Decoro e legalità: via Minniti dalle città

DECORO E LEGALITA’: VIA MINNITI DALLE CITTA’

Questa mattina, all’Unical, in occasione della visita del Ministro dell’Interno Marco Minniti, invitato nell’ambito di un convegno sull’Intelligence, più di un centinaio tra studenti, migranti, ricercatori, precari della scuola, occupanti di casa e attivisti, si sono concentrati, come già annunciato nei giorni scorsi in una conferenza stampa pubblica, alle pensiline dell’Università della Calabria per contestare la presenza di uno dei più alti rappresentanti di un governo tra i più autoritari di sempre. Marco Minniti, infatti, è l’autore di una delle leggi più anti-democratiche di questo Paese, un provvedimento atto a criminalizzare e marginalizzare ogni forma di dissenso e che, con il pretesto della paura, soffia sul fuoco della diseguaglianza e discriminazione sociale.

Il presidio si è presto trasformato in un corteo spontaneo che è stato ripetutamente ostacolato e caricato dalle FdO, solo perché determinato a calare un grande striscione dall’alto del ponte scoperto.

La reazione delle FdO tradisce molto di più di un semplice nervosismo di facciata, in quanto è soprattutto spia di un tentativo reiterato da parte di Minniti e del suo governo, targato PD, di tacitare i venti di protesta, annichilire lo spirito critico, silenziare le legittime lotte sociali.

Intanto, all’interno dell’Aula Magna, dove si trovava Minniti, un docente precario e attivista, a nome dell’intero presidio, ha provato a consegnare un foglio di via simbolico al ministro, ma poco dopo aver preso pubblicamente parola, è stato braccato e allontanato dall’aula stessa.

Minniti ha chiaramente anteposto le sue esigenze private di uomo politico alla funzione istituzionale che ricopre in qualità di Ministro dell’Interno. La militarizzazione del Campus, gli spintoni e le manganellate della celere sul ponte scoperto Bucci, il sequestro di striscioni prima ancora che fossero srotolati hanno avuto evidentemente un unico scopo: impedire che il dissenso fosse visibile al Ministro e al suo esiguo pubblico (leggi: elettorato) per pure ragioni d’immagine e non già di rischio concreto per la sua persona o per l’ordine pubblico in genere.

Chiare sono le responsabilità anche di chi, come il Rettore Crisci, per accattivarsi simpatie nei salotti altolocati del potere, impone la militarizzazione dell’università e avvalla il blocco di una manifestazione, che ha coinvolto anche diversi ricercatori e docenti della nostra università.

Chi cancella i diritti dei migranti, muove guerra ai poveri, mina la libertà di movimento ed espressione, trincerandosi dietro la retorica del decoro e della legalità, è nostro nemico e non sarà mai il benvenuto nella nostra università, nella nostra città, nella nostra terra. Ma, nostro nemico è anche chi è complice, avvalla e tutela la realizzazione di un programma securitario che compromette le più basilari libertà e mette in discussione i più elementari diritti.

A fine corteo, ci siamo recati in aula SSP1 “Giulio Regeni”, per un’assemblea pubblica che ha rilanciato sulla priorità politica dei prossimi giorni: la mobilitazione che si terrà nel comune di Celico martedì 20 giugno alle ore 17, per chiedere l’immediata chiusura della discarica e criticare l’attuale sistema di gestione dei rifiuti nella nostra regione. Inoltre, invitiamo tutte e tutti a partecipare all’assemblea studentesca di giovedì 22 giugno  che si terrà in aula SSP1 “Giulio Regeni” alle ore 11.

Studenti, migranti, ricercatori, precari, occupanti di casa e attivisti dell’area urbana