Calabria Verde, il mega appalto da 32 milioni era stato pilotato. Ecco i registi occulti

Luigi Matacena al lavoro

Ma perché la Regione, attraverso il direttore generale nominato a Calabria Verde, decide di annullare in autotutela il bando di gara da 32 milioni che faceva gola a tutti? 

E’ la gara d’appalto per l’acquisto con fondi comunitari (Por Fesr 2007/2013) di automezzi speciali per contrastare il dissesto idrogeologico e di attrezzature per l’antincendio boschivo, da destinare alla Protezione Civile. Calabria Verde è stazione appaltante, vale a dire l’ente che deve gestire la selezione per l’affidamento dell’appalto di, ripetiamo, 32 milioni.

PERCHE’ LA GARA SI BLOCCA?

Senza fare troppi giri di parole, andiamo subito al cuore del problema. Perché abbiamo la netta impressione che ci sia qualcuno bravissimo a recriminare sulla presunta perdita di fondi per la comunità (mmucca liu’!) mentre in realtà porta avanti la causa di chi quei soldi doveva intascarseli (alla faccia della comunità!).
La gara si blocca perché qualcuno ha provato a farla vincere ad un’azienda. E’ il solito ritornello che abbiamo già cantato quando si è trattato di parlare della “gara del secolo” per la gestione della depurazione cosentina. E le analogie, come vedremo, non si fermano qui. Perché nessuno dice o scrive qual è l’azienda che avrebbe vinto facile il mega appalto? Ve lo spieghiamo noi.
Luigi Matacena nel corso di una dimostrazione
Luigi Matacena nel corso di una dimostrazione
L’azienda che aveva presentato l’unica offerta per il bando dei 32 milioni è la Piemme&Matacena. Il deus ex machina di questo gruppo è l’imprenditore napoletano Luigi Matacena.
Parte proprio da Napoli con la Matacena Distribuzioni Antincendio srl, fondata nel 1994, che opera come distributore di sistemi e tecnologie professionali per i Vigili del Fuoco, la Protezione Civile e l’Antinfortunistica. Tra il 2004 e il 2005, la famiglia Matacena acquista il 100% di un’azienda leader del mercato italiano, con sede a Brescia, denominata Piemme Antincendi s.r.l., la quale, a sua volta detiene delle partecipazioni di maggioranza di un’altra azienda e precisamente Firetech.
E così la Matacena diventa una holding e amplia decisamente il suo campo d’azione.
CHI E’ LUIGI MATACENA
Luigi Matacena non è uno qualunque. Tra il 2010 e il 2011 è finito nella chiacchieratissima inchiesta P4, quella dei servizi segreti o meglio dell’associazione segreta che avrebbe ruotato attorno all’uomo d’affari, ex braccio destro di Andreotti e intrallazzatissimo con i servizi (per usare un eufemismo…) Luigi Bisignani e al parlamentare del Pdl ed ex magistrato Alfonso Papa.

Gli investigatori hanno acquisito documenti e altro materiale presso gli uffici e le abitazioni di Luigi Matacena. Secondo i pubblici ministeri Francesco Curcio e Henry John Woodcock,

Luigi Bisignani
Luigi Bisignani

Papa avrebbe utilizzato notizie riservate che riguardavano alcune indagini in corso sia per favorire alcuni amici sia per effettuare un’attività di «dossieraggio» che coinvolgeva proprio i titolari di una serie di imprese, tra le quali quella di Matacena. Una sorta di «pressione» che potrebbe essere servita — questo era il sospetto — anche per ottenere soldi e favori.

Insomma, Papa era finito nel tritacarne e gli uomini di Bisignani se la cantavano allegramente per metterlo in croce.

Il gruppo di Matacena, come accennavamo, si è specializzato negli ultimi anni nella gestione delle emergenze e ha contatti anche con la Protezione Civile.  I magistrati avevano interrogato altri imprenditori come Stefano Ricucci, Vittorio Casale e Alfredo Romeo.

