Calabria Verde, sta arrivando la “bufera”: tutti i politici coinvolti

Nella foto di qualche anno fa spiccano Trematerra e 'o Principale

In molti ci hanno chiesto in tutti questi mesi di fare il punto sui possibili obiettivi della magistratura nel gran casino di Calabria Verde.

E’ evidente che la procura di Catanzaro e la procura di Reggio Calabria (con relative DDA) hanno già individuato il marcio che c’è in questo ente strumentale di proprietà della Regione. L’impressionante spreco di denaro, per come ci è descritto dal fondo economale e dagli appalti chiaramente pilotati e truccati per non parlare del “magna magna” diffuso tra i dipendenti, ha responsabilità politiche precise. Coperte, per il momento, da dirigenti infedeli che finiranno col parlare e “cantare”.

Calabria-Verde Per sintetizzare, scriveremo in questa sede che nel gruppo dei dirigenti spiccano certamente Alfredo Allevato (colui che ha redatto il bando da 32 milioni diretto a Luigi Matacena e revocato dalla Regione), Giuseppe Campanaro (il destrorso convertito al PD) e Giuseppe Oliva. Ma non sono esclusi gli altri, ovviamente.

Quanto a ‘O Principale, Paolo Furgiuele, direttore generale fino all’altro ieri, si può ben dire che è il coperchio del pentolone. Se salta lui, molti politici sono a grave rischio.

Ma a questo punto ricostruiamo il tutto.

Tutto parte dalla famiglia Speziali.

Vincenzo Speziali e l'ex ministro Scajola
Vincenzo Speziali e l’ex ministro Scajola

Vincenzo Speziali si chiama esattamente come il suo illustre omonimo e parente recentemente scomparso (è per questo che lo definiscono tutti junior), bovalinese, ingegnere, grosso imprenditore e anche politico. Già dirigente dell’Eni, ha avviato la sua attività imprenditoriale con la costituzione di una industria di laterizi e poi successivamente con altre iniziative imprenditoriali che formano il “Gruppo Speziali”. Un gruppo che estende la sua longa manus un po’ dappertutto.

Presidente della Sacal, la società di gestione dell’aeroporto di Lamezia Terme, dal 2001 al 2006, è stato anche presidente di Confindustria Calabria prima di diventare senatore del Pdl nel 2008.

E’ qui che entra in contatto con gente come Claudio Scajola ed Amedeo Matacena ed è qui che il suo parente e omonimo Vincenzo Speziali junior entra in azione. Inquirenti e investigatori reggini per mesi gli stanno dietro e poi lo accusano di essere il garante del piano di spostamento del latitante Amedeo Matacena a Beirut. Una storia che è finita anche sui media nazionali.

Scartabellando tra le varie carte del “Gruppo Speziali”, la DDA di Reggio capisce che Elimediterranea, la ditta di noleggio elicotteri che vince diversi appalti diretti per fornire elicotteri per tutto l’anno a Calabria Verde (perché chiaramente il bosco s’incendia anche con la neve…) è riconducibile al signor Vincenzo SPEZIALI junior.

eliQuesta ditta Elimediterranea finisce nei casini in Sicilia e, di conseguenza, con l’antimafia alle calcagna, perde anche l’appalto calabrese.

Ma l’azienda Calabria Verde, invece di annullare la gara, la rende provvisoria per soli due mesi e si sostituisce pro soluto con le banche per garantire Speziali. Il sig. Speziali junior frequenta ogni giorno gli uffici di Calabria Verde e si relaziona continuamente con i dirigenti Campanaro e Furgiuele anche grazie a pranzi conviviali fatti nella sede di Siano.

E invece il bando della stazione unica appaltante assegnerà il servizio ad una società di Salerno, per un importo inferiore del 40% di quello che sarebbe dovuto al signor Speziali.

Diversi dipendenti assistono ad una lite furiosa tra i dirigenti Savio e Campanaro. I due si accapigliano e restano fermi sulle rispettive posizioni. Il primo si lamenta del fatto che il suo settore non poteva acquistare nulla per i piani di gestione e ritiene assurdo il bando pubblicato. Campanaro, per zittirlo, gli gridava che “il bando era stato voluto dalla politica nella fattispecie dal consigliere regionale del Pd Sebi Romeo”…

La leggenda vuole che sia stata proprio la bella stanza di Campanaro lo scenario dell’incontro tra Vincenzo Speziali, quello degli elicotteri, Sebi Romeo e Nicola Adamo, prima che gli arrivasse l’obbligo di dimora. Di Adamo scriveremo tra poco, ora concentriamoci su Sebi Romeo.

Sebi Romeo
Sebi Romeo

Sebi Romeo, del quale ci occupiamo ormai da tempo, è il capogruppo del Pd in consiglio regionale e ha rapporti molto stretti con Nino De Gaetano, già assessore regionale, ritenuto da molti l’uomo della ‘ndrangheta nella Giunta Oliverio.

