Catanzaro-Roma. Server unico delle intercettazioni. Spie, pedinamenti e fascicoli archiviati

di Beatrice Nencha

Fonte: Notte Criminale (https://nottecriminaleblog.wordpress.com/2023/09/27/spie-pedinamenti-e-fascicoli-archiviati-un-fil-rouge-dalla-calabria-a-roma-per-il-server-unico-delle-intercettazioni/)

Ci sono degli elementi che nessuno vuole vedere nella vicenda dell’allontanamento dei magistrati Eugenio Facciolla e Otello Lupacchini dalla Calabria. Proveremo a metterne sul piatto qualcuno, con l’ausilio dell’avvocato Ivano Iai, difensore al Csm di entrambi gli ex procuratori della Repubblica.

Avvocato Ivano Iai

Secondo una delle incolpazioni mosse a Facciolla davanti alla sezione disciplinare del Consiglio, il magistrato avrebbe fornito informazioni su un’indagine per omicidio a una “persona in alcun modo abilitata a riceverle” e che all’epoca era indagata dai pm di Roma.

Eugenio Facciolla

Tra il marzo e l’aprile 2016, nella veste di procuratore di Castrovillari, secondo l’accusa Facciolla “comunicava telefonicamente” informazioni relative all’interrogatorio di un pentito con “tale Nicola Inforzato”. Ma chi è costui e perché fosse interessato a queste informazioni su un pentito, nessuno se lo chiedeE nemmeno Inforzato vuole spiegarlo davanti a quelle istituzioni che pure dovrebbe servire. Convocato per quattro volte davanti al Csm dall’avvocato Iai, non si è mai presentato. Tuttavia, da ricostruzioni di Notte Criminale, l’uomo fu introdotto a Facciolla proprio da un togato, dentro una sede istituzionale, ed era solito frequentare ambienti del Csm e delle forze dell’ordine, “tanto da poter essere facilmente ritenuto un esponente di apparati dello Stato”. Così come imperscrutabile rimane l’identità degli autori dei pedinamenti verso i magistrati Facciolla e Lupacchini. A quale scopo li pedinassero e per conto di chi, forse è meglio non chiederlo perché, viene il dubbio, potrebbe essere troppo imbarazzante scoprirlo.

Otello Lupacchini

Un’altra incolpazione contro Facciolla è quella di aver tentato di orchestrare, per motivi ritorsivi, una campagna mediatica contro il procuratore Nicola Gratteri e di aver sollecitato i suoi colleghi a fare accertamenti su di lui e sul suo “braccio destro”, il procuratore aggiunto della Dda di Catanzaro Vincenzo Luberto in merito a  indagini svolte a Castrovillari. Il sostituto procuratore Luca Primicerio ha tuttavia smentito, davanti al Csm, di aver subito pressioni da Facciolla in tal senso e ha ricordato di aver seguito “un’indagine sul Comune di Cariati ed altre su un clan mafioso o di una famiglia che ha cognome Greco”. Dunque l’indagine su personaggi “già oggetto di procedimenti penali” era autonoma e preesistente e non risultano mai pressioni di Facciolla contro i suoi colleghi  calabresi. Da quegli atti emerge invece che ci fu “un tentativo degli indagati di contattare Gratteri”. Di tutto questo ci parla l’avvocato Ivano Iai, che dell’intera vicenda Lupacchini-Facciolla è stato suo malgrado protagonista. In quanto intercettato, illecitamente, mentre discuteva le strategie difensive con i suoi assistiti.

Avvocato Iai, a livello disciplinare a che punto è la vicenda dell’ex procuratore Facciolla?

Ci sono due procedimenti davanti al Csm. Uno è sospeso in attesa della definizione di un procedimento penale pendente a Salerno; l’altro, invece, riguarda incolpazioni non ritenute avere origine nella vicenda penale, anche se da noi questo è contestato. Nel secondo procedimento, quello non sospeso, abbiamo ottenuto tre assoluzioni per i vari capi e la condanna alla censura relativamente a una parte residua dell’ultima incolpazione, motivo per cui abbiamo proposto ricorso alle Sezioni unite della Cassazione. Le Sezioni unite ci hanno dato ragione.

