Cetraro, cosa si nasconde dietro il dissesto finanziario e le “cantate” che fanno paura

Cosa si nasconde dietro il dissesto finanziario di Cetraro

A Cetraro l’unica cosa che non manca sono i misteri, le ombre che avvolgono il Comune con i protagonisti che si vedono e quelli che agiscono nell’ombra.
Il caso del dissesto finanziario è tutto avvolto nelle tenebre, e se da una parte c’è chi dovrebbe denunciare e non denuncia, dall’altra c’è chi, con gesti chiari e trasparenti, si dimette.
La Procura della Corte dei Conti ha già annusato che su Cetraro ci sono cose che rimangono inspiegabili, artifici contabili, omissioni, falsi in bilancio come denunciato più volte da “Noi Moderati”.

Ma chi è stato il regista di questa operazione ai danni dei cetraresi?
Tutto inizia con una determina con la quale si regalano 12.000 euro ad una società riconducibile a tal Antonio Infantino, nostra vecchia conoscenza per i suoi trascorsi da superdirigente al Comune di Rende agli ordini del sindaco Marcello Manna detto Mazzetta e dei clan della ‘ndrangheta cosentino-rendese, trascinato a Cetraro dall’anima nera di quella città che presto sputtaneremo con carte e non solo alle mani.

Perché finalmente ognuno parla, anche all’interno della stessa amministrazione; c’è chi si difende attaccando i veri artefici di questa decisione assunta in qualche salotto di qualche studio professionale. Una vergogna senza fine.
E neanche si spiega perché il revisore dei conti non sia stato presente al consiglio comunale di Cetraro nel quale, probabilmente, sarebbe esplosa in tutta la sua violenza questa carnevalata del dissesto. Perché il revisore deve spiegare alcune cosette.

Assumeranno importanza capitale, a questo riguardo, le relazioni tecnico-contabili di questi anni, a cominciare dal 2021, anno in cui è stato richiesto il Riequilibrio.
Dovranno essere le tariffe e le aliquote di imposta, espresse al massimo consentito dalla Legge, negli ultimi tre Bilanci di Previsione, a trovare largo spazio alle verifiche della Corte dei Conti.

Tutti i dati disponibili, senza alcun timore di essere smentiti, fanno supporre che sia stata solo una maggiorazione indebita dei tributi comunali con un accanimento fiscale scatenato dagli attuali amministratori. Infatti, a cosa è servito far pagare i tributi al massimo se queste entrate non sono servite a ridurre il debito? Gli stessi equilibri di bilancio sono stati raggiunti solo con presupposti contabili, al limite della falsità e in aperta violazione ai princìpi di veridicità, congruità, trasparenza.

Gli amministratori e i loro consulenti ufficiali e quelli dietro le quinte dovranno giustificare tre anni e più di indebito prelievo tributario in nome e per conto di uno stato di pre-dissesto, praticamente inventato. Sarà importante sapere, comunque, che fine hanno fatto le entrate tributarie con un surplus tariffario generalizzato, che avrebbe dovuto iniziare a diminuire la quantità del debito e a ridurre il disavanzo di amministrazione, registrato in più “Rendiconti di Bilancio”.

E’ illogico e strano, molto strano, che gli interessi maturati nei confronti di creditori non pagati e i nuovi debiti fuori bilancio da riconoscere 𝗮𝗯𝗯𝗶𝗮no 𝗿𝗮𝗴𝗴𝗶𝘂𝗻𝘁𝗼 𝗹𝗮 𝘀𝘁𝗿𝗮𝘁𝗼𝘀𝗳𝗲𝗿𝗶𝗰𝗮 𝗰𝗶𝗳𝗿𝗮 𝗱𝗶 𝗘𝘂𝗿𝗼 𝟱.𝟬𝟳𝟱.𝟰𝟭𝟭,𝟯𝟲! 𝗡𝗲𝗹 𝟮𝟬𝟮𝟮, 𝗮𝘀𝘀𝗼𝗺𝗺𝗮𝘃𝗮 𝗮𝗱 𝗘𝘂𝗿𝗼 𝟰.𝟰𝟯𝟲.𝟱𝟵𝟰,𝟮𝟱.

Il dissesto assume gli aspetti di un fatto privatistico. Tenere lontani da qualsiasi diversa considerazione di merito le minoranze sembra essere stata la sola parola d’ordine intercorsa tra chi ha deciso questa sciagura.
Ci aspettiamo, come è giusto che sia, “un fuori i nomi e i cognomi” di quanti sono stati gli indiscutibili artefici di questo disastro! Colpevoli di aver preso di mira le sempre più povere famiglie con la loro brama di potere.

