Catanzaro. La grande truffa di “Vivere insieme”: gli affari di Parente e il silenzio (sospetto) di Abramo

A Catanzaro il tempo sembra essersi fermato. Dopo l’operazione Farmabusiness e l’arresto di Mimmo Tallini, largamente anticipati dal deposito di “nuovi documenti” da parte di un chiacchieratissimo avvocato catanzarese, tutti aspettano da un momento all’altro la prosecuzione della “pulizia”. E così, nel breve volgere di qualche giorno, qualche mese fa, si è appreso che prima o poi si insedierà al Comune di Catanzaro la fatidica Commissione di Accesso antimafia, che nel 90% dei casi porta allo scioglimento del consiglio comunale. Ma non solo: si è appreso anche della chiusura delle indagini – dopo una proroga richiesta dal sostituto procuratore Graziella Viscomi – per abuso di ufficio, notificata proprio ad un soggetto che è difeso dallo stesso avvocato che ha depositato i “nuovi documenti” di Farmabusiness. Del quale poi è stato chiesto il rinvio a giudizio alla fine di luglio. 

Si tratta del noto “boss della sanità privata” Claudio Parente e di due consiglieri comunali eletti nella lista di Officine del Sud (il movimento della ex schiappa dell’Us Catanzaro), Giuseppe Pisano e Francesco Gironda. Con tanto di “clamoroso” sequestro da 38mila euro nei confronti di Parente che ha ufficialmente sancito il “collegamento” tra la pratica del consiglio comunale di “Vivere Insieme” e le prebende ai congiunti dei consiglieri “parentiani” Pisano e Gironda. Una sorta di “bingo”, che ha letteralmente messo al tappeto tutti gli aficionados della massomafia catanzarese. Compreso l’enfant prodige della politica del capoluogo ovvero Marco Polimeni, figlio del popolare conduttore televisivo ultimamente “arruolato” nel pollaio di Giletti. 

Eppure, nonostante questo can can, in molti danno quasi per scontata la candidatura di Claudio Parente nelle liste di Forza Italia. 

Ma qual è l’oggetto dell’indagine del sostituto procuratore Graziella Viscomi?

Perché prima la proroga di indagini, poi la chiusura e poi la richiesta di rinvio a giudizio hanno toccato proprio il boss Claudio Parente e due suoi scagnozzi? Qual è la pratica che passa dal Comune di Catanzaro che suscita l’attenzione della Procura cittadina su Claudio Parente, il re delle cliniche fasulle?

La risposta è facile, facile. I fatti contestati sarebbero avvenuti ad agosto del 2018. Nei giorni scorsi il pm titolare del fascicolo ha chiesto al Gip di poter proseguire nelle indagini fino al giugno 2021. Il provvedimento di proroga è stato quindi notificato alle tre persone indagate. Nel corso della consiliatura, è stata più volte attenzionata la famosa pratica ‘Vivere Insieme’, oggetto a settembre dell’anno scorso di un corposo esposto di Sergio Costanzo (attuale consigliere comunale) e Nicola Fiorita (ex consigliere). Ma non sono stati gli unici a bussare al portone della Procura della Repubblica di Catanzaro. 

Nell’esposto si legge: “Va premesso che l’attuale maggioranza consiliare annovera alcuni consiglieri ed un assessore che sono espressione del movimento politico cittadino “Officine del Sud”, il cui referente massimo è Claudio Parente, imprenditore attivo nel settore della assistenza sanitaria privata ed attuale consigliere regionale, in quota Forza Italia. E’ accaduto, nel tempo, che tra il Comune di Catanzaro ed alcune realtà sociali riconducibili al Parente (dapprima la Vivere Insieme Onlus e, successivamente, la Vivere insieme) siano intercorsi rapporti amministrativi (…). In data 30 gennaio 2000, l’Ente rilasciava alla associazione la concessione edilizia n. 10423, per la realizzazione dell’intervento oggetto di convenzione. In data 24/11//2006 – Rep. 199, veniva stilata nuova convenzione per la concessione, in diritto di superficie per anni 80, di una ulteriore e limitrofa area, di circa 13.000 mq, per l’ampliamento degli impianti sportivi di cui alla precedente convenzione. La stessa era giustificata dalla richiesta di concessione edilizia in variante, prot. 66657/03, formulata dal concessionario. In data 29/07/2010 – Rep. 188, veniva stipulata una ulteriore convenzione per la concessione in diritto di superficie, per anni 80, della medesima area già oggetto delle precedenti due convenzioni.

