Catanzaro. Il Consiglio di Stato dà ragione al Sant’Anna, illegittimi gli atti dell’Asp

Il Consiglio di Stato ha rigettato il ricorso dell’Asp di Catanzaro avverso la sentenza del Tar di Catanzaro del 2021 nella querelle legale con il Sant’Anna Hospital. I giudici hanno ritenuto gli atti dell’azienda sanitaria provinciale illegittimi gli atti che hanno portato nel 2020 alla sospensione delle attività e al mancato pagamenteo delle prestazioni erogate dalla nota clinica privata. La decisione sarebbe riconducibile all’accreditamento con il servizio sanitario regionale di cui avrebbe goduto il Sant’Anna (ritenuta scaduta nel 2017) in quel periodo a fronte di una richiesta di rinnovo protocollata nel 2015. La sentenza conferma quindi quanto decretato dal Tar di Catanzaro nei mesi scorsi, condannando l’Asp di Catanzaro a pagare le spese di giudizio quantificate in 3mila euro.

La pronuncia del Consiglio di Stato

Villa Sant’Anna Spa rappresentata in giudizio dall’avvocato Alfredo Gualtieri incassa una vittoria nel contenzioso con l’Asp di Catanzaro ottenendo una pronuncia che conferma come fosse regolarmente accreditato nel 2020 e potesse quindi svolgere le prestazioni ed i ricoveri a carico del Servizio Sanitario. “Le censure dell’appellante, nel difendere la legittimità di questi atti da una statuizione che essa assume come erronea, – si legge nel verdetto del Consiglio di Stato – muovono tutte ancora una volta, anche nel presente contenzioso, dal presupposto che l’odierna appellata non fosse accreditata, nell’anno 2020, per l’erogazione delle prestazioni a carico del servizio sanitario regionale, ma questo presupposto è palesemente destituito di fondamento, come questo Consiglio di Stato ha acclarato confermando quanto il primo giudice ha osservato sul rinnovo dell’accreditamento del 2014, intervenuto mediante il D.C.A. n. 43 dell’11 marzo 2021, con ragioni, appunto, pienamente corroborate da questo Consiglio”.

L’inchiesta Cuore Matto

E sulle vicende penali legate al Sant’Anna emerse dall’inchiesta Cuore Matto nella quale si contestano i reati di processo per truffa aggravata e continuata ai danni del Servizio sanitario regionale, frode nelle pubbliche forniture, violenza o minaccia per costringere taluno a commettere un reato, rifiuti di atti di ufficio il Consiglio di Stato ha preso una posizione netta. “Volendo considerare – doverosamente a tutela dell’interesse pubblico – le vicende penali sulle quali tanto insiste l’appellante, questo Consiglio di Stato, – ricordano i giudici nel dispositivo – sempre nella citata sentenza n. 2773 del 2021, ha rilevato che, a far data dal 1° ottobre 2019, la sospensione dell’Unità di Terapia Intensiva Cardiologica è stata ufficializzata dalla casa di cura e tale vicenda è confluita nel procedimento di rinnovo dell’accreditamento. L’emergere di fatti di rilevanza penale è stato dunque seguito, giova ribadirlo ancora una volta in questa sede, da un’attività amministrativa tendente a superare le criticità, positivamente riscontrata dalla stessa azienda, oltre che da interventi di self cleaning”.