Catanzaro e l’abbandono di Abramo ad “orologeria”

CATANZARO E L’ABBANDONO DI ABRAMO AD OROLOGERIA

Nota del 22.11.2018 –    Alfredo SERRAO – Presidente  Associazione I QUARTIERI

Non vorremmo e non vogliamo entrare a gamba tesa in quello che sembra non tanto un dibattito, quanto il lancio dello straccio, a chi lo lancia più lontano e soprattutto chi ce l’ha più sporco! Ma, non ritenendoci degli estranei al dibattito, non fosse altro per aver partecipato attivamente negli ultimi ventanni alla vita politica catanzarese, riteniamo di poter fornire il nostro contributo a quella che sembra, almeno a noi, una riflessione “realisticamente coraggiosa” dei consiglieri comunali di Forza Italia, Giovanni Merante e Antonio Triffiletti.

Al netto del marciume politico che puntualmente viene fuori nel centrodestra cittadino, che in quest’ultimo anno sembra diventato una caratteristica consolidata, dopo ogni confronto elettorale non escluso quello di secondo livello della provincia di Catanzaro, ciò che invece riteniamo debba essere il vero nucleo di un serio dibattito politico interno al centrodestra è quello: se il sindaco e presidente della Provincia Sergio Abramo è e sarà veramente opzionato da Forza Italia per un ruolo di futuro assessore alla Regione Calabria?

Per carità, tutto è legittimo, per come è più che legittimo aspirare ad una nuova scommessa politico-amministrativa, questa volta nella sede della Cittadella regionale. Essere realisti senza nascondersi dietro la foglia di fico della catanzaresità oltraggiata non restituisce una risposta seria e univoca. Quella risposta che la città, sia essa politicamente impegnata o non, aspetta. La stessa che aspetta la provincia di Catanzaro, giusto per non dover prendere per buono il mai consumato “ops…ci siamo sbagliati”!

Di certo sbagliare è umano, come perseverare è diabolico e quindi i traditori, non sono quelli che possono avere legittimamente una libertà politica e di coscienza oltre che di pensiero. Sono semmai traditori quelli che hanno ordito scientificamente il tradimento politico, con una benedizione superiore, alterando una competizione, che era sancita come impegno d’onore e di coalizione. Giusto per non sbagliarci facciamo esplicito riferimento al consigliere Andrea Amendola, vittima di fuoco “amico” che non sarà politicamente, su un criterio di onestà, risarcito. Come non sono mai stati risarciti quanti ancora conservano dignità ed autonomia di pensiero che non saltano il fosso, ma che esprimono un legittimo dissenso, come Merante e Triffiletti.

C’è un’altra realtà, che non viene detta, è l’errore di non prendere atto del risultato dello scorso 4 marzo. Lo stesso errore che non si giustifica con l’accettazione o meno del “cosentino” di turno, linea politica di quanti sono stati accreditati in Forza Italia come foreign fighter, quelli che oggi tacciono, scodinzolando in questo nuovo giro di danza!

È questo silenzio il vero male della nostra città. Il silenzio di Sergio Abramo che deve chiarire i suoi piani futuri, alla maggioranza ed alla città che l’ha votato, che rischia l’abbandono dopo la seduzione, mentre Catanzaro arranca e soffre. Il silenzio dei “referenti” dei partiti e dei movimenti di centro-destra che pensano di giocare ad un monopoli dalla banconota politicamente falsa. Il silenzio di una risposta politica che non abbiamo visto, fatta salva la logica di occupazione delle poltrone. Il silenzio di tanti consiglieri comunali politicamente a contratto, che tacciono in virtù dei miracoli delle strutture speciali regionali, e degli uffici di staff di Palazzo di Vetro. Questo è il silenzio irresponsabile di chi si inchina al valore del dollaro politico… restituendo speculazione.

Quel (non) silenzio che legittima quanti, all’interno di Forza Italia come Merante e Triffiletti e del centro-destra tutto e che auspica un confronto serio e costruttivo, che chiarisca pubblicamente se qualcuno, come il sindaco Abramo, sta costruendo i suoi obiettivi politici tradendo la città di Catanzaro insieme alla Provincia. Quelli che non possono, perché non vogliono assimilarsi per difetto ad una logica perdente, la stessa che ipotizza il grande Califfato di Forza Italia, ignorando i problemi reali dei cittadini.