Cassano e il diritto di critica: finalmente c’è un Giudice che zittisce Papasso (e la sua banda)

di Pasquale Cersosimo

Il Tribunale di Castrovillari si è espresso: è legittimo manifestare il pensiero, è legittima la critica, purché non ecceda in ingiurie denigratorie.

Quest’estate mi è arrivata una carta del Tribunale di Castrovillari in cui mi si diceva che ero stato denunciato da un ex assessore del Comune di Cassano allo Ionio, poiché l’avrei diffamata ai sensi dell’art. 595 del codice penale.

Una notizia che mi lasciò di stucco, visto e considerato che quando parlo e quando scrivo sto sempre attento a non offendere e/o diffamare le persone, sia perché non è nella mia natura, sia perché conosco bene le regole, le leggi e le buone maniere che stanno alla base del vivere civile, del confronto democratico e quindi, dello scrivere e del parlare.

Di questa querela so ben poco, non ho voluto approfondire l’argomento visto e considerato che non mi reputo una persona che offende e diffama, tutto ciò che so è che sembra che i miei post o i miei articoli abbiano indotto un senso di frustrazione nella persona offesa.

E so anche che già lo scorso mese di aprile, il Pubblico Ministero aveva deciso di archiviare il caso e la difesa, legittimamente, aveva deciso di opporsi all’archiviazione, chiedendo ulteriori elementi investigativi.

Nella giornata di ieri arriva la sentenza: il GIP del Tribunale di Castrovillari, dott. Lelio F. Festa, ha disposto la definitiva archiviazione del procedimento.

Tra le motivazioni: “Non c’è offesa, è legittimo esprimere il pensiero, purché non trasmodi in ingiurie ed offese”.

Di più non so: la sentenza parla di un centro per disabili finanziato con fondi regionali, dove evidentemente l’ex assessore offesa prestava servizio dopo l’esperienza amministrativa.

L’unica cosa che mi interessa è che ha trionfato il Diritto: un Giudice ha detto che è legittimo manifestare il proprio pensiero, basta che non si offendano le persone.

Non è solo una vittoria personale, ma un risultato politico importante.

Perché finalmente in questa Città si possa capire che la legge ci chiede di interessarci e prendere parte alla vita politica: è un dovere di ognuno, è un diritto che nessuno può negarti.

Sono dieci anni che a Cassano Ionio non puoi dire la tua, se non vuoi essere aggredito verbalmente, se non vuoi restare ai margini, se non avere nessuna opportunità.

E tutto nasce da quando l’amministrazione Papasso si insediò, con tanti sospiri, alla guida del comune.

In quegli anni tutto venne stravolto: chi, da sempre, si occupava di cultura e di sociale, chi ruotava nel mondo dell’associazionismo, se non era in linea con i diktat, poteva dirsi fuori. Il panorama associativo locale fu stravolto: vennero finanziate solo alcune associazioni e tutte le altre, pian piano sono scomparse, determinando l’attuale atmosfera spenta che oramai si respira da qualche anno.

Ai progetti di auto impiego ed alle borse lavoro fu scelto l’assistenzialismo: pacchi alimentari e buoni spesa presero il posto di posti di lavoro.

Il disagio è triplicato, in Città convivono migranti e cittadini all’estremo delle condizioni di vivibilità e dal municipio si ostinano a lanciare foto e comunicati stampa dove mostrano una città che accoglie.

Non solo: ogni forma di partecipazione civica fu ignorata e lasciata morire. Stavano nascendo i forum, le reti sociali, i gruppi di associazioni e comitati, tanto utili alla vivacità del territorio ed alla partecipazione dei cittadini alla vita sociale della città. Tutto questo venne sostituito da un’amministrazione verticistica, dove a decidere chi doveva partecipare o no era un assessore che poi chiedeva il permesso finale al sindaco.

C’era anche un bel movimento di opinione: giornalisti, circoli culturali, gente che parlava, proponeva, faceva opposizione e contribuiva ad amministrare meglio e negli interessi dei cittadini.

Le famose telefonate decretarono la fine di tutto questo: se oggi dici la tua, c’è sempre qualcuno che si offende sul lato personale e ti viene a fare una storia assurda per strada, facendoti fare la figura del rompiscatole e dell’infame, di colui che non si fa i fatti suoi.

Ci sono dipendenti comunali, gente che gestisce appalti e/o affidi diretti che ti evitano, ti chiedono di non metterli nei guai, di non fare foto.

E quei pochi che hanno deciso di essere liberi, devono convivere con le offese e le ingiurie. Un’atmosfera surreale, almeno in un paese democratico.
Non ci sono più momenti di confronto, la gente non si incontra più per strada ed oggi più che mai il paese è diviso in due, una divisione che crea malumori, inimicizie, pessima qualità della vita.
Il tutto perché chi parla contro non è buono.
Oggi un Giudice, cioè quello che esprime il Giudizio, ci ha detto si può dire ciò che si pensa, ma non si deve offendere nessuno.
E questo, è il messaggio che tutti i Cassanesi devono capire.