Caro Palla Palla, il tuo asso nella manica si chiama Minniti

Dopo aver annunciato lo sciopero della fame, a seguito dell’operazione “Lande desolate” eseguita dalla procura di Catanzaro, il presidente Oliverio, nel rigettare completamente l’impianto accusatorio messo su da Gratteri definendolo una vergogna, pone una domanda che merita una attenta considerazione.

Ma prima è d’uopo fare una premessa: tutte le accuse che la procura di Catanzaro rivolge a Oliverio sono, per quel che ci riguarda, delle verità storiche che speriamo presto diventino anche verità giudiziarie. Palla Palla è sempre stato un amico degli amici. E di racconti sul suo operato malandrino ne abbiamo scritti tanti. Basta scorrere il nostro sito per capire di quali porcherie si è macchiato nella gestione della cosa pubblica. Ha gestito la cassa pubblica come fosse il suo portafoglio, decidendo, di volta in volta e in base alle convenienze politiche e mafiose del momento, a chi elargire denaro e a chi no. Nel suo lungo operato da amministratore pubblico più che dei problemi dei calabresi, si è occupato principalmente di sistemare parenti, amici e mafiosi. Ha costruito, con il denaro pubblico, la più grande clientela elettore della storia della regione Calabria. Il tutto con l’aiuto di altri due campioni della politica calabrese: Madame Fifì e Capu i Liuni.

Due personaggi che hanno sempre vissuto di imbrogli e intrallazzi. Gente che non si è mai fatto scrupolo di speculare sui bisogni della gente, arricchendosi, con il pubblico denaro, “a fare schifo”. Palla Palla non è innocente, non lo è mai stato, e la prova della sua colpevolezza sta nella miseria conclamata dei calabresi, nelle opportunità negate, nei diritti violati, nelle promesse tradite, nello sperpero delle risorse, nelle regalie ai mafiosi, nella redistribuzione mancata. Solo in pochi si sono arricchiti durante il suo dominio, e questi sono tutti, guarda il caso, amici degli amici. Altro che garantismo!

La domanda che pone Palla Palla è questa: “Prima di tutto vorrei sapere: come mai il presidente Morra ha saputo dell’indagine prima del sottoscritto? Evidentemente ci sono nuovi potenti che custodiscono segreti e misteri. In secondo luogo rispondo a Morra che mai mi dimetterò”.

Una domanda legittima che apre uno scenario inquietante.

Palla Palla chiede questo perché tra i primi ad intervenire ieri, ad operazione ancora in corso, è stato proprio il presidente dell’antimafia Morra. Come a dire: a prima gaddrina ca canta ha fattu l’uavu. La notizia non era ancora di dominio pubblico che già il senatore Morra chiedeva le dimissioni di Oliverio. È chiaro che il Morra fosse già al corrente di tutto perché nel video parla dei “contenuti” dell’operazione che nessuno ancora poteva sapere, facendo tra l’altro confusione sul “clan Barbieri”. Attribuisce all’imprenditore organico alle cosche la gestione di un clan. Morra parla dell’operazione senza neanche avere la pazienza di aspettare la conferenza stampa per saperne di più. E questo evidenzia, in maniera incontrovertibile, la conoscenza “preventiva” dei fatti da parte di Morra.

E se così è, vuol dire che il sistema funziona sempre allo stesso modo: chi ha informato Morra dell’operazione contro Oliverio?

Se Morra è veramente una persona seria, questo ha il dovere di spiegarlo. Comportarsi allo stesso modo di Madame Fifì o di Palla Palla, non gli fa certo onore. E poi lasciare sospesa questa risposta significa avallare il pensiero di Palla Palla: “Evidentemente ci sono nuovi potenti che custodiscono segreti e misteri”.

E dice bene Palla Palla quando parla di “nuovi poteri” perché quelli di prima erano suoi amici, uno su tutti: lo spione pelato, al secolo Marco Minniti.

Ecco, potrebbe chiedere a Minniti, per esempio, di dire la verità su quello che è realmente successo a Cosenza in merito alle coperture di cui ha goduto Occhiuto e molti del PD, don Magorno su tutti. Potrebbe chiedergli di parlare dei suoi rapporti con i pm della Dda di Catanzaro e di quanto si è adoperato per fermare l’operazione avviata dal dottor Bruni, sul “Sistema Cosenza”. Così da far capire alla gente che Occhiuto non è la vittima, come dice Gratteri, ma uno dei delinquenti politici più pericolosi che la Calabria abbia mai avuto.

Caro Palla Palla, il tuo asso nella manica si chiama Minniti, costringilo in tutto i modi a rivelare i fatti di cui lui è detentore assoluto. Costringilo a parlare dei suoi rapporti con Luberto, e degli accordi con la Santelli. Solo così ti puoi salvare e rendere la pariglia, sempre all’interno di quella che per noi resta una guerra tra mafie politiche, ai tuoi avversari.

Anche perché credere al tuo sciopero della fame in quel di San Giovanni in Fiore, in periodo natalizio, è come credere aru ciucciu ca vula.