Castello di Rende: ma perché i cittadini devono arricchire (ancora di più) la famiglia Bilotti?

Il Castello di Rende, dove i poveri danno ai ricchi

In qualità di presidente della neonata associazione Spazio Aperto 1495, nonché di residente da sempre nel centro storico di Rende, apprendo con sgomento dell’acceso dibattito che riguarda il restauro del Castello Normanno Svevo situato nel borgo antico.
Faccio notare che il Castello di Rende è un immobile monumentale censito nel QTRP (Quadro Tecnico Regionale a valenza Paesaggistica) ed è tutelato anche dal Codice dei Beni Culturali  ai sensi dell’ art.10 della legge 42/2004.

Tale quadro normativo impone che per tali immobili monumentali i progetti per interventi di restauro  siano subordinati all’approvazione della Soprintendenza dei Beni Culturali che rilascia una regolare Autorizzazione (art.21 della legge 42/04) con precise prescrizioni sui materiali e sullo stile architettonico da preservare. Tale autorizzazione è stata già concessa e i lavori di restauro sono già stati appaltati.

Pertanto, mi chiedo che senso possa avere fare ipotesi progettuali, quando ci sono già Enti competenti con valenti tecnici degli uffici della Sovrintendenza che si sono già espressi sulla soluzione progettuale autorizzando di fatto i lavori di restauro.

Con queste polemiche sterili, alimentate talora da amministratori e consiglieri comunali sprovveduti, si rischia di fare confusione ai danni dei cittadini e di nascondere altre problematiche.

Vorrei a tal proposito fare una precisazione sul Castello di Rende.

Le precedenti Amministrazioni Comunali circa dieci anni fa, a partire dal 2011 hanno dato in concessione il Castello per 99 anni ad un privato e nello specifico alla famiglia Bilotti, come dimostra anche la targa che è esposta all’ingresso “Museo  Bilotti Ruggi d’Aragona”.

Faccio presente che nella storia del Castello non c’è traccia di questa famiglia e nemmeno nelle tradizioni delle famiglie nobili rendesi.

La riflessione che abbiamo fatto in seno al comitato direttivo è la seguente: si può fare un’investimento pubblico di circa 1,5 milioni di euro su di un immobile ché è stato dato in concessione ad un privato per 99 anni ?. Questo è il quesito che i vecchi e i nuovi amministratori dovrebbero chiarire ai cittadini.

Per le modalità e i termini temporali  con cui è stata fatta, più che una concessione sembra una vera e propria donazione che il popolo di Rende e i cittadini del Centro storico fanno ad una famiglia di mecenati. Hanno invertito il significato di progresso e di emancipazione sociale: i poveri danno ai ricchi !

Ing. Gianluca MORRONE

Presidente dell’associazione Spazio Aperto 1945