A Catanzaro c’è un sistema di perfetta triangolazione che negli anni ha determinato il futuro della città ed la sua permeabilità alla giustizia.
Eppure Catanzaro doveva essere il trampolino di lancio per un riscatto, per una nuova stagione di legalità che si incarnava nell’attività del Procuratore Nicola Gratteri, dominus riconosciuto della Magistratura, ma il riscatto tanto atteso non è arrivato.
Quella solidarietà che il Procuratore Gratteri rinnovava con frequenza ai cittadini affinché denunciassero la corruzione, partiva da una riscoperta di un contratto di civiltà con i cittadini, serviva a fare ritrovare un grado di fiducia nei confronti della giustizia per proseguire un percorso di demolizione di tutte quelle strutture non propriamente lecite che sono i lacci che legano lo sviluppo della Calabria, di cui certamente Catanzaro non è estranea, né tantomeno può sempre essere accostata all’immagine dell’isola felice. Ma i risultati non sono arrivati. Catanzaro è sempre più invischiata nel vortice della massomafia.
Questa falsa cartolina di benessere e di giustizia diffusa è stata negli anni, da sempre, il biglietto da visita della città capoluogo di regione, un marchio più pesante e più importante del riconoscimento della corona imperiale riconosciuta alla città da Carlo V. Ma non è vera. Lo sanno i catanzaresi tutti e lo sapeva e lo sa bene anche il Procuratore Gratteri. Ma le sue indagini non sono servite ad intaccare i poteri forti. Lo spaccato che resta nella storia e che ha soltanto lambito le mura civiche è quello di un sistema radicato e fortemente intrecciato con il malaffare e con livelli di comando, da troppo tempo, asserviti al potere politico la cui devianza fa festa con i colletti bianchi in odore di massoneria, quella deviata per scelta e per utilità.
Massoneria? Mafia? Massomafia come dice Gratteri, questo è in realtà il vero biglietto da visita della città di Catanzaro. Quel metodo di gestione che incrocia i bisogni della comunità, facendo scomparire tutto, facendo pensare che tutto resti nell’alveo dell’isola felice, facendo grancassa con la complicità della politica, anche quella di basso livello istituzionale e con tanti organi di informazione, quelli che si definiscono liberi.
Bisogna allora discutere sul concetto di libertà, del valore civico della denuncia e sulla concretezza dell’appello di Gratteri, quando ormai anche a Catanzaro come a Cosenza del resto, la gente ogni giorno di più tocca con mano che esiste o continua ad esistere in alcuni ambiti della giustizia, l’ormai famoso porto delle nebbie, una caratteristica riconosciuta per un certo tipo di magistratura calabrese, con grandi esempi di cui poter parlare. Bisogna capire che valore attribuisce la magistratura catanzarese alle denunce che sottoscrivono i cittadini, quelli comuni, ma soprattutto: qual è il valore della denuncia quando questa arriva sul tavolo della Procura, se a sottoscriverla è un dirigente riconosciuto di un’amministrazione pubblica?
In questa autostrada di presunta legalità, l’obiettivo si è focalizzato per lunghi anni sul Comune di Catanzaro, su quell’ente che da sempre si è pregiato del riconoscimento di isola felice e sulla suo consiglio comunale, che a leggere le carte è un verminaio di interessi incrociati e di imposizione di silenzi, richiesti e non sussurrati, a qualche dirigente poco incline, forse, a sottoscrivere e certificare un metodo vecchio, consolidato e radicato.
E’ del 2015 la nota che il dirigente del settore Attività Economiche e Suap del Comune di Catanzaro, architetto Andrea Adelchi Ottaviano, inoltra al Procuratore della Repubblica di Catanzaro e per conoscenza al sindaco Sergio Abramo, con la quale denuncia quanto si legge sulla stampa locale, quella libera… “… le dichiarazioni dei Consiglieri Corsi e Costanzo lesive, oltre che della dignità dell’Ente, della correttezza uffici del Settore attività Economiche e SUAP e dei funzionari ad esso assegnati”. Aggiunge inoltre, sempre alla conoscenza del sindaco Sergio Abramo, chiedendo la verifica ed il ripristino del corretto agire amministrativo dell’ ente comunale anche azioni di autotutela “…In considerazione della solennità del contesto istituzionale nel quale sono state proferite le accuse e la larga diffusione sugli organi di stampa delle medesime si chiede alla S.V.I., nella qualità, di esperire, ove ne rilevasse l’esigenza o l’utilità, le opportune esplorazioni per ogni buon fine di giustizia”.
