Caro Nicola, se la riforma Cartabia è stata approvata la colpa è anche tua

Il peggior incubo di Gratteri (per gli amici Nicola) è diventato realtà: la riforma della Giustizia è legge. A nulla è valso il suo pellegrinaggio nei salotti televisivi, e sulle pagine dei giornali: i suoi appelli alla politica sono stati tutti rispediti al mittente. Del resto la riforma altro non è che una rivalsa della politica sulla magistratura che negli ultimi tempi aveva scippato il “primato” del potere assoluto proprio alla politica che, con l’approvazione della riforma, ha inteso riprendersi quello che secondo lo “status quo” gli spetta per diritto: il potere di vita e di morte su tutti (metaforicamente parlando). La casta più potente d’Italia ritorna ad essere quella politica. Basta con la dittatura delle procure che vogliono arrestare gli amici degli amici! E’ questo lo slogan più adatto per questa riforma.

A mollare Nicola tutti i partiti compresi i 5 Stelle, oramai alla fine della loro disastrosa avventura politica. Eppure Nicola ci aveva provato con tutti i pezzotti politici a “tessere relazioni” nella speranza di accreditarsi come possibile estensore di una bozza di testo della riforma. Erano i tempi del Nicola supereroe nazionale, temuto procuratore capo con il vizietto delle retate contro gli amici degli amici. Dargli retta era il minimo che certi marpioni politici potessero fare. O meglio, gli hanno fatto credere di voler seguire i suoi “consigli” con un unico scopo: tenerselo buono! E vai con gli inviti, gli incontri, e gli elogi al procuratore: Salvini, Renzi, Morra, Letta, Berlusconi, Meloni, tutti pazzi per Nicola. Chi lo voleva Ministro, chi capo della Dia, chi Papa, chi presidente della Repubblica, chi santo subito! Una strategia elaborata a tavolino per tirarla alle lunghe senza inimicarserlo, con un fine preciso: approvare la riforma e neutralizzare per sempre l’azione di giudiziaria di Nicola. E infatti nella riforma c’è un “capitolo” dedicato proprio a lui: basta con i pm (leggi Gratteri) che invece di lavorare passano le giornate in Tv a sparlare della Giustizia e della politica. Niente più conferenze stampa, niente più “ordinanze” inviate agli amici giornalisti, niente più scalpi degli amici degli amici da appendere all’ingresso del villaggio. Di più: da oggi su cosa indagare lo deciderà la politica, e non più le procure. Non c’è che dire… hanno fatto un lavoretto coi fiocchi. E tutto questo è stato possibile proprio perché Nicola ha abboccato, per mera vanità, al loro amo. Noi abbiamo provato a dirglielo (tra il fuoco di fila di legioni di imbecilli), ma Nicola ha fatto “ricchia i mercanti”. Ha preferito le false lusinghe della politica, alle nostre amare verità. E questo è il risultato.

Nicò, noi ti vogliamo bene, ma non è nostro costume usare la retorica o peggio l’ipocrisia, e per questo te lo diciamo (come abbiamo sempre fatto) a viso aperto: la colpa è anche tua se tutto è precipitato. Non hai fatto altro che andare dietro a questi quattro “cani i mantria” che prima ti hanno illuso e poi ti hanno scaricato. Pensavi di passare alla storia di questa Repubblica, e invece sei finito come il ragionier Fantozzi: relegato in uno sgabuzzino a smistare scartoffie. Uno sgamato come te che si è fatto mettere nel sacco da personaggi come Salvini, Renzi, Meloni, Morra, francamente lascia un po’ l’amaro in bocca. E la prova di tutto questo sta nel fatto che hai sempre “rinviato” con mille scuse, nell’attesa di capire come schierarti politicamente,  la madre di tutte le inchieste sulla massomafia calabrese: “Sistema Cosenza”. Un modo per non far torto a nessuno visto che nell’inchiesta “Sistema Cosenza” c’era di tutto: deputati, senatori, sindaci, consiglieri regionali e comunali di tutti i partiti, e poi giudici, avvocati, professionisti, dirigenti pubblici e divise corrotte. Che era quello che volevano i marpioni sopracitati, e ci sono riusciti. Ora non puoi fare più niente. Se finito dritto dritto nella loro trappola. E questo per tua volontà. Potevi agire diversamente, ma hai scelto la finta “cautela” mista alla strumentale attesa per mero egocentrismo, seppur sempre mosso da un fine nobile: rendere la Giustizia giusta e uguale per tutti. Ma non sempre il fine giustifica i mezzi. E questo è uno di quei “casi”.

Ora ci aspettiamo da chi come te è abituato, per mestiere, a chiedere agli altri di assumersi le proprie responsabilità, che tu faccia lo stesso. L’onestà, come ben sai, non è solo relativa all’aspetto materiale, ma anche a quello intellettuale. Da uno come te pretendiamo la verità. Pretendiamo la verità sulle tante pressioni che hai ricevuto sottobanco per fermare l’operazione su Cosenza, tanto oramai non hai “nulla da perdere” (che è quello che noi ci sentiamo dire da tutti ogni santo giorno), la tua “carriera” politica e professionale finisce qui, finisce oggi. Restituisci la verità alla gente e questo, ascoltaci, vale molto di più di qualsiasi premio, onorificenza, o titolo. Caro Nicola, permettici questa citazione che a nostro parere è più che azzeccata: quando il gioco si fa duro i veri duri iniziano a giocare. Se decidi di non darti all’agricoltura e al pascolo di capre e pecore, sai dove trovarci.