Caro Palla Palla, i calabresi non ne possono più di te e dei tuoi lecchini

Caro Presidente Oliverio,

ha proprio ragione: basta “gettare merda” su di lei. E’ un esercizio superfluo, visto e considerato che ci ha pensato da solo a ricoprirsi di uno strato solido e consistente di organiche deiezioni. E sarebbero anche fattacci suoi se non fosse che -quella stessa merda- ricopre tutta intera la Calabria. Già l’incatenamento per la questione sanità era stato un primo campanello d’allarme. Ci vergognavamo già abbastanza senza dover subire anche l’onta dell’unico Governatore d’Italia che non trovava altro modo per farsi ascoltare che tradursi in catene sino alle porte di Palazzo Chigi.

Ma non era quella la “promessa non mantenuta” che ha fatto incazzare i calabresi. Sono ben altre le cose che lei proprio non ha capito. Lei che avrebbe avuto la capacità e l’esperienza per comprenderle fino in fondo. Lei che, ricevute per grazia divina tutte le fortune politiche che si potessero desiderare, non ha avuto la generosità di “dare” dopo aver tanto “preso”. Di scombinare le carte e di stoppare i famelici appetiti dei “soliti e pingui noti”. Di chiamare al suo fianco le migliori intelligenze della Calabria rinunciando, una volta tanto, a quelle meschine operazioni clientelari che ci mortificano e soffocano da sempre. Insomma: di prendere una ramazza e di spazzare via tutto lo stantio sedimentato nelle stanze della Cittadella, di aprire le finestre per far entrare aria pulita e luce in quei vagoni putrefatti che sono i dipartimenti regionali.

Ci ha fatti incazzare quel suo modo sciatto e provinciale di circondarsi di dame e cicisbei traghettati -pari, pari- dall’ancien régime del suo feudo cosentino. Quel vacuo dirigismo dell’uomo solo al comando che non si accorge che la peggiore burocrazia regionale continua a banchettare e a “mangiarci la casa”, più e meglio di prima.

Luigi Zinno

Ci fa incazzare quando continua ad elencare i suoi “successi” blaterando di “bonifiche delle partecipate che hanno prodotto guasti e malaffare”, senza mai entrare nel merito (chi, ad esempio, dirigeva Calabria Verde dall’esterno?) e sparando nel mucchio, manco fosse un grillino nato ieri. Qualcuno dei “suoi” prima o poi le dovrà pur dire qualcosa sulle partecipate sussurrandole nell’orecchio che -magari- non è stata proprio una brillante operazione ri-nominare l’ingegnere Zinno a capo dell’Azienda Calabria Lavoro, in posizione di palese conflitto d’interesse, visto e considerato che il figlio Antonio è legato allo stesso Ente da un contratto prorogato -guarda caso!- proprio mentre il “paparino” veniva ri-nominato commissario.

Rosaria Guzzo e il suo media di riferimento (e che ve lo dico a fare?)

Per tacere del concorso farsa allestito dallo stesso per la “modernizzazione della pubblica amministrazione” che ha finito per “premiare” gli stessi esperti che a quel progetto ci lavoravano dal 2010, per un compenso di 3mila euro cadauno. Qualcuno dei suoi prima o poi dovrà dirle che Fincalabra e Calabria Verde continuano ad essere “enti dopati” anche sotto il suo governo e che il Co.R.A.P. è stato lasciato per anni (prima dell’arrivo della procura) nelle mani di una signora che “non è bella, non è bionda, ma dice sempre di si” (si chiama Rosaria Guzzo e ovviamente è cosentina) e che, soprattutto, non capisce nulla di fattori di agglomerazione e di comparti produttivi. Sulla signora (ma perché -beata lei!- non è andata in pensione?) è stato detto, scritto e documentato di tutto e di più; ma nulla ha scomposto il nostro Governatore, niente lo indignava o gli provocava un moto di irritazione: è questo che ci fa incazzare!

Ci fa incazzare perché mentre parla di “bonifiche” e vaneggia di “guasti e malaffare”, è lei che li fomenta eludendo accuratamente di dare alle famigerate partecipate regionali gli organi previsti dalla legge: evita accuratamente di pubblicare i bandi perché si illude che da quelle postazioni i suoi fedeli nominati continueranno a rispondere a lei e solo a lei, non avendo capito che “quelli” rispondono innanzitutto a loro stessi.

Ci fa incazzare quando afferma che lei resta “in campo perché i cittadini le hanno dato questa responsabilità”. E’ vero, gliela abbiamo data, ma lei in campo proprio non ci sta: non gioca una palla, non fa un tiro in porta, non prende una rincorsa. Ha mantenuto fino all’altro ieri il Dipartimento Programmazione Comunitaria tale e quale lo aveva “apparecchiato” Scopelliti. Si è liberato del fiacco Praticò troppo tardi, ma siamo sicuri che farà di tutto per sbagliare ancora. Così come siamo certi che il “mosaico scomposto” dal tardivo addio di quel Dirigente generale ci regalerà l’ennesimo frutto avvelenato: alle attività economiche avremo finalmente un reggino, lo sgomitante Iracà! E così ci fotteremo pure la ZES!