Oltre al coinvolgimento diretto per la vicenda degli elicotteri, Romeo ha molti altri casini dentro Calabria Verde. Il dottore Nicita, per esempio, viene nominato Responsabile del Distretti di Bovalino (stesso paese di Speziali) di Calabria Verde. Non viene nominato per meriti o bravura.

In realtà Nicita è un cugino di Sebi Romeo, che lo impone pur avendo i sindacati contro. Il legame di parentela arriva dalla moglie di Sebi, Marina Bruzzaniti, che fa parte di una famiglia importante nelle rotte della ‘ndrangheta di Africo, Bovalino e area jonica. Imparentati ai Nicita.

Il fratello di Nicita, tanto per completare il quadro, viene nominato all’Asp di Reggio, mentre  due sue antiche sodali, Maria Teresa Fragomeni e una certa Panetta vengono nominate consulenti del consiglio regionale rispettivamente a 40mila e 20mila euro all’anno.

Un suo cugino acquisito, invece, Bruno Bagnato, trova posto nello staff della sua struttura regionale, ricoprendo i ruoli di responsabile amministrativo al 50%, segretario particolare al 50% e segretario particolare al 100%. Un trionfo.

Il nome di Bagnato nella relazione d’accesso al Comune di Reggio Calabria.

Bruno Bagnato, consigliere di maggioranza dell’amministrazione Arena, viene attenzionato nella relazione della Commissione d’accesso al Comune di Reggio Calabria, duecentotrentadue pagine di malaffare o, comunque, di situazioni equivoche.

Nella sezione dedicata alla compagine politica del Comune, si ricorda che lo stesso Bagnato “è coniugato con la sig.ra Domenica Stilo , nipote acquisita di Salvatore Pelle, inteso “Gambazza”, già latitante, già sorvegliato speciale, che annovera precedenti per associazione mafiosa, procurata inosservanza di pena, truffa, associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti”.
La moglie di Bagnato risulta altresì “cugina di Giovanna Maviglia, coniugata con Antonio Lo Giudice del quale viene fatto cenno neÌl’ambito dell’operazione di P.G. convenzionalmente denominata “Sistema”, in un colloquio intercettato tra il consigliere Pasquale Morisani e Giuseppe Romeo sulla spartizione dell’ elettorato del rione Condera di questa città”.

Un ambientino niente male, non c’è che dire…

GLI AFFARI DI MATACENA

Matacena, alias azienda napoletana
Matacena, alias azienda napoletana
Luigi Matacena non è uno qualunque. Tra il 2010 e il 2011 è finito nella chiacchieratissima inchiesta P4, quella dei servizi segreti o meglio dell’associazione segreta che avrebbe ruotato attorno all’uomo d’affari, ex braccio destro di Andreotti e intrallazzatissimo con i servizi (per usare un eufemismo…) Luigi Bisignani e al parlamentare del Pdl ed ex magistrato Alfonso Papa.

Gli investigatori hanno acquisito documenti e altro materiale presso gli uffici e le abitazioni di Luigi Matacena.

Insomma, Papa era finito nel tritacarne e gli uomini di Bisignani se la cantavano allegramente per metterlo in croce. 

Papa avrebbe utilizzato notizie riservate che riguardavano alcune indagini in corso sia per favorire alcuni amici sia per effettuare un’attività di «dossieraggio»che coinvolgeva proprio i titolari di una serie di imprese, tra le quali quella di Matacena. Una sorta di «pressione» che potrebbe essere servita — questo era il sospetto — anche per ottenere soldi e favori.

Luigi Matacena è uno degli accusatori più spietati di Alfonso Papa. Dicevano che gli pagavano tangenti, alberghi, persino prostitute. Di tutto, di più…

Morale della favola: non sarà ritenuto credibile, tanto era chiaro il complotto, anche giudiziario, ai danni dell’ex parlamentare ed ex magistrato.

Minniti e Pollichieni
Minniti e Pollichieni

Matacena, oltre che del “sistema Bisignani”,  fa parte anche della “squadra” del faccendiere Paolo Pollichieni, che non a caso sul giornale che dirige porta avanti una linea a senso unico per difendere questo “imprenditore onesto” e per non far andare al macero i fondi comunitari ma invece… nelle capienti tasche di Matacena.

E Pollichieni (lo sanno anche i bambini) è legato a doppio filo a Marco Minniti, all’epoca sottosegretario, oggi ministro dell’Interno e da sempre esperto massimo di servizi segreti.

Ferdinando Aiello
Ferdinando Aiello

Per non far esporre Minniti, invece, il suo referente è Ferdinando Aiello, oscuro parlamentare roglianese, imparentato con un potente generale della Guardia di Finanza con le mani in pasta nei servizi, Walter Cretella Lombardo. 