Intanto, COMINCIANO A CANTARE.
Cetraro in queste ore sembra il festival di Sanremo dove tutti cantano ma sottovoce: cantano negli ambienti della maggioranza dove cominciano ad affacciarsi quelli che non vogliono essere ritenuti responsabili del violento salasso consumato ai danni dei cittadini. Gli unici a beneficiare di questa situazione sono gli amministratori che continueranno a percepire lo stipendio dopo aver fatto fallire il loro Comune. Cose da pazzi…

Ma di questo torneremo a parlare così come torneremo a parlare di alcuni concorsi che si sono svolti di recente in società partecipate dal Comune di Cetraro e che giustificano la rapida approvazione del dissesto per rimanere in sella e gestire con le mani in pasta.

LE DIMISSIONI DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO AVV. GIOVANNI ROSSI

Ci siamo già occupati del Presidente del consiglio comunale, Giovanni Rossi. Come anticipato da Iacchite’ questo giovane professionista è stata una vittima sacrificale dell’operazione che parte da lontano e che va inquadrata nell’odierno guazzabuglio cetrarese.

Vi ricordate il FLAG-LA PERLA DEL TIRRENO, quell’ente macina soldi di cui è presidente la signora Luciani che era consigliera comunale di minoranza? Orbene, quella vicenda è l’origine delle dimissioni di Giovanni Rossi e dei misteri di Cetraro. In principio la sede del Flag era nel porto di Cetraro individuata a suo tempo dal sindaco Angelo Aita.

La Luciani, in passato legata politicamente all’ex sindaco Angelo Aita riesce a fare la scalata e diventare presidente. Si candida con Aita che perde le elezioni e la nuova amministrazione Cennamo tenta di spodestarla e, come primo atto, revoca la sede al Flag nel porto. Il nuovo sindaco delega Giovanni Rossi ma a spodestare la Luciani non ci riescono. Le minoranze difendono il Flag e la signora, addirittura trascinando in consiglio comunale la vicenda della sede.

Passa del tempo e la signora Luciani legatissima al Cinghiale “gentile” di Forza Italia, annusa che per rimanere presidente deve legarsi al Gallo cedrone, Gianluca Gallo da Cassano. Questo passaggio le costerà la mancata candidatura alle Provinciali per un veto posto proprio dai fratelli Gentile “Cinghiali” che non hanno sopportato il tradimento. Persa la Provincia, la signora Luciani capisce che per rimanere in sella deve lasciare Aita e consegnarsi nelle mani di Cennamo che ha interesse a rafforzare la sua traballante maggioranza. E tra riunioni segrete, accordicchi e “accurduni” stipulati con la supervisione del Partito Democratico si arriva al colpo di scena.

Il sindaco Cennamo revoca la delega al Flag di Giovanni Rossi per consegnarla alla signora Luciani che passa in maggioranza con una faccia tosta che a Cetraro non vedevano da secoli. Tant’è che il dissesto è passato in consiglio comunale con il voto della Luciani altrimenti non sarebbe stato approvato. Alla fine “l’accurduni” tra Cesareo (Forza Italia), Bencivinni (Pd), Cennamo (Pd) e Luciani (Forza Italia) ha retto, ovviamente ai danni dei cetraresi.
Giovanni Rossi incredulo osserva e tace, ma non tace il suo gruppo politico Cetraro Attiva, che di fronte allo spettacolo indegno di trasformismo consumatosi ai danni del proprio rappresentante comincia a scalciare. Scalcia oggi, scalcia domani si è arrivati al consiglio sul dissesto dove il presidente Giovanni Rossi vota contro con una dichiarazione forte che gela la sala. E si dimette dimostrando che è inutile proseguire nel mandato se la città di fatto è fallita. E rilancia Cetraro Attiva: “𝗖𝗵𝗲 𝘀𝗶𝗮 𝗱𝗮 𝗲𝘀𝗲𝗺𝗽𝗶𝗼 𝗲 𝗺𝗼𝗻𝗶𝘁𝗼 𝗮 𝗰𝗵𝗶 𝗮𝗻𝗰𝗼𝗿𝗮 𝗲̀ 𝗮𝗴𝗴𝗿𝗮𝗽𝗽𝗮𝘁𝗼 𝗮𝗱 𝘂𝗻𝗮 𝗽𝗼𝗹𝘁𝗿𝗼𝗻𝗮”.
Poltrone, badate bene, che costeranno ai cittadini migliaia di euro e di cui vi daremo conto. Siamo solo all’inizio.