Cetraro. Corruzione e clientele: alcuni retroscena del “caso Aieta”

Giuseppe Aieta

Il 22 maggio 2017, grazie all’imbeccata di un collega giornalista, scrivevamo da questa testata un articolo dal titolo: “Business migranti, Cosenza antesignana di Mafia Capitale. Tutti i protagonisti” (http://www.iacchite.blog/business-migranti-cosenza-antesignana-mafia-capitale-tutti-protagonisti/). Il panorama delle raccomandazioni, tutto interno all’entourage di Mario Oliverio alias Palla Palla, però non era completo e mancava qualche tassello essenziale per risalire alla paternità dei “padrini” politici dei raccomandati.

E così, a distanza di tempo, raccontavamo ai nostri lettori quanto era emerso dalle altre carte che nel frattempo avevamo raccolto. I tempi sono maturi per dare una ripassatina a queste vicende. Anche perché poi si è mossa pure la procura di Paola, che ha ufficialmente indagato per corruzione e voto di scambio il consigliere regionale Giuseppe Aieta (ieri costretto al divieto di dimora in Calabria) anche per le vicende legate al rinnovo della concessione per l’azienda Sateca relativamente alle Terme Luigiane. 

All’epoca, iniziavamo con il ricordare che Giuseppe Aieta (oggi consigliere regionale, perché è lui il principale protagonista di questa storia) dal 20 aprile 2005 e per il successivo decennio, è stato sindaco del Comune di Cetraro. Un periodo decantato a più riprese con manifestazioni pubbliche sino ad arrivare ad una distribuzione gratuita di un opuscolo intitolato “Visioni”, quelle stesse visioni che raccontano di una cittadina che avrebbe vissuto un decennio di stabilità e di tranquillità, lontana da quelle incresciose situazioni delinquenziali