Alfonso Gallo
Alfonso Gallo

Ma soprattutto Alfonso Gallo (napoletano anche lui come Matacena), il patron della General Construction, che, guarda caso, è stato in corsa per il mega appalto della depurazione a Cosenza. Prima che tutto andasse a puttane e senza nessuna revoca in autotutela (con i tempi che corrono…).

35 milioni diretti per la depurazione dell’area Cosenza-Rende ma soprattutto la gestione per 15 anni delle acque reflue con tariffe altissime. Tali e tante da far arrivare il totale a 13 milioni all’anno. Moltiplicate per 15 e arriviamo a 185 milioni! Tutto andato in fumo.

Tutti ormai sanno, anche a Cosenza, che Gallo non solo è un uomo di Luigi Bisignani, quindi massimo esperto in servizi segreti e finanza, ma anche che avrebbe voluto vincere questa gara grazie all’apporto politico di un “pezzo da 90”, che manda avanti in queste storie il solito Paolo Pollichieni. E’ lui che cura i rapporti con Gallo e lo inserisce nei delicati meccanismi della politica cosentina e della sua procura “porto delle nebbie” con i potenti. 

Ed erano stati proprio Alfonso Gallo (soprattutto) ma anche Luigi Matacena gli accusatori più spietati di Alfonso Papa. Dicevano che gli pagavano tangenti, alberghi, persino prostitute. Di tutto, di più…

Morale della favola: entrambi non saranno ritenuti attendibili, tanto era chiaro il complotto, anche giudiziario, ai danni dell’ex parlamentare ed ex magistrato. E la premiata ditta Gallo&Matacena&Servizi aveva programmato il “pieno” in questi due mega appalti. Con la benedizione di Paolo Pollichieni, che aveva lanciato una campagna per non far andare al macero i fondi comunitari ma invece… nelle capienti tasche di Matacena e Gallo. Ma, ahilui, senza alcun risultato. Insomma, la vigna è finita.

CHI E’ PAOLO FURGIUELE, DG DI CALABRIA VERDE

La Regione, una volta capito con chi si aveva a che fare, ha avuto paura dei controlli dell’Autorità Anti Corruzione, che non avrebbero potuto fare altro che sconfessare chi ci ha “provato”. Ed è ormai più che recidivo.
Paolo Furgiuele
Paolo Furgiuele
Ma chi l’ha fatto, è stato veramente un disastro.
E qui entra in scena il direttore generale di Calabria Verde Paolo Furgiuele. Napoletano (ma guarda un po’ tu il caso!) ma ormai in Calabria da un po’ di tempo. Precisamente dal 2004, quando viene sponsorizzato dal barone Macrì di Locri. Ma diventa direttore generale di Calabria Verde nel 2014, quando lo nomina Michele Trematerra, altro bel soggetto.
Poi si è decisamente avvicinato a Nicola Adamo perché, pare, molto in sintonia con Madame Fifì. Vanno a mare nello stesso lido e c’è l’incredibile caso delle multe a ripetizione che becca nel tratto Cosenza-Roma con l’auto aziendale Chrysler Voyager: parliamo di qualcosa come 12 mila euro. Perché Cosenza-Roma? Perché Furgiuele, quando ci sono problemi, si rifugia da Adamo, nella Capitale ormai dalla fine di giugno, con obbligo di dimora, per la vicenda Rimborsopoli.
Ma torniamo alla gara pilotata.
Il capitolato presenta una serie di modalità discutibili ma il colmo lo si raggiunge quando si prevedono requisiti specifici, tali da alimentare il sospetto che si voglia favorire un’azienda in particolare. E non è finita qui. Perché sembrava davvero originale la necessità di acquistare soprattutto autobotti e materiale per intervento nelle foreste anziché per il dissesto idrogeologico. Anche i bambini, insomma, capiscono che quel bando era stato fatto su misura per l’azienda di Luigi Matacena.
TUTTE LE GARE VINTE DALLA PIEMME&MATACENA
Ma non solo.
Il gruppo guidato dall’imprenditore napoletano Luigi Matacena da qualche tempo era già diventato il “padrone” assoluto degli appalti di Calabria Verde. Aveva già  fornito automezzi alla Regione Calabria con Allevato commissario e Furgiuele direttore amministrativo.
La Regione ha chiesto ufficialmente tutti gli atti delle precedenti gare dove ha vinto Matacena.
mata