Ci ha fatto incazzare perché per lei la ‘ndrangheta non esiste: mai una parola sull’intricata ragnatela che lega i clan e certa dirigenza intorno ai medesimi interessi. Per lei Mammasantissima o Gotha o Meta non esistono, mentre i loro tentacoli si allungano sin nelle sue stanze.Ci ha fatto incazzare perché ha nominato -nientepopodimeno!- dirigenti generali e/o commissari personaggi che mai nella vita hanno affrontato un pubblico concorso; li ha premiati anche quando ben sapeva grazie a chi e a quali opachi procedimenti si erano guadagnati un posto in Regione. Li ha esaltati, valorizzati, pompati, conscio del fatto che costoro mai saranno fedeli al proprio ufficio e che domino semper parent et servi et ancillae. Ci ha fatto incazzare quando, licenziata ob torto collo l’odalisca Barbalace, le è sembrato disdicevole che la poverina si mettesse in aspettativa per due anni, cosa che avrebbe finalmente reso nota la sua già evidente incompatibilità. L’ha “ammucciata”  -la sventurata!- nelle pieghe del Gabinetto della Presidenza della Giunta, in attesa che il suo alacre protettore la ricollochi in qualche sede, consona alla sua non indifferente “stazza”.Ci fa incazzare quando a gestire la difficile partita del PSR lascia un incapace che a stento parla l’italiano mentre il “consigliere delegato” continua ad abbaiare alla luna facendo finta di non sapere delle centinaia di richieste di accesso agli atti, delle piattaforme digitali che si inceppano, dei bandi farraginosi ed espulsivi e di quelli a “posti riservati”. Ci ha fatto incazzare perché all’Arcea -nonostante le ingenti, documentate perdite- ha lasciato per anni (prima di “dimissionarlo” al culmine degli scandali) il simil-intellettuale Nicolai, già nominato dal plurindagato Trematerra e sostenuto dal più noto suocero -il senatore Marini- che in quanto a “posti riservati” non è secondo a nessuno. Anche qui, il conflitto di interessi parla da solo, soprattutto se si considera che un cospicuo numero di progetti passa dalla Ecoteam di via Campagna a Cosenza. Dalla compagine societaria Nicolai è sparito, ma ne restano indelebili le tracce.

Ci fa incazzare perché dal Lupo della Sila (si è accorto che ormai tutti la chiamano solo e solamente Palla Palla?) ci saremmo aspettati che -compreso che il POR viene regolarmente dettato dall’“esterno”- per prima cosa lo avrebbe “destrutturato” per renderlo finalmente uno “strumento democratico”, comprensibile ai più e soprattutto attuabile. Ci saremmo aspettati che -piuttosto che fossilizzarsi sul PISL «Lorica Hamata», voluto e finanziato dal Governatore Scopelliti- si fosse dato una mossa e avesse fatto della Sila -la sua Sila!- un grande progetto degno di quel meraviglioso paesaggio che Dio ci ha inutilmente regalato. Sarebbe stato il modo per dare senso a sostanza anche all’asfittico PISL di Scopelliti perché -allo stato, lo sappiamo tutti- il “Lorica Hamata” è destinato a fallire.

Ci saremmo aspettati che sul POR non continuasse a snocciolare il rosario della “Calabria che è finalmente entrata nel gruppo di testa, tra le regioni italiane, per impegno di spesa e nella media nazionale per la certificazione della spesa”. Parole consumate, abusate, trite e ritrite che ci propinano da decenni. Ci saremmo aspettati che un politico navigato come lei avesse compreso nel proprio intimo che le politiche di coesione, al di la di impegni e certificazione della spesa, devono innanzitutto essere percepite dai cittadini, dai sindaci innanzitutto, che meritano di essere guidati e supportati nell’attuazione dei loro progetti. Il Lupo della Sila avrebbe preso a calci l’esercito dei tanti perditempo consulenti, dirigenti, funzionari e li avrebbe mandati in giro per la Calabria ad ascoltare, aiutare, guidare, accompagnare… mentre Palla-Palla li avrebbe lasciati lì, proprio dove sono.

Non ci ha fatto incazzare perché ha minacciato di incatenarsi dinnanzi a Palazzo Chigi e poi non l’ha fatto. Ci ha fatto incazzare perché fra lei e Scura (prima del suo recentissimo addio) un povero calabrese non sapeva davvero chi scegliere; perché i capi bastone che ha collocato ai vertici della sanità regionale ci fanno rimpiangere le scelte fatte a suo tempo da Scopelliti e sono la vera ragione perché Scura è rimasto in sella per anni; perché le parole che ha usato ogni volta che ha invocato “la fine della gestione commissariale” raccontavano di uno scontro di potere e non di amore per la sua terra; perché -ancora oggi- non demorde e chiama a raccolta i privati della sanità ben sapendo di chi -in massima parte- si tratti.

Non ci ha fatto incazzare per null’altro che non sia una speranza disattesa e un futuro rubato.

Una cosa il voto del 4 marzo ce l’ha insegnata: coltivando clientele, vezzeggiando i potenti, coccolando gli incapaci non si va da nessuna parte. Era tutto già scritto. E questo porta con sé un risultato quasi ineludibile: il governo dei nostri destini sarà affidato dalla rabbia della gente a qualche grillino in “salsa calabrese” o peggio a qualche leghista. E perciò più incolto, giustizialista e pauperista di chiunque l’abbia preceduto. Soprattutto questo ci fa incazzare!

Rosario Perrotta