Ma perché la Regione, attraverso il direttore generale nominato a Calabria Verde, decide di annullare in autotutela il bando di gara da 32 milioni che faceva gola a tutti?
E’ la gara d’appalto per l’acquisto con fondi comunitari (Por Fesr 2007/2013) di automezzi speciali per contrastare il dissesto idrogeologico e di attrezzature per l’antincendio boschivo, da destinare alla Protezione Civile. Calabria Verde è stazione appaltante, vale a dire l’ente che deve gestire la selezione per l’affidamento dell’appalto di, ripetiamo, 32 milioni.
PERCHE’ LA GARA SI BLOCCA?
E così la Matacena diventa una holding e amplia decisamente il suo campo d’azione.
Gli investigatori hanno acquisito documenti e altro materiale presso gli uffici e le abitazioni di Luigi Matacena. Secondo i pubblici ministeri Francesco Curcio e Henry John Woodcock,
Papa avrebbe utilizzato notizie riservate che riguardavano alcune indagini in corso sia per favorire alcuni amici sia per effettuare un’attività di «dossieraggio» che coinvolgeva proprio i titolari di una serie di imprese, tra le quali quella di Matacena. Una sorta di «pressione» che potrebbe essere servita — questo era il sospetto — anche per ottenere soldi e favori.
Insomma, Papa era finito nel tritacarne e gli uomini di Bisignani se la cantavano allegramente per metterlo in croce.
Il gruppo di Matacena, come accennavamo, si è specializzato negli ultimi anni nella gestione delle emergenze e ha contatti anche con la Protezione Civile. I magistrati avevano interrogato altri imprenditori come Stefano Ricucci, Vittorio Casale e Alfredo Romeo.
Ma soprattutto Alfonso Gallo (napoletano anche lui come Matacena), il patron della General Construction, che, guarda caso, è stato in corsa per il mega appalto della depurazione a Cosenza. Prima che tutto andasse a puttane e senza nessuna revoca in autotutela (con i tempi che corrono…).
35 milioni diretti per la depurazione dell’area Cosenza-Rende ma soprattutto la gestione per 15 anni delle acque reflue con tariffe altissime. Tali e tante da far arrivare il totale a 13 milioni all’anno. Moltiplicate per 15 e arriviamo a 185 milioni! Tutto andato in fumo.
Tutti ormai sanno, anche a Cosenza, che Gallo non solo è un uomo di Luigi Bisignani, quindi massimo esperto in servizi segreti e finanza, ma anche che avrebbe voluto vincere questa gara grazie all’apporto politico di un “pezzo da 90”, che manda avanti in queste storie il solito Paolo Pollichieni. E’ lui che cura i rapporti con Gallo e lo inserisce nei delicati meccanismi della politica cosentina e della sua procura “porto delle nebbie” con i potenti.
Ed erano stati proprio Alfonso Gallo (soprattutto) ma anche Luigi Matacena gli accusatori più spietati di Alfonso Papa. Dicevano che gli pagavano tangenti, alberghi, persino prostitute. Di tutto, di più…
Morale della favola: entrambi non saranno ritenuti attendibili, tanto era chiaro il complotto, anche giudiziario, ai danni dell’ex parlamentare ed ex magistrato. E la premiata ditta Gallo&Matacena&Servizi aveva programmato il “pieno” in questi due mega appalti. Con la benedizione di Paolo Pollichieni, che aveva lanciato una campagna per non far andare al macero i fondi comunitari ma invece… nelle capienti tasche di Matacena e Gallo. Ma, ahilui, senza alcun risultato. Insomma, la vigna è finita.
CHI E’ PAOLO FURGIUELE, DG DI CALABRIA VERDE
Il bando di gara per “dispositivi ed indumenti operai” è strettamente collegato al mega appalto da 32 milioni ed è firmato e redatto dai dirigenti Allevato, Furgiuele e Mellace. Importo 12 milioni di euro. Vince l’azienda Piemme&Matacena di Napoli, la stessa che ha vinto sempre nelle ultime tre gare, ovvero da quando c’è Furgiuele a Calabria Verde, ed è sempre solo l’unica a partecipare. Per un totale complessivo di 30 milioni di euro.
L’importo sale sempre ma diminuiscono gli operai che dovranno indossare i dispositivi. I viaggi di Furgiuele a Napoli, dei quali scrivevamo pochi giorni fa, sono relativi proprio a questo bando. Il direttore generale di Calabria Verde, infatti, oltre a prendere materialmente dispositivi e indumenti per gli operai, pare che si prenda anche direttamente altro dal suo amico napoletano insieme a qualche “marpione” che lo accompagna e sulla cui identità sono più informati i magistrati che noi.
I DECRETI INGIUNTIVI E IL PREMIO PER FURGIUELE&CAMPANARO
Ma non basta. Perché noi non ci facciamo mancare niente, ma proprio niente.
