acqua, ma certamente di ottima qualità, oligominerale e con bassi contenuti di sali disciolti. Allora perché non si trasferiscono ai comuni le competenze per la captazione,
distribuzione e gestione del servizio, lasciando alla regione solo le competenze di indirizzo e di programmazione generale ?

Perché non si utilizzano al meglio le risorse europee (PNRR) per realizzare acquedotti a livello rurale e/o comunale?
I vantaggi sarebbero molteplici, il primo, e quello più importante, è che se va in tilt un impianto le conseguenze per la popolazione sarebbero contenute e limitate al solo comune interessato, mentre constatiamo spesso che i guasti all’Abatemarco condizionano pesantemente la distribuzione dell’acqua per un’intera provincia.

C’è un altro aspetto da non sottovalutare, quello della protezione degli acquiferi, proprio perché superficiali e più esposti all’inquinamento, è necessario evitare di realizzare discariche nelle zone collinari e montane o in prossimità di serbatoi idrici significativi (vedi Battaglina, S. Giovanni in Fiore, Celico e …).
Come per tanti altri aspetti di questa terra, anche il bene acqua, pur “donato” in abbondanza, per una inadeguata gestione, ci viene ancora razionata.