Catanzaro, la “missione” alla Corte d’Appello: “… Dottorè… sono l’onorevole Tursi Prato…”

Continuiamo a spulciare tra le carte dell’ordinanza dell’inchiesta Genesi, che ha portato agli arresti, tra gli altri, di Pino Tursi Prato e del giudice Marco Petrini per corruzione in atti giudiziari. Tursi Prato cerca in tutti i modi di arrivare al giudice che deve decidere il suo ricorso per riavere il vitalizio revocato all’indomani della sua condanna definitiva per concorso esterno in associazione mafiosa. E, a un certo punto, ci riesce. Eccome se ci riesce… 

Il giorno 21 dicembre 2018 Mario Santoro si sarebbe dovuto recare nuovamente a Catanzaro presso la sede della Commissione Tributaria Provinciale per portare a Petrini anzitutto la ulteriore memoria dell’avvocato Giordano (legale di fiducia del Tursi Prato) nonché per esaudire le richieste del giudice di avere del pesce fresco e del vino.

Nel servizio di pedinamento predisposto per questo incontro gli operatori notavano all’interno del parcheggio adiacente al Tribunale di Catanzaro l’autovettura Toyota Yaris con a bordo Tursi Prato e Santoro. Nel mentre il Santoro era in attesa di incontrare Petrini, veniva notato che il Tursi Prato si portava all’interno del Tribunale per depositare, come suggerito da Petrini, la “memoria aggiuntiva” oltre a quella già presentata dall’avvocato Giordano nel corso dell’udienza del 12 dicembre.

Siffatta situazione veniva acclarata anche attraverso l’ausilio delle intercettazioni ambientali, che permettevano di registrare delle conversazioni dalle quali emergeva che il Tursi Prato, una volta entrato negli uffici giudiziari, depositava la predetta memoria presso la cancelleria della Corte d’Appello. In tale occasione il personale presente nell’ufficio riferiva al Tursi Prato che la memoria era stata consegnata alla dottoressa Reillo. Il Tursi Prato non esitava quindi a bussare alla porta del giudice e, non appena entrato negli uffici, si rivolgeva ad una donna chiamandola “dottoressa” (non escludendo pertanto che potesse trattarsi proprio del giudice Gabriella Reillo) alla quale si presentava: “… Dottorè… sono l’onorevole Tursi Prato…” e questa, come se fosse già a conoscenza del suo interlocutore, rispondeva: “ah… ok”.

Il dialogo tra i due diveniva quasi confidenziale, tant’è che il Tursi Prato diceva all’interlocutrice: “Come state, tutto bene?” e la dottoressa, come emergeva dalla captazione ambientale, intratteneva tranquillamente il dialogo parlando anche della discussione e della futura decisione della sentenza fissata ormai a dopo le festività natalizie.

5 – (continua)