‘Sto Furgiuele, in sostanza, è una sorta di banderuola al vento. Da Trematerra passa a Nicola Adamo ma quando è proprio chiaro a tutti che questo appalto è attenzionato dalla magistratura e dall’AntiCorruzione, non esita un attimo ad avallare la revoca del bando voluta da Oliverio. E rimane incredibilmente al suo posto…
Sì, perché comunque conosce troppi particolari, sa troppe cose decisamente imbarazzanti anche per quel pallone pieno d’acqua di Palla Palla. Ma soprattutto per Sebi Romeo e Nicola Adamo.
Abbiamo già scritto dell’autista di Madame Fifì&Marito, Feliciano D’Alessandro, dipendente di Calabria Verde e a disposizione della stessa pur avendo un contratto da sorvegliante idraulico che lo obbligherebbe a stare in cantiere. E invece il mitico Feliciano gira per l’Italia (e qualche volta anche all’estero) insieme a Madame Fifì con uno stipendio pagato direttamente con il budget del direttore generale napoletano. Bello, no?
E abbiamo già scritto dei clienti di Sebi Romeo e dei traffici dello stesso capogruppo del Pd in consiglio regionale per un altro grande appalto di Calabria Verde, quello degli elicotteri di Elimediterranea, legati a Vincenzo Speziali junior, quello che favoriva la latitanza di Amedeo Matacena (non sappiamo se legato da parentela con l’altro… Matacena: questo è il ramo reggino, quello dev’essere il ramo napoletano…). Un’altra vicenda sulla quale la magistratura è attiva ormai da tempo. Con abbondanti indiscrezioni sulle grosse responsabilità di Romeo.
Furgiuele, dunque, oltre a far da accompagnatore e consulente di shopping agli amici politici, fa pure delle nomine di altissimo spessore.
Oliverio, sentita chiara la puzza di bruciato, rompe gli indugi e stoppa tutte queste situazioni a rischio. Di conseguenza, molla Nicola Adamo e Sebi Romeo e manda un segnale ben preciso a Minniti perché capisce che la magistratura sta indagando su di loro.
Ma Furgiuele no, lui è ancora in sella: il napoletano tiene tutti per le palle nonostante sia impelagato in questi imbrogli fino al collo. Perché se parla lui sono cavoli amari per tutti. Sì, per tutti. Quindi anche per Mario “Palla Palla” Oliverio e soprattutto per il suo braccio destro Gaetano Pignanelli.
IL ROVESCIO DELLA MEDAGLIA: PIGNANELLI&OLIVERIO
Punto di domanda: un governatore serio, con tanto di unità operativa di controllo dell’ente Calabria Verde, può permettere che il proprio management fiduciario passi carte ufficiali ad un giornale (quello di Pollichieni)?
Il presidente è chiaramente sotto ricatto di un direttore che non viene incredibilmente destituito. Furgiuele non solo prova sfacciatamente a truccare la gara ma gestisce Calabria Verde in maniera fallimentare. Ci sono spese assurde per il cosiddetto fondo economale, i distretti non lavorano perché nonostante sia passato un anno non sono stati fatti ordini di servizio, prende 12mila euro di multe e non dà giustificazioni, usa smodatamente il personale esterno nonostante abbia già 1.000 dipendenti, attua procedure bizzarre di gestione appalti pubblici e cosi via. Perché Oliverio non lo caccia a calci in culo?
Perché anche Oliverio ha i suoi scheletri nell’armadio e abbiamo scritto anche questo. Furgiuele, per trovare una giustificazione al suo improvviso cambio di casacca, non può fare altro che cantarsi le malefatte di Pignanelli, il quale ha preteso tre concessioni per una ditta di San Giovanni in Fiore, puntualmente sospese e annullate perché irregolari (se no che Pignanelli sarebbe?) e si è visto beccare con le mani nella marmellata per un taglio boschivo illegale, prontamente denunciato dai dirigenti di Calabria Verde.
E’ corruzione anche questa. Certo, non siamo ai livelli dei mega appalti che i nostri eroi vorrebbero papparsi, ma non possiamo certo dire che Pignanelli e Oliverio siano delle brave persone. E comunque stiamo parlando di questioni che finiscono per rendere praticamente perpetui gli interessi di “pronto intervento” delle premiate ditte simpatiche alla “politica di Palla Palla”.
Capiamo anche che i “papponi”, sconsolati per aver perso la pappatoia e preoccupatissimi di finire come Trematerra o Sebi Romeo, abbiano un diavolo per capello. Ma parlare di fondi comunitari per la… comunità fa veramente sorridere. Esattamente come la faccia di questo Furgiuele, esempio vivente della corruzione in tutte le salse.
La speranza è che i bravi magistrati della DDA di Reggio Calabria e della procura di Catanzaro facciano presto chiarezza. L’affare, com’è facile intuire, si ingrossa sempre di più…
E non si salva nessuno: sia chiaro a tutti.