Il bando di gara per “dispositivi ed indumenti operai” è strettamente collegato al mega appalto da 32 milioni ed è firmato e redatto dai dirigenti Allevato, Furgiuele e Mellace. Importo 12 milioni di euro. Vince l’azienda Piemme&Matacena di Napoli, la stessa che ha vinto sempre nelle ultime tre gare, ovvero da quando c’è Furgiuele a Calabria Verde, ed è sempre solo l’unica a partecipare. Per un totale complessivo di 30 milioni di euro.

L’importo sale sempre ma diminuiscono gli operai che dovranno indossare i dispositivi. I viaggi di Furgiuele a Napoli, dei quali scrivevamo pochi giorni fa, sono relativi proprio a questo bando. Il direttore generale di Calabria Verde, infatti, oltre a prendere materialmente dispositivi e indumenti per gli operai, pare che si prenda anche direttamente altro dal suo amico napoletano insieme a qualche “marpione” che lo accompagna e sulla cui identità sono più informati i magistrati che noi.

I DECRETI INGIUNTIVI E IL PREMIO PER FURGIUELE&CAMPANARO

Ma non basta. Perché noi non ci facciamo mancare niente, ma proprio niente.

L’azienda vincitrice del bando consegna i dispositivi di sicurezza e gli indumenti Aib e lo fa in tempi brevi perché aveva già in deposito più di 6mila giubbotti, camionate di scarpe e quant’altro ed emette fattura che deve essere pagata dopo il collaudo.
Il collaudo è stato eseguito, la consegna effettuata ed è stata emessa fattura.
Si richiede il pagamento. Ma il pagamento non avviene e l’azienda emette decreto ingiuntivo.
Ci si oppone ma nel frattempo maturano interessi legali sui circa 12 milioni di “trippa”, come da capitolato. Nessun giudice non potrebbe dare giustamente ragione all’azienda ed intima il pagamento. E così escono fuori ancora altri soldi, presumibilmente da dividersi da buoni “fratelli”.
Questo giochino risale allo scorso mese di novembre (e già un altro da circa un milioncino era stato fatto nel 2012…). Forse è il prezzo con il quale la premiata ditta Furgiuele&Campanaro&Allevato verrà lautamente ricompensata per l’appoggio alla decisione di Oliverio di mandare a puttane la gara con tutta la conseguente perdita di soldi per i registi dell’operazione?
Calabria-Verde
Fatto sta che le cose cambiano, la Regione impone la revoca in autotutela del bando e Furgiuele deve trovare un colpevole dentro a Calabria Verde. Così si salvano capre e cavoli.
Una volta che i soldi sono evaporati, si tratta solo di trovare un capro espiatorio qualsiasi e tutelare tutto l’ambaradan che vi abbiamo raccontato.

‘Sto Furgiuele, in sostanza, è una sorta di banderuola al vento. Da Trematerra passa a Nicola Adamo ma quando è proprio chiaro a tutti che questo appalto è attenzionato dalla magistratura e dall’AntiCorruzione, non esita un attimo ad avallare la revoca del bando voluta da Oliverio. E rimane incredibilmente al suo posto…

Sì, perché comunque conosce troppi particolari, sa troppe cose decisamente imbarazzanti anche per quel pallone pieno d’acqua di Palla Palla. Ma soprattutto per Sebi Romeo e Nicola Adamo.

Abbiamo già scritto dell’autista di Madame Fifì&Marito, Feliciano D’Alessandrodipendente di Calabria Verde e a disposizione della stessa pur avendo un contratto da sorvegliante idraulico che lo obbligherebbe a stare in cantiere. E invece il mitico Feliciano gira per l’Italia (e qualche volta anche all’estero) insieme a Madame Fifì con uno stipendio pagato direttamente con il budget del direttore generale napoletano. Bello, no?