Si strappa un velo? Si rompe drammaticamente quel patto di necessità che da sempre esiste nel Comune di Catanzaro? Si dicono ad alta voce, quelle cose che tutti conoscono, che tutti sussurrano e che camminano di nascosto, come un virus, nei corridoi del palazzo? Potrebbe essere, ma la risposta purtroppo non è arrivata: né dal palazzo di Piazza Matteotti, quello che era la sede della Procura della Repubblica, né dal palazzo nuovo dove prima c’era l’ospedale militare e dove Gratteri ha “battezzato” la nuova sede. Niente da fare.
Quello che diceva il dirigente Ottaviano e che poi più compiutamente esplicitava agli organi di polizia giudiziaria non solo investiva frontalmente il palazzo di città, ma chiamava ad una responsabilità di primo livello e di discrimine anche l’allora sindaco di Catanzaro, quel Sergio Abramo, che conosceva essendone anche destinatario la nota indicata e che, peraltro aveva fortemente voluto questo Dirigente nei quadri di gestione dell’Ente comunale.
Ma ritorniamo alla denuncia del Dirigente Ottaviano, che non accettava le accuse sulla stampa e replicate in consiglio comunale da parte dei consiglieri Corsi e Costanzo, le cui dichiarazioni “facevano esplicite allusioni al comportamento contra legem di funzionari degli uffici da me diretti”.
Qual era (e qual è ancora purtroppo) dunque il clima che governava e governa le attività amministrative del Comune di Catanzaro? E’ quello che tratteggia nelle sue dichiarazioni agli organi di polizia giudiziaria il Dirigente Ottaviano? E’ quello che caratterizza le miserie di qualche consigliere comunale che vuole ed impone scelte, ritenute discutibili ed illegali dallo stesso Ottaviano, ma che si nasconde nei silenzi eterni del palazzo per quel patto di collaborazione su un metodo che è il sistema Catanzaro?
Queste domande che sono preoccupazione per un qualcosa, che se accertato, diventa un vicolo chiuso senza ritorno, diventano più pericolose se, con una certa pazienza si scende nei dettagli delle dichiarazioni dell’Ottaviano, che involontariamente certifica e pubblica, senza tanti preamboli, l’esistenza del sistema Catanzaro, facendo esplicito riferimento alle pressioni subite da molti consiglieri, come Corsi e Costanzo che “pretendevano dal mio ufficio che si facessero degli atti di loro gradimento riferiti alla chiusura di un esercizio commerciale di piccole dimensioni. Su questa cosa additavano gli uffici di commettere un abuso d’ufficio perché refrattari alle loro richieste”. Un metodo che investe altri soggetti, altri consiglieri di un gruppo politico avverso: “rappresentato dai Consiglieri Levato e Nisticò, che sollecitavano invece l’adozione di provvedimenti esattamente opposti a quelli richiesti dai Consiglieri Corsi e Costanzo”.
La conoscenza dei fatti e del clima lamentato da Ottaviano è fatto conosciuto non solo negli ambienti della Procura, ma anche nelle stanze del palazzo comunale, atteso che la circostanza, per dichiarazione del dirigente, era stata segnalata “al Responsabile Anticorruzione del Comune di Catanzaro che è il Segretario Generale – Dott.ssa Vincenzina Sica”.
Quindi perché i cittadini dovrebbero ancora denunciare, se si certifica che Catanzaro è un sistema e che la favola dell’isola felice non esiste? Esiste semmai la coscienza compiuta dei cittadini stessi, che non c’è un criterio di equità e di trasparenza, se anche rispetto a pratiche minori, vige un metodo di adesione a lobby riconosciute, quelle che insieme a spezzoni di politica cittadina e non, governano il futuro della città.
Ma, soprattutto, ci chiediamo, rivolgendo la domanda ormai a chi succederà a Gratteri: qual è il limite della decenza, se il dirigente Ottaviano nelle sue dichiarazioni rese afferma: “… Un altro esempio, è la sponsorizzazione da parte del Consigliere Corsi della non apertura del supermercato Eurospin che aveva intenzione di aprire a Catanzaro alla Via Lombardi. In questa occasione il Consigliere Corsi è arrivato addirittura a chiedere accesso agli atti ed estrazione di copia prima ancora che lo richiedesse la ditta concorrente ad Eurospin che è AZ S.p.a.. In detta circostanza, rappresento che il Consigliere Corsi è dipendente dell’AZ S.p.a. e quindi, a mio avviso, si trova in conflitto d’interessi…”.
Catanzaro è anche questo, quello che sembra sfuggire nonostante gli appelli di denunciare, proprio alla Procura di Catanzaro, quello che è un sistema che potrebbe incontrare l’attenzione del successore di Gratteri, i cui confini non sono ancora raggiunti, perché ci sono ancora tante ma tante altre cose da dire…
1 – (continua)