La vicenda disciplinare del dottor Facciolla è molto complessa da ricostruire e procede insieme al procedimento penale istruito a Salerno con accuse di corruzione

Quella penale è una vicenda articolatissima. Negli atti della Procura di Salerno si scopre di tutto: fascicoli di Salerno, di Catanzaro, di Benevento, di Napoli. Neppure io sono riuscito a leggere tutto quello che proviene da Salerno. Noi abbiamo attinto un fascicolo, all’interno del quale abbiamo trovato un profluvio di procedimenti. La maggior parte era di provenienza salernitana, ma altri erano in capo ad altre procure, che si erano coordinate con Salerno.

E’ normale questo modus operandi?

E’ anomalo che a un certo momento, per indagare sui procuratori Facciolla e Lupacchini, tutti si mettano d’accordo. Normalmente si tratta di operazioni che avvengono casualmente. Inoltre di tutti questi fascicoli ne ho contati almeno una decina i cui protagonisti erano entrambi, ma ne è rimasto attivo solo uno per Facciolla e uno per Lupacchini, che è stato assolto il 24 maggio scorso. Il fascicolo ancora in corso su Facciolla è nella fase dell’istruzione dibattimentale e riguarda tre capi di imputazione: quello di aver ricevuto come utilità una scheda telefonica dalla società STM; il secondo è quello di aver utilizzato poteri non consentiti al pubblico ministero per attestare l’urgenza del compimento di attività di una società operante nel settore delle intercettazioni e giustificare, così, il superamento dei limiti di velocità contestati e l’ultimo l’aver concorso nella retrodatazione di un atto di polizia giudiziaria.

Come sono nati i tre principali capi di incolpazione contro Facciolla?

Sono nati tutti dall’ascolto di alcune intercettazioni. Alcune intercettazioni risalgono addirittura al 2016 ma vengono segnalate molti anni dopo. Anche questo è un fatto strano: all’epoca in quel procedimento non erano stati rinvenuti elementi nei confronti di Facciolla, che molti anni dopo diventano improvvisamente di interesse; si tratta, peraltro, di indagini della Procura di Roma, non della Procura di Salerno, competente sui magistrati del Distretto di Catanzaro. Sulla base di indagini condotte cinque anni prima dal pubblico ministero Barbara Zuin, che trasmette alla Procura Generale un fascicolo già archiviato. Ma semmai era all’epoca che il pm avrebbe dovuto inviare quegli atti alla Procura Generale della Cassazione per valutare se ci fossero responsabilità disciplinari. Poi c’è la vicenda, da cui è stato assolto, dei contatti col giornalista cosentino Paolo Orofino, a cui Facciolla non ha mai fornito alcun materiale giudiziario che lo riguardasse, e resta l’ultima incolpazione ancora aperta. Questo è tutto quello che hanno trovato su Facciolla, nonostante gli inquirenti abbiano scandagliato tutti i suoi conti correnti, quelli della moglie, dei figli, dei genitori, dei suoceri, con una serie di indagini a tutto campo.

Nella sua qualità di difensore, anche lei è finito intercettato mentre discuteva le strategie processuali con i due magistrati assistiti: si potrebbero definire, queste, intercettazioni non autorizzate?

Più che non autorizzate, si è trattato di intercettazioni illegaliNon si può intercettare l’assistito, per di più magistrato, mentre parla col suo difensore. Sono intercettazioni vietate dalla legge e di cui all’Autorità non è consentito l’ascolto. Per quanto potesse essere legittimo in termini astratti – anche se del tutto strumentale, poiché li hanno intercettati nell’ambito di procedimenti poi archiviati – è invece illegale intercettare Facciolla e Lupacchini nel momento in cui colloquiano col loro difensore. In quel momento la polizia giudiziaria ha l’obbligo di interrompere l’ascolto e ancor più la registrazione e la trascrizione delle conversazioni.

Invece voi avete ritrovato queste intercettazioni, che alla fine sono arrivate anche sul tavolo del Csm a Roma, in uno dei fascicoli processuali relativi al dottor Facciolla. Intercettazioni disposte da quale Procura?

