Catanzaro-Reggio Emilia, l’asse Gratteri-Delrio comincia a scottare: la relazione di Pennisi

di Saverio Di Giorno

C’è una relazione. C’è un’indagine ministeriale ancora secretata che parte da questa relazione. Tanto basta a disturbare il sonno di più di un intoccabile e tratteggiare la mistura maleodorante dal quale è emerso il potere renziano che ha disseminato guardiani e uomini ovunque. Poi c’è un mancato pentimento e un’inaugurazione. E a questo punto ad insozzarsi, purtroppo, rischia di essere anche Gratteri. La relazione riguarda alcuni “buchi” investigativi che ci sarebbero stati nell’indagine Aemilia. La maxinchiesta che ha disvelato il potere di Nicolino Grande Aracri in Emilia-Romagna.

I buchi di Aemilia e Delrio da indagare

L’inchiesta porta la firma dell’ex pm Roberto Pennisi. Pennisi, scrive, viene “applicato presso la Procura distrettuale della Repubblica di Bologna nel procedimento penale n.  20604/10 dal 14.11.2011 al 14.11.2013. Tale applicazione venne disposta e prorogata fino alla data citata per giorni tre alla settimana dall’allora Procuratore nazionale antimafia Dott.  Pietro Grasso su richiesta del Procuratore distrettuale dott.  Roberto Alfonso. (…)

Aveva notato come prima del suo arrivo, i fenomeni connessi alla criminalità mafiosa calabrese segnalati alla DDA dalla Polizia Giudiziaria venissero trattati in maniera parcellizzata, così che non potesse avere una visione di insieme”. 

Pennisi sottolinea che a suo parere c’è la necessità di avviare un’ulteriore indagine. C’è da approfondire su alcuni soggetti ed in particolare “i rapporti tra ‘ndrangheta e politica per il quale le indagini svolte già offrivano notevoli spunti nei confronti di soggetti che avevano gestito la cosa pubblica nell’ultimo decennio a Reggio Emilia ed in cui si inseriva la nota dei Servizi citata nella richiesta di informazioni della Procura Generale della Corte di Cassazione (…). Tale nota era contenuta in atti del gennaio 2013 provenienti dal Reparto Operativo del Comando provinciale dei Carabinieri di Reggio Emilia e diretti alla DDA di Bologna”. 

E chi sono questi soggetti che si deducono dalla relazione e dalla nota dei carabinieri? Sicuramente i funzionari della amministrazione comunale di Reggio Emilia dei quali abbiamo scritto ovvero Sergio Maria, Ferrari Ugo. Ma ovviamente anche i sindaci dell’ultimo decennio, che sono Antonella Spaggiari e Graziano Delrio.

Come potevano non sapere? A maggior ragione se li ritroviamo tra i partecipanti alla processione a Cutro di cui pure abbiamo parlato https://www.iacchite.blog/reggio-emilia-provincia-di-cutro-delrio-la-processione-i-voti-gli-incarichi-e-quel-pentimento-evitato-da-gratteri/ L’epilogo di questa vicenda è che Pennisi non viene più applicato.

Emergono dissapori con gli inquirenti di Bologna (https://www.iacchite.blog/aemilia-il-confronto-tra-dda-e-procura-di-reggio-la-ricerca-della-ndrangheta/). La relazione rimane sotto silenzio fino a questi giorni.

L’inaugurazione

Fin qui Pennisi e l’Emilia. E i viaggi di Delrio in Calabria? In realtà quello della processione a Cutro non è l’unico viaggio calabrese di Delrio. L’ultimo risale al 2022 quando si inaugura la sede della nuova Procura tanto voluta da Gratteri. È lui stesso nel discorso a ringraziare Delrio (ormai ex tutto) in prima fila: “… mi dico che bisogna fare qualcosa e vado a trovare Delrio, all’epoca ministro…”. 

Alla luce di questa relazione e dell’ispezione segreta viene ancora da chiedersi: sarà il caso di rivalutare e riascoltare quello che potrebbe aver avuto da dire Nicolino Grande Aracri? Per Gratteri no. Lo stesso Gratteri proposto da Renzi ministro della giustizia. Lo stesso Gratteri che ha un’amicizia in comune con Renzi: lo 007 Mancini. Beh… permetteteci di avanzare legittimi dubbi.

Servizi segreti, banche con “stantio odore di massoneria”, indagini che colano e perfino ‘ndrangheta. Questo è il calderone dal quale è nato il potere renziano che ha distribuito uomini e pedine che ancora reggono in parte. Ma soprattutto interessi economici ed imprenditoriali che partono dalla Calabria ma si diramano nel resto dell’Italia e sui quali evidentemente si è approfondito poco. Ci sono forse da riscrivere gli ultimi anni di storia politica e… giudiziaria?