Castrolibero, la domanda (di tutti) alla preside: “Come mai quel docente ha ripreso indisturbato la sua attività lavorativa?”

Una triste storia dal Liceo Scientifico Valentini-Majorana di Castrolibero

Voglio metterci la faccia e pertanto mi presento: sono Francesco Luigi Gallo, classe 1991, nato e residente a Cosenza. Sono dottore magistrale in Scienze Filosofiche (110/110 e Lode) e dottore di ricerca in Filosofia (90/90 cum Laude). Sono docente specializzato in attività di sostegno didattico per la scuola secondaria di secondo grado e docente incaricato di Filosofia dell’Uomo, Estetica ed Ermeneutica filosofica. Sono autore di tre libri e numerosi articoli scientifici (pubblicati su riviste nazionali e internazionali) e sono membro di prestigiose e storiche istituzioni alle quali mi onoro di appartenere. Sono padre e sono fratello.

Sono fratello, più precisamente, di una ragazza diciottenne, J. G., che all’epoca delle molestie subite dal docente era appena quattordicenne. La mia superba presentazione iniziale non vuole affatto essere una – peraltro inutile – autocelebrazione ma vuole ricordare a chi si sta interessando di questa triste ed incivile vicenda che dietro i «classici ragazzi di oggi che aspettavano la scusa» ci sono persone, nella cui categoria mi annovero con onore e fierezza, che hanno le carte in regole in termini di attendibilità, credibilità e rispetto per poter essere presi sul serio. Serve a poco ribadire che tutto ciò che è affermato senza prove può essere smentito senza prove. Studi epistemologici e filosofici avanzati hanno ormai chiarito che la verità monolitica, evidente, rigida e luminosa del metodo geometrico-matematico è una forma della verità, un aspetto, e non è certamente la modalità unica con cui essa – la verità dico – può essere colta, sostenuta e difesa. Ci sono altre forme di verità (tante forme, religiose, poetiche, relazionali), meno evidenti ma non per questo meno forti.

Mi riferisco in particolare alla verità della testimonianza, alla verità dell’esperienza, alla verità del sentimento. In tali circostanze – che sono poi le circostanze del dialogo fraterno, nella fattispecie – si coglie intuitivamente il dolore, la frustrazione, la disperazione, l’offesa spirituale oltre che corporale e a poco serve l’argomento: “non ci sono prove”.

La prova è la testimonianza fraterna, filiale, parentale che manifesta immediatamente se stessa, e che poi si sintetizza nella congiuntura delle singole esperienze vissute e raccontate, e che insieme formano una forza probante più grande e più forte di ogni verità logico-matematica (apodittica).

Laddove la legge non può intervenire è la coscienza morale e civile che deve MOBILITARSI, e l’inchiesta giornalistica, la diffusione mediatica, l’opinione pubblica (nel senso migliore dell’espressione) servono proprio a questo scopo nobile e urgente. Ci sono molte domande che attendono una risposta, e se qualcuno le dimentica (volutamente) io gliele ricorderò in questo modo, pubblicamente, in più occasioni e reiteratamente, fino a quando diventeranno dapprima fervida curiosità, poi coscienza comune, poi azione morale e infine giustizia. Per questo processo lento e graduale io dichiaro, con forza e consapevolezza, di essere pronto e comincio proprio ora ad innescare una prima, fondamentale, riflessione.

Lo faccio ponendo una domanda alla Dirigente: come mai, le chiedo, il docente ad un certo punto ha ripreso indisturbato la sua attività lavorativa? Eppure non si può affatto dire che la scuola non ne sapeva nulla, dato che l’email in mio possesso conferma l’appuntamento, da me richiesto «con la massima urgenza per le condizioni psicologiche precarie di mia sorella» per il giorno 28/06/2018 alle ore 18.00. Appuntamento al quale io e mia madre ci siamo puntualmente presentati per un confronto civile con il docente che oggi, con il senno di poi, si è rivelato un nulla di fatto. Una sconfitta per la scuola in primis, ma anche per la coscienza morale e civile della popolazione studentesca tutta, per le vittime delle molestie, per le famiglie delle persone molestate e per la cittadinanza intera che si vergogna e inorridisce di fronte una verità così incivile, oltre che indegna per l’ambiente scolastico che si pretende elevato, esemplare,