Da quella di Salerno. Abbiamo trovato le intercettazioni ma anche i brogliacci in cui si trascrivono le nostre parole. Le abbiamo ritrovate casualmente, tant’è che io mi sorpresi di trovare più volte tra le annotazioni della polizia giudiziaria, in merito ai miei colloqui con Lupacchini, la dicitura “conversazioni da valutare”. Ma cosa c’era da valutare, il mio intervento difensivo? E a che titolo, secondo quale principio costituzionale o disposizione del codice di rito? Erano proprio fuori dalla legalità, anche quando trascrivevano “da valutare”, in quanto nessuno può permettersi di valutare le mie strategie difensive se non il mio assistito. Neppure la Procura della Repubblica può interferire in questo, così come il difensore non ha accesso ai fascicoli durante le indagini preliminari.

Lei è stato intercettato mentre difendeva sia Lupacchini che Facciolla?

Roberto Penna

Sì, trattandosi di difese svolte negli stessi periodi di tempo. In particolare con Lupacchini mentre discutevo le strategie difensive, tant’è che non riuscivo a comprendere come mai il pubblico ministero di Salerno, Roberto Penna, accusatore del procuratore generale Lupacchini, fosse così preparato sulle mie eccezioni.

Che lei sappia, il Csm ha aperto alcuna pratica a vostra tutela?

Che io sappia, nessuno si è mosso. Se fosse stata aperta un’indagine, ne sarei venuto a conoscenza come persona offesa. Del disciplinare avrei potuto sapere ove fossi stato chiamato come testimone. Potrebbe anche essere stato aperto un fascicolo ed eventualmente archiviato: in questo caso, non ne sono venuto a conoscenza.

A proposito di intercettazioni e della loro delicatezza: che idea si è fatto su una presunta trattativa riguardo l’allocazione dei nuovi maxi-server in alcune Procure? Nell’audio si spendono, o si millantano, vari “sponsor” tra procuratori della Repubblica di primo piano e alti servitori dello Stato

Tutto ciò che non risponde all’attuazione di principi di trasparenza in questa materia, compresa anche quella dell’affidamento e della dislocazione delle apparecchiature, evidentemente merita un approfondimento. Intanto bisogna vedere se i soggetti che ne discutono avessero i titoli per stabilire la dislocazione di questi server o la possibilità di dare delle indicazioni, durante riunioni che non appaiono destinate a svolgersi alla luce del sole. Il criterio da utilizzare è primariamente quello della trasparenza.

Perché è così importante la questione del maxi server delle intercettazioni?

L’importanza è fondamentale perché avere un server unico nel quale confluiscono tutte le intercettazioni di tutte le Procure significa concentrare il controllo che, pertanto, diventa un controllo strategico. Una soluzione molto più saggia sarebbe stata dislocare il Server unico presso la Procura nazionale antimafia, che già si coordina con tutte le Procure. Inizialmente si pensava alla Procura di Catanzaro, che non è la più importante, lasciando in mano a pochi soggetti una responsabilità enorme.

E’ per questo motivo che Facciolla si era interessato al Server unico della Giustizia?

Qualsiasi persona che adoperi prudenza nell’agire chiederebbe spiegazioni, perché avere un server unico significa poter accedere anche a dati attinti da altri magistrati per le proprie indagini.Qualsiasi magistrato scrupoloso avrebbe chiesto quale fosse la finalità di allocare in un’unica procura un server di tale importanza e delicatezza per le informazioni contenute.

Oltre a essere intercettati anche nei colloqui col proprio difensore, Lupacchini e Facciolla sono stati entrambi oggetto di pedinamenti. Può ripercorrere l’accaduto?

Durante il pedinamento di Lupacchini, la scorta aveva cercato più volte di seminare un’automobile che continuava a star dietro all’allora procuratore generale di Catanzaro per chilometri. Il capo scorta Dragone decise allora di chiedere al Centro dati della Polizia a chi corrispondesse quella targa e la risposta fu che non era una targa censita dalla motorizzazione civile. Quindi, verosimilmente, la targa era appartenente ad apparati dello Stato o a forze di polizia. Alla fine il capo scorta, riuscito a distaccarsi dall’auto pedinante, scrisse nella sua relazione che la verosimile appartenenza dell’auto ad apparati dello Stato costituiva circostanza “tranquillizzante”. Ecco perché è nato il procedimento. Dire che l’accertamento “li tranquillizzava” è un conto, ma l’accertamento andava comunque svolto perché, come è emerso in istruttoria dibattimentale, quando un’automobile della polizia o degli apparati di Stato si inserisce in una colonna di auto di scorta, deve comunicarlo al capo scorta. E questa comunicazione nel caso di Lupacchini non è avvenuta. Se fosse stato messo in pericolo o a rischio il magistrato, il luogotenente spiegò che avrebbero dovuto raggiungere il primo posto di polizia e mettere in salvo la persona trasportata. Cosa che non fu fatta, dato che dopo ripetuti episodi di pedinamento l’autovettura fu seminata.

