Capodanno al Grand Hotel: anche la polizia al veglione di Totera&Scarpelli, i truffatori figli di papà

E’ una specie di rompicapo questa storia al limite dell’incredibile, della “sola” o se preferite della truffa messa in atto da chi ha organizzato il veglione di Capodanno dell’Ariha Hotel di Rende.
Capodanno al Grand Hotel: 50 euro il costo del biglietto.
Hanno venduto almeno 2mila biglietti per uno spazio che poteva contenere 700 persone: un disastro.
Almeno 800-mille persone sono rimaste in fila per oltre due ore, dall’una alle tre, senza poter entrare. E poco prima delle tre uno dei sedicenti organizzatori ha spiegato che ormai non c’era più niente da fare e che si poteva tornare a casa.
Qualcuno se n’è andato, qualcun altro ha chiamato la polizia. Che, in effetti, è arrivata. Magari non subito, però è arrivata.
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Alle 4 di mattina c’erano tre pattuglie di polizia davanti all’Ariha Hotel, chiamate dalle persone truffate. I poliziotti, a quel punto, si sono resi conto della situazione pericolosa per le persone che stavano all’interno e hanno fatto spalancare tutte le porte. Così facendo hanno favorito l’ingresso anche ad altre persone che neanche avevano pagato il biglietto. Un casino.
Ma chi sono gli organizzatori?
Il regista è Antonio Totera, il nipote di Franco Totera, patron del Bar Due Palme di via Alimena e dell’Associazione culturale “Le Muse”, con la quale molto probabilmente ha chiesto l’affitto dei locali all’interno dell’Ariha Hotel. Molto vicino politicamente alla famiglia Gentile. Insieme a lui c’è anche Marco Totera, il cugino. Coordina il gruppo dei pierre.
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E per far quadrare ancora meglio il cerchio, tra gli organizzatori c’è anche Attilio Scarpelli, proprietario dello Scarpelli Caffè di piazza Riforma, figlio di Gianfranco, indimenticato direttore generale dell’Asp di Cosenza e fedelissimo di Tonino Gentile.
Si parla anche di un certo Matteo Maria Bruno.
La discoteca è omologata per 400 persone, come da permessi dei vigili del fuoco, con una sola uscita di sicurezza, più un’ uscita che dà nella sala congressi.
Ma qui ci sono altre quattro uscite che sono state ostruite dall’ impianto di amplificazione montato per l’occasione e da tavoli venduti a 50 euro a persona, che sono stati occupati da altre persone abusivamente. Vi lasciamo immaginare i parapiglia…
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Gli organizzatori, accecati dalla possibilità di facile guadagno (100mila euro i manu a manu come si dice volgarmente), non si sono creati scrupoli. Non si sono fermati davanti a nulla. Sono andati avanti come treni.
La sala congressi da 312 posti seduti è stata trasformata anch’essa in discoteca. Tra l’altro, essendo a mo’ di platea da cinema, è in pendenza e quindi molto pericolosa e scomoda. La moquette è stata ricoperta con del laminato in legno incollato che con la condensa si è staccato rendendolo praticamente inagibile…
In più, non contenti, hanno aperto altre due sale, tra cui la”Expo 1″, che è una sala senza uscite di sicurezza e non presente su nessun progetto e cartina dell’hotel in quanto è stata realizzata con lo scavo fatto per il posizionamento della gru quando fu costruito l’hotel.
Nel corso degli anni, quando arrivavano controlli di agibilità, l’ex titolare dell’albergo Mimmo Barile, che sapeva tutto prima, provvedeva a farla murare con dei pannelli di cartongesso.
Le altre uscite sono state unificate con dei pannelli di fortuna con una sola uscita di sicurezza.
Tutte le sale comunque non arrivano ad ospitare più di 700 posti. Gli organizzatori sapevano bene che non avrebbero potuto ospitare tutte quelle persone alle quali hanno venduto il biglietto.
Già il 29 dicembre si sapeva della vendita di oltre 2000 biglietti e che il prezzo di affitto della sala era di 15.000 euro. A conti fatti, se gli organizzatori avessero rispettato la capienza consentita, non avrebbero coperto neanche le spese, comprese Siae, artisti e sicurezza. E c’è da considerare che sono scese in discoteca anche altre 200 persone dal cenone organizzato direttamente dall’hotel, più gli “omaggi”.
E in più, sinceramente, non sappiamo se sia possibile subaffittare qualcosa che non ti appartiene. E qui andiamo dritti all’altro problema di questa vicenda che ci riserviamo di chiarire al più presto. Il gruppo iGreco di Cariati gestisce in affitto e direttamente dal curatore fallimentare l’Ariha Hotel. Insomma, l’albergo non è dei cariatesi e i “fratelli” non potevano affittare la struttura proprio a nessuno. Di conseguenza, chi ha dato il via libera al veglione dei figli di papà?
Ve lo diremo molto presto.