Catanzaro e il cemento: le grandi manovre di “Silvio” Abramo nel quartiere Lido smascherate (persino) da Gratteri

Catanzaro è una città all inclusive, della serie è capace di masticare lentamente e digerire tutto con innata originalità. Su questa caratteristica quasi autoctona si è materializzata ed al tempo stesso monetizzata un pezzo di città, quella del quartiere Lido, dove ormai da anni impazza il cemento, nonostante il capoluogo di regione si proclami città a consumo suolo zero.

In questa rincorsa al mattone secondo uno schema disordinato, si consolida lo storico problema dell’Italia meridionale, dove l’abusivismo è ormai corredo integrato e diffuso di ogni tessuto urbano e Catanzaro non è certamente immune, secondo la vecchia e sbagliata idea che sia un’isola felice. La mancanza di regole urbanistiche, magari ormai superate e senza una progettualità futura, rimaste per necessità di spartizione politica nei cassetti, hanno alimentato le infiltrazioni pericolose nel tessuto sociale ed economico della città, facendola ormai assurgere al vertice della cronaca nazionale, ormai titolata come “sistema” Catanzaro.

Nel tema degli abusivismi e delle illegalità c’è sempre un fenomeno di necessità, quello che in termini molto ampi può avere una sua giustificazione, ma che si perde nel fenomeno diffuso. A Catanzaro l’abusivismo è una costante che mai nessuno ha sanzionato, giusto per non disturbare il meccanismo ormai oliato che è il carburante di una specie di economia parallela ed al tempo stesso governata da una certa politica, diciamo pure, traffichina. Si giustifica così quel senso di disordine e di immutabilità del panorama città, dove dal commercio, passando per il mattone e finendo alla tutela del patrimonio ambientale tutto diventa lecito o quasi…

Tutto ritorna al tavolo della compensazione, quella delle complicità diffuse e delle connivenze tossiche con la burocrazia, soprattutto quella comunale, dove cecità e sordità sono le caratteristiche autentiche e dove dimenticare o smarrire le pratiche nel corso degli anni, diventa paradossalmente la via di fuga per una sanatoria del silenzio, quella che il più delle volte riemerge come un miracolo e come tale accettato per dogma, senza mai farsi una domanda.

All’ombra delle bandiere e dei gonfaloni istituzionali, dei cappucci e grembiuli, dei paramenti sacri, già perché anche la Chiesa cittadina negli anni ha consumato i suoi abusi, tutto diventa ordinariamente normale secondo un dettato massomafioso, capace di silenziare le armi a quella falange spuntata rappresentata dalla Polizia municipale capace solo di vessare il comune cittadino, lasciando la corsia di sorpasso senza autovelox a chi velocemente e protetto cerca di consumare il suo personale e privato abuso edilizio e commerciale.

Lo slogan di Silvio Berlusconi, quello del presidente operaio, imprenditore, agricoltore, etc. è una regola consolidata e fortificata nel ventennio di governo targato Sergio Abramo. Il sindaco onnisciente è l’incarnazione locale di una specie di divinazione fra imprenditorialità e politica piegata, quella triangolazione perfetta garantita da solidarietà trasversali e da carestie individuali, messe all’ingrasso oppure a stecchetto secondo le necessità del monarca di Palazzo de Nobili e dei suoi soci paralleli.

Su questo teorema negli anni sono stati approvati opifici ed impianti produttivi sul territorio, quelli che si sono trasformati prima ancora che le carte uscissero dagli uffici comunali in sane speculazioni edilizie, quelle residenziali che garantiscono un profitto più ciccioso.

Tutto in equilibrio secondo le esigenze degli sponsor salottieri delle dynasty catanzaresi, dove sempre secondo la regola del silenzio non benedettino anche Sergio Abramo ha consolidato le sue personali speculazioni ed abusi su quadranti ben individuati della città che dalla Galleria Mancuso, ora sono approdate nel quartiere Lido.

Per colpa del fuoco amico il sindaco Sergio Abramo è diventato la vittima dei suoi ex consiglieri politici, ritornati al rango di stallieri incapaci di governare le truppe equine, gli asini dal raglio diffuso che hanno spifferato ai quattro venti i segreti degli ultimi asset dell’imprenditore/sindaco. Siamo venuti così a conoscenza della vicenda del locale ex Piadineria Romagnola che necessitava di aggiustamenti urgenti, quel fenomeno miracolistico capace di disvelarsi solo nei corridoi degli uffici comunali di Catanzaro. E che ieri è stato finalmente sequestrato dalla procura di Catanzaro.

Questa volta il miracolo era diventato ostico e nemmeno le “stimmate” della segretaria generale del comune di Catanzaro, la dottoressa Vincenzina Sica sono potute andare in soccorso dell’ormai ex monarca della città. C’era chiarissimo il fondato rischio che il processo di santità si interrompesse al gradino inferiore della beatificazione, per questo le preghiere erano ormai diventate corali e diffuse, così erano tutti con il rosario in mano. Ma non è bastato…

Ad Abramo serviva solo un miracolo. Riuscire a trasformare in titolo di proprietà la porzione di suolo demaniale dove sorge l’immobile. Sanare con intercessione divina mettendo anche mano al portafoglio è una strada lastricata di buone intenzioni, quelle che nella sostanza si chiamano illegalità ed abusi che la Polizia municipale per quanto dotata di bilocazione non riesce ad intercettare.

La consacrazione dell’edificio si allontanava ogni giorno di più e a ottobre 2022 è definitivamente tramontata ed i pellegrinaggi a piedi scalzi sono stati una penitenza inutile perché il miracolo invocato sottovoce era costellato di peccati originali e temporali, ripetuti nel tempo senza alcuna vergogna. Non solo si sono mangiati la mela del Paradiso terrestre, ma anche tutto l’albero, così in un immobile di fatto abusivo ed edificato su un terreno di proprietà pubblica perché del Demanio negli anni passati si è concesso un titolo per l’esercizio di un’attività commerciale ed oggi gli abusi si moltiplicano. E’ paradossale che in un immobile indiscutibilmente abusivo a tutto campo si siano effettuati lavori di ristrutturazione, quelli che nei fatti sono stati un ulteriore abuso secondo la regola del silenzio e l’adorazione dogmatica. Catanzaro resta sempre la città della massomafia e del sistema a trazione illegale ma adesso c’è un concorso per il comandante della polizia municipale che sta diventando la cartina di tornasole di tutte le questioni: chi lo vincerà? Il candidato della paranza o il braccio destro di Gratteri? E se lo vincesse subito il candidato della paranza, è possibile che tra qualche mese subentri il braccio destro di Gratteri, accontentando così tutti i “protagonisti”? Lo scopriremo solo vivendo.