LA SEQUENZA DELLE CONVENZIONI CHE ANNULLANO E SOSTITUISCONO LE PRECEDENTI

Dopo aver articolato le motivazioni dell’esposto richiamando i punti salienti dell’accordo che, secondo i consiglieri, andrebbero verificati in sede giudiziaria, nell’esposto si legge ancora: “Viene innanzitutto in rilievo che l’Ente ha proceduto a rinnovare, per ben due volte, la originaria concessione, con atti che hanno “annullato e sostituito” i precedenti, facendo decorrere il periodo di vigenza ottantennale dalle nuove stipulazioni. La concessione ha, così, ad oggi, una complessiva durata di 92 anni. Tale proroga (di fatto) non ha tenuto conto del comportamento negoziale della parte privata e, in particolare, della verificazione di inadempimenti alle precedenti convenzioni, che ne avrebbero dovuto comportare la risoluzione. (…)” E ancora : “Si è già detto che la convenzione Rep. 188/2010 non rappresenta la proroga formale della precedente, in quanto, espressamente, “la annulla e la sostituisce”. E tuttavia, nelle more tra le convenzioni del 1998/2006 e quella del 2010 era entrato in vigore il D.L.vo 163/10 (c.d. Codice degli appalti pubblici), che subordinava qualsiasi forma di concessione di immobili pubblici alle procedure previste, per la individuazione del soggetto privato attuatore, dall’art. 54 (per la tipologia negoziale conclusa nel caso di specie).Si sarebbe dovuto far ricorso, dunque, ad una procedura ad evidenza pubblica e non certo ad un affidamento diretto (…).

Nella sostanza si contestano una serie di inadempienze, che avrebbero dovuto attivare le procedure di decadenza della concessione, quali il mancato rispetto del pagamento dei canoni annuali dovuti, la mancata attivazione delle polizze assicurative, procedure di utilizzo dei siti da parte di altre società, sia pure controllate, rispetto ad un obbligo che impedisce in Convenzione l’uso o il subappalto dei suoli concessi in diritto di superficie. Quel diritto di superficie che alla Convenzione Rep. 188 del 29/07/2010 recita all’articolo 10: “La durata della presente Convenzione è di anni 80 (ottanta), decorrenti dalla data di stipula del presente atto, in considerazione anche del Piano Economico e Finanziario degli investimenti e degli ammortamenti, presentato dall’Associazione e che viene allegato al presente atto per farne parte integrale e sostanziale. Durante tale periodo l’Associazione avrà il libero ed esclusivo godimento dell’intera area concessa, nonché dei fabbricati, impianti ed attrezzature che andrà a realizzare, la cui proprietà, a tutti gli effetti di legge, passerà al Comune al termine previsto della Convenzione. Il concessionario non potrà sub concedere in tutto o in parte, con o senza corrispettivo, quanto forma oggetto della Convenzione senza apposita formale autorizzazione dell’Amministrazione Comunale. Al predetto termine l’area concessa ritornerà nel pieno diritto e senza necessità di disdetta alcuna nel possesso del Comune di Catanzaro, unitamente a quanto è stato costruito o installato sulla stessa, senza che alcun indennizzo sia dovuto a favore dell’Associazione concessionaria e senza oneri di sorta a carico di questa Amministrazione comunale”.

Nel concreto, cercando di semplificare i termini per una maggiore comprensione del lettore, appare la violazione costante delle prescrizioni in Convenzione da entrambi gli attori, il Comune di Catanzaro e l’associazione Vivere Insieme. Da una parte per la mancata attivazione delle procedure di controllo e revoca, mentre dall’altra con il tentativo di superamento dei limiti imposti, cercando nel prosieguo di acquisire a prezzo in saldo la proprietà dei suoli, quelli che in Convenzione sarebbero dovuti restare patrimonio comunale, che non potevano essere assoggettati ad ipoteche come formula di garanzia a favore di nessuno degli interessati.