Matacena, dal 2010 ad oggi, ha incassato fior di milioni con Afor e Calabria Verde (si parla di circa 30 milioni compresi i giochetti dei decreti ingiuntivi per mancato pagamento), eppure ancora non è sazio. Avrebbe voluto anche i 32 milioni dei mezzi antincendio boschivi e il bando gli era stato cucito addosso su misura. Ma qualcosa non ha funzionato, Oliverio ha revocato il bando e ormai tutti hanno capito qual era il giochino. Ora si fa difendere dall’avvocato Pittelli ma non sempre i penalisti con le mani in pasta fanno “miracoli”. I magistrati hanno acquisito tutti i documenti su queste gare e sono sicuri che Matacena abbia avuto ed abbia ancora protezioni politiche altissime.

NICOLA ADAMO
Il referente del marito di Madame Fifì è il direttore generale di Calabria Verde, Paolo Furgiuele. Questi ormai è in Calabria dal 2004, quando viene sponsorizzato dal barone Macrì di Locri. Ma diventa direttore generale di Calabria Verde nel 2014, quando lo nomina Michele Trematerra, altro bel soggetto.
Adamo-Nicola
Poi si è decisamente avvicinato a Nicola Adamo perché, pare, molto in sintonia con Madame Fifì. Vanno a mare nello stesso lido e c’è l’incredibile caso delle multe a ripetizione che becca nel tratto Cosenza-Roma con l’auto aziendale Chrysler Voyager: parliamo di qualcosa come 12 mila euro. Perché Cosenza-Roma? Perché Furgiuele, quando ci sono problemi, si rifugia da Adamo, nella Capitale dalla fine di giugno, con obbligo di dimora, per la vicenda Rimborsopoli. Ora, come sapete, è felicemente tornato a casa…
Ma i legami non si fermano qui. C’è tutta la vicenda legata all’autista Feliciano D’Alessandro, che Furgiuele tutela in tutti i modi (illegittimi) possibili.
Adamo, secondo la magistratura, interviene in prima persona per le vicende legate agli appalti di Speziali ed è ancora in prima linea quando si tratta di “regalare” a Matacena i 32 milioni del mega appalto per i mezzi antincendio. E ci sarebbero fior di intercettazioni che lo chiamerebbero pesantemente in causa.
MARIO OLIVERIO

Punto di domanda: un governatore serio, con tanto di unità operativa di controllo dell’ente Calabria Verde, può permettere che il proprio management fiduciario passi carte ufficiali ad un giornale (quello di Pollichieni)?

marioOliverioIl presidente è stato chiaramente sotto ricatto di un direttore che è stato destituito solo poche settimane fa. Furgiuele non solo prova sfacciatamente a truccare la gara ma gestisce Calabria Verde in maniera fallimentare. Ci sono spese assurde per il cosiddetto fondo economale, i distretti non lavorano perché nonostante sia passato un anno non sono stati fatti ordini di servizio, prende 12mila euro di multe e non dà giustificazioni, usa smodatamente il personale esterno nonostante abbia già 1.000 dipendenti,  attua procedure bizzarre di gestione appalti pubblici e cosi via. Perché Oliverio non lo ha cacciato prima a calci in culo?

Perché anche Oliverio ha i suoi scheletri nell’armadio e abbiamo scritto anche questo. Furgiuele, per trovare una giustificazione al suo improvviso cambio di casacca, non può fare altro che cantarsi le malefatte di Pignanelli, braccio destro di Oliverio, il quale ha preteso tre concessioni per una ditta di San Giovanni in Fiore, puntualmente sospese e annullate perché irregolari (se no che Pignanelli sarebbe?) e si è visto beccare con le mani nella marmellata per un taglio boschivo illegale, prontamente denunciato dai dirigenti di Calabria Verde.

E’ corruzione anche questa. Certo, non siamo ai livelli dei mega appalti che i nostri eroi vorrebbero papparsi, ma non possiamo certo dire che Pignanelli e Oliverio siano delle brave persone. E comunque stiamo parlando di questioni che finiscono per rendere praticamente perpetui gli interessi di “pronto intervento” delle premiate ditte simpatiche alla “politica di Palla Palla”. 

Capiamo anche che i “papponi”, sconsolati per aver perso la pappatoia e preoccupatissimi di finire come Trematerra o Sebi Romeo, abbiano un diavolo per capello. Ma parlare di fondi comunitari per la… comunità fa veramente sorridere. Esattamente come la faccia di questo Furgiuele, esempio vivente della corruzione in tutte le salse.

La speranza è che i bravi magistrati della DDA di Reggio Calabria e della procura di Catanzaro facciano presto chiarezza. L’affare, com’è facile intuire, si ingrossa sempre di più…

E non si salva nessuno: sia chiaro a tutti.