Non è gravissimo che alcuni magistrati siano finiti, nello stesso arco temporale, oggetto di pedinamenti in Calabria? In particolare, Lupacchini vive da decenni sotto scorta per le sue inchieste sulla Magliana, sull’eversione nera e sulle consorterie criminali italiane e straniere.

E’ gravissimo per noi, evidentemente, ma non è gravissimo per altri. Durante la fase dell’istruttoria dibattimentale testimoniarono il generale dei carabinieri Pecci e il luogotenente Dragone, caposcorta del dottor Lupacchini. Grazie alla ricostruzione precisa dei fatti durante le loro testimonianze, il Tribunale, presieduto dal giudice Viviana Centola, ha provveduto con l’assoluzione immediata di Lupacchini, senza neppure sentire i testi indicati dalla nostra difesa.

Perché Lupacchini fu messo sotto processo?

Michele Senese a sx

Lupacchini fu accusato di falso ideologico, ma si trattava di un’imputazione immaginifica, fantasiosa. L’allora procuratore generale di Catanzaro fornì solo l’informazione di essere stato pedinato. Ma il rafforzamento della sua scorta è stato chiesto dal sostituto procuratore generale Di Maio. E non per il pedinamento, fatto allarmante ma secondario, bensì per la presenza, nelle carceri di Catanzaro, di un detenuto appartenente a quella criminalità organizzata che Lupacchini aveva sempre combattuto, il boss Michele Senese. Il pedinamento era solo un elemento ulteriore che corroborava il quadro di una situazione preoccupante intorno alla sua persona.

Rimane il paradosso di una vittima che finisce sul banco degli imputati mentre chi ha compiuto un’azione illecita la fa franca ed è addirittura protetto dalla sua “invisibilità”

Questo capovolgimento dei ruoli, dove da vittime si diventa accusati, è vero. Noi abbiamo cercato in tutti i modi di capire chi pedinasse il dottor Lupacchini, chi ci fosse all’interno di quella vettura, perché lo si pedinasse, ma nessuna indagine è stata fatta, che ci risulti. Durante il dibattimento,in udienza ho potuto esaminare sia il prefetto che il questore di Catanzaro e hanno entrambe fatto intendere di non aver svolto un reale approfondimento della vicenda. Ma c’è di più. Volendo innestare in quel procedimento penale, in cui si era accusati, aspetti che portassero anche solo a far capire cosa fosse successo, abbiamo riscontrato l’assenza generale di risposte in merito. Dal prefetto di Catanzaro al questore, a importanti funzionari di polizia: nessuno ha voluto dire chi e per quale ragione fosse in quella macchina. Il mio convincimento è che il dottor Lupacchini fosse seguito dai servizi segreti deviati.

Facciolla è stato trasferito, nel frattempo, e gli è stato imposto di cambiare anche la funzione. Oggi è giudice civile a Potenza. Se uscisse assolto da tutto, come potrebbe essere risarcito?

Lui avrebbe diritto ad avere la reintegrazione nello stesso rango e la funzione di procuratore ricoperta al tempo del suo trasferimento cautelare e potrebbe essere assegnato ad altra Procura del territorio nazionale.

Tuttavia, se qualcuno avesse voluto allontanarlo o impedirgli di seguire determinate indagini, è riuscito nel suo intento e nessuno pagherebbe per l’errore?

Certo. Nel momento in cui un trasferimento cautelare ti porta lontano dalla procura, la sede diventa vacante e viene messa a concorso, cosa che è successa per la Procura di Castrovillari. E il nuovo procuratore non può essere rimosso da lì.