Il tentativo si manifesta, come riportano dai denuncianti Fiorita e Costanzo nell’anno 2016, quando la Vivere Insieme: “[omissis]…attraverso una sua controllata l’ASD A.I.V.I.O. (Associazione Sportivo Dilettantistica Associazione Interregionale Vivere Insieme Onlus) inoltrava richiesta di finanziamento all’Istituto per il Credito Sportivo, in relazione al Progetto “1000 cantieri per lo sport” – Iniziativa “500 impianti sportivi di base”, indicando la disponibilità dei siti ove realizzare campo di calcio, con annessi spogliatoi e tribuna coperta, in virtù della più volte richiamata Convenzione Rep. 188/2010. Con nota assunta al protocollo del Comune di Catanzaro n. 25240 del 04/03/2016, la predetta Associazione Interregionale, nel sollecitare l’Amministrazione Comunale a rispondere alla nota dell’11 gennaio 2006 (e nel dichiarare, incidentalmente, di essere morosa dei canoni del quadriennio 2011/2015), così scriveva: Non risulta che l’Ente abbia evaso la richiesta, che peraltro contrastava espressamente con la lettera della Convenzione, ma, da quella data, è iniziato un complessivo percorso burocratico/amministrativo, finalizzato a consentire al superficiario l’acquisto delle aree, previa partecipazione ad un bando di finanziamento nei fatti riservato alla stessa”.

Arriviamo all’anno 2018 e il tentativo di rubare ai cittadini un bene pubblico, i suoli dati in concessione su un diritto di superficie alla Vivere Insieme, diventa più pressante e sfacciato perché nelle ultime elezioni comunali che avevano rieletto a sindaco Sergio Abramo, avevano fatto posto in Consiglio comunale proprio a quei due consiglieri Pisano Giuseppe e Gironda Francesco nella lista di Officine del Sud, il cartello affaristico-elettorale del boss Claudio Parente, socio occulto e compagno di merende di Massimo Poggi, catanzarese e presidente della Vivere Insieme.

L’esposto di Fiorita e Costanzo, mette nero su bianco quello che avviene nel Consiglio comunale del 13 settembre 2018, nell’era dell’Abramo quater che vede come alleati politici ed in affari nel sistema Catanzaro, anche gli allegri consiglieri di Officine del Sud, Pisano e Gironda gli scagnozzi di Claudio Parente: “Il Comune di Catanzaro con Delibera del C.C. n. 95 del 13/09/2018. Oggetto: “DPCM 25/05/2016 Progetto di Riqualificazione Catanzaro Sud – da periferia a nuova centralità in aree ex Piano di Zona n.5 denominato Corvo-Aranceto – adesione alla richiesta del soggetto partner Associazione Interregionale Vivere Insieme”, formalizzava << di manifestare interesse per la vendita delle aree interne al Piano di Zona n.5 denominato Corvo-Aranceto per complessivi mq.50.362,00 [omissis]… Detto provvedimento (…) fa riferimento alla convenzione del 1998 e “successive modifiche ed integrazioni”, mentre le convenzioni successive, sono del tutto autonome, tanto che “annullano e sostituiscono” le precedenti”. (…) Non risulta, peraltro, neanche alla attualità che il concessionario abbia stipulato le polizze assicurative a favore del Comune di Catanzaro all’atto dell’inizio dei lavori, con la cantierizzazione, né che la stessa assicurazione sia stata sottoscritta a favore del Comune di Catanzaro per quanto attiene la responsabilità civile per uso delle strutture esistenti sui suoli in diritto di superficie. Il Comune di Catanzaro, con Delibera di Giunta Municipale n. 415 del 14/09/2018. approvava “ Modifiche ed integrazioni schema convenzione regolante i rapporti con i partners privati relativamente agli interventi di cui al progetto denominato: “Riqualificazione Catanzaro Sud-da periferia a nuova centralità”, approvato con delibera di G.C. n. 250 del 07 giugno 2018”.

Tutta la procedura finalizzata alla dismissione dei beni immobili comunali è caratterizzata da insolita precipitosità. Già il bando per la riqualificazione urbana ha avuto una fugace pubblicazione agostana, tanto da consentire la partecipazione della sola Associazione Vivere Insieme. Ma estivo è stato pure l’iter di vendita, senza che il bene fosse inserito nel piano di alienazioni dell’Ente; senza prevedere il necessario bando di avviso pubblico; senza – more solito – verificare i requisiti di partecipazione della Associazione”.

E’ questo il punto focale della truffa messa in piedi nelle stanze del Comune di Catanzaro, nel silenzio sospetto e nella assenza tecnica del sindaco Abramo, che nella logica di comproprietà del sistema Catanzaro, pur facendo tecnicamente un passo di lato, ha avallato la custodia e la protezione che Mimmo Tallini garantiva a Claudio Parente ed all’associazione Vivere Insieme, lasciando la palla avvelenata nelle mani del vice-sindaco dell’epoca, Ivan Cardamone e del presidente del Consiglio Comunale Marco Polimeni, non tanto distante dal soddisfacimento dei bisogni aziendali della famiglia Poggi e di conseguenza del boss delle cliniche fasulle, Claudio Parente…