Caro energia, Calabria in ginocchio. Oltre 13mila famiglie a rischio povertà

Dall’effetto economico a quello sociale il passo è breve per il caro bollette. A fronte di una spesa annua aggiuntiva pro capite prevista di 1.390 euro, per fare fronte a consumi di energia elettrica e gas, vi sono infatti più di tredicimila le famiglie calabresi che rischiano di scivolare in condizione di povertà. Il dato che emerge dall’ultimo rapporto di Demoskopika è preoccupante già su scala nazionale: in Italia si paventa lo spettro della povertà per oltre 240mila famiglie (il 55% al Sud), ogni nucleo spenderà in media 1.516 euro in più per i consumi, con un aumento del 121% rispetto al 2021; complessivamente si parla di una cifra intorno ai 38 miliardi di euro, 15,4 per le spese legate all’elettricità, poco più di 23 miliardi per il consumo di gas.

In sostanza, avere acqua calda, cucinare, riscaldarsi comporterà spese consistenti per le famiglie. E l’effetto nel Mezzogiorno si preannuncia molto duro. Anche se in valori assoluti gli aumenti maggiori sono previsti nelle regioni del Nord, la condizione di fragilità economica del Sud determina ovviamente un impatto più pesante sul tessuto sociale, in particolare quello calabrese. Di fatto, una spesa maggiore per l’energia causa una contrazione secca della quota di reddito generalmente riservata al mantenimento di un tenore di vita standard. In questa fase l’effetto è ancora attutito dall’utilizzo dei risparmi personali, ma in assenza di un’inversione di tendenza, che al momento non sembra essere all’orizzonte, o di interventi volti a tamponare la corsa verso l’alto dei prezzi il quadro potrebbe peggiorare.

In Calabria nel 2021 la spesa complessiva per consumi energetici si era attestata a 905 milioni 993 mila 459 euro, per il 2022 p previsto il raggiungimento di quota 1.977.353.307 euro, con un incremendo di oltre un miliardo di euro, a livello procapite, l’anno scorso si spendevano 1.169 euro, quest’anno ne sono previsti 2.559, con un aggravio appunto di 1.390 euro pari al 119% di incremento percentuale. Da qui il timore che sulle 772.715 famiglie calabresi, 13.028 finiscano in condizione di povertà.

Le proiezioni dell’istituto Demoskopika sono state elaborate sui consumi delle famiglie elaborando i dati sulla povertà relativa dell’Istat e l’andamento dei prezzi per le utenze domestiche in servizio di tutela e nel mercato libero, desumibili dall’Arera, l’Autorità di regolazione per l’energia. Lo scenario è dunque allarmante ma le possibili contromisure dovrebbero avere un respiro non solo nazionale.

Il presidente dell’istituto di ricerca Raffaele Rio commenta i dati affermando che l’Unione Europea “deve dimostrare la sua condivisa capacità di affrontare la preoccupante emergenza energetica mobilitando ogni singolo euro disponibile nell’ambito delle sue competenze di bilancio. Anche perché, con questi continui rincari tariffari, ci sarà un crescente effetto domino sul ceto medio italiano”. Sottolinea che l’effetto dei rincari si sta facendo sentire nei nuclei con reddito pro capite basso e proprio nel Sud “si avverte maggiormente l’incidenza sul disagio economico delle famiglie”.

Porre un argine a questa folle corsa significa “recuperare nel breve periodo poco più di 38 miliardi di euro, l’aggravio stimato dei consumi familiari per il 2022. In questa direzione, aggiunge Rio, “oltre al rafforzamento dei bonus sociali elettrico e gas elevando il valore soglia Isee a 15mila euro per i mesi rimanenti dell’anno in corso e per il 2023 si potrebbe attivare il “metodo Covid” ossia l’introduzione, da parte delle istituzioni europee, di una flessibilità eccezionale nell’impiego dei Fondi strutturali e di investimento europei”. Al 30 giugno scorso la spesa certificata dall’Italia era pari a 46,9 miliardi, “il 51% delle risorse a disposizione nel periodo di programmazione 2014-2020 resterebbero dunque da spendere e certificare entro il 2023 e si tratta di circa 44,5 miliardi. In quest’ottica servirà una cabina di regia del governo che attivi un monitoraggio immediato delle risorse disponibili nei fondi strutturali. Mentre nel medio periodo servono misure strutturali sul mercato dell’occupazione e riduzione della pressione fiscale per aumentare il potere d’acquisto delle famiglie e rilanciare i consumi, non solo quelli essenziali e di prima necessità”. Fonte: Gazzetta del Sud