L’ultimo blitz di Gratteri tra Vibo Valentia e provincia all’inizio dell’anno denominato “Olimpo”, tra le pieghe delle “logiche turistiche” legate alla ‘ndrangheta aveva messo a nudo l’immagine di un sistema complessivo dove ci sono insieme il mafioso di paese, il grande mafioso con agganci nella potentissima massoneria vibonese e soprattutto l’imprenditore turistico che si interfaccia con le ‘ndrine locali, che ha rapporti con le istituzioni a livello dei dirigenti (ma tutti sappiamo che si arriva fin dentro la classe politica anche se Gratteri non ha ancora toccato questo livello o non gliel’hanno fatto toccare), e tesse gli interessi di grandi aziende internazionali come per esempio la Tui di Pizzo Calabro, che è un vero e proprio colosso del turismo. .
Salendo di livello, poi c’è la burocrazia regionale, che con i suoi dirigenti ha creato un potere suo proprio che mette al servizio dei presidenti e degli assessori di turno, che com’è noto fanno parte tutti della stessa “banda” senza alcuna distinzione di colore.
Questo intreccio emerge anche dalla vicenda della Prefettura di Vibo e del porto di Tropea ridotti a veri e propri verminai della massomafia vibonese e si espande in tutti i settori. Anche i cenacoli di Natuzza Evolo, la mistica di Paravati e il centro di Padre Pio a Drapia entrano in questa “categoria”.
Per qualche tempo abbiamo cercato di prevedere quali sarebbero state le prossime mosse di Gratteri, che era ormai arrivato alla quarta operazione in poco più di tre anni: Rinascita Scott, Rimpiazzo, Imponimento e Olimpo. Se Gratteri avesse preso questo capo della matassa e avesse cercato di sbrogliarla, gli sviluppi potevano essere interessanti, ma non è andata così, purtroppo… La sentenza di primo grado del processo “Imponimento” è stata un disastro: i fratelli Stillitani e l’ex consigliere comunale vibonese Tedesco sono stati clamorosamente assolti e tutti hanno visto in queste decisioni – ancora una volta – uno schiaffo a Gratteri. Ma non solo.
Scendendo nel dettaglio di quanto è emerso finora, per gli episodi in se – parliamo di “Olimpo” – anche qui è facile prevedere che finirà tutto in assoluzioni o condanne minime, comunque vada. Il “traffico di influenze” che viene contestato ad alcuni colletti bianchi prevede una condanna fino a 4 anni, figurarsi per un fatto che poi non si è realizzato. Stessa cosa per i colletti bianchi della Prefettura di Vibo o del porto di Tropea. Sono episodi che dovrebbero essere sviluppati e allargati ed è purtroppo lo stesso discorso che facciamo da 3 anni e che non si è… allargato, al di là di quello che avesse potuto dire Gratteri. Che tra l’altro ormai è anche a Napoli.
Abbiamo scritto trattati sui contributi ai tour operator esteri, compresi quelli che agiscono in paradisi fiscali peraltro scoperti dalla Dda come Cipro: viene da chiedersi perché Gratteri e i suoi uomini non sono andati a mettere mani su quei finanziamenti, sui contributi europei per realizzare o ristrutturare villaggi, sui contributi dati a pioggia sul Covid sotto la sciagurata gestione Orsomarso, pardon Orsomarcio. Lo sapevano tutti – e quindi anche Gratteri – che il sistema di potere sta là ma a quanto pare non si può toccare. Ed è la solita storia del “vorrei ma non posso” che Gratteri non ha detto mai apertamente ma che è il triste sottofondo che si apriva ogniqualvolta dava il via a una “operazione” contro la massomafia.