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E abbiamo già scritto dei clienti di Sebi Romeo e dei traffici dello stesso capogruppo del Pd in consiglio regionale per un altro grande appalto di Calabria Verde, quello degli elicotteri di Elimediterranea, legati a Vincenzo Speziali junior, quello che favoriva la latitanza di Amedeo Matacena (non sappiamo se legato da parentela con l’altro… Matacena: questo è il ramo reggino, quello dev’essere il ramo napoletano…). Un’altra vicenda sulla quale la magistratura è attiva ormai da tempo. Con abbondanti indiscrezioni sulle grosse responsabilità di Romeo.

Furgiuele, dunque, oltre a far da accompagnatore e consulente di shopping agli amici politici, fa pure delle nomine di altissimo spessore.

Oliverio, sentita chiara la puzza di bruciato, rompe gli indugi e stoppa tutte queste situazioni a rischio. Di conseguenza, molla Nicola Adamo e Sebi Romeo e manda un segnale ben preciso a Minniti perché capisce che la magistratura sta indagando su di loro.

Ma Furgiuele no, lui è ancora in sella: il napoletano tiene tutti per le palle nonostante sia impelagato in questi imbrogli fino al collo. Perché se parla lui sono cavoli amari per tutti. Sì, per tutti. Quindi anche per Mario “Palla Palla” Oliverio e soprattutto per il suo braccio destro Gaetano Pignanelli.

Sebi Romeo
Sebi Romeo

IL ROVESCIO DELLA MEDAGLIA: PIGNANELLI&OLIVERIO

Punto di domanda: un governatore serio, con tanto di unità operativa di controllo dell’ente Calabria Verde, può permettere che il proprio management fiduciario passi carte ufficiali ad un giornale (quello di Pollichieni)?

Il presidente è chiaramente sotto ricatto di un direttore che non viene incredibilmente destituito. Furgiuele non solo prova sfacciatamente a truccare la gara ma gestisce Calabria Verde in maniera fallimentare. Ci sono spese assurde per il cosiddetto fondo economale, i distretti non lavorano perché nonostante sia passato un anno non sono stati fatti ordini di servizio, prende 12mila euro di multe e non dà giustificazioni, usa smodatamente il personale esterno nonostante abbia già 1.000 dipendenti,  attua procedure bizzarre di gestione appalti pubblici e cosi via. Perché Oliverio non lo caccia a calci in culo?

Perché anche Oliverio ha i suoi scheletri nell’armadio e abbiamo scritto anche questo. Furgiuele, per trovare una giustificazione al suo improvviso cambio di casacca, non può fare altro che cantarsi le malefatte di Pignanelli, il quale ha preteso tre concessioni per una ditta di San Giovanni in Fiore, puntualmente sospese e annullate perché irregolari (se no che Pignanelli sarebbe?) e si è visto beccare con le mani nella marmellata per un taglio boschivo illegale, prontamente denunciato dai dirigenti di Calabria Verde.

Palla Palla e Pignanelli
Palla Palla e Pignanelli

E’ corruzione anche questa. Certo, non siamo ai livelli dei mega appalti che i nostri eroi vorrebbero papparsi, ma non possiamo certo dire che Pignanelli e Oliverio siano delle brave persone. E comunque stiamo parlando di questioni che finiscono per rendere praticamente perpetui gli interessi di “pronto intervento” delle premiate ditte simpatiche alla “politica di Palla Palla”. 

Capiamo anche che i “papponi”, sconsolati per aver perso la pappatoia e preoccupatissimi di finire come Trematerra o Sebi Romeo, abbiano un diavolo per capello. Ma parlare di fondi comunitari per la… comunità fa veramente sorridere. Esattamente come la faccia di questo Furgiuele, esempio vivente della corruzione in tutte le salse.

La speranza è che i bravi magistrati della DDA di Reggio Calabria e della procura di Catanzaro facciano presto chiarezza. L’affare, com’è facile intuire, si ingrossa sempre di più…

E non si salva nessuno: sia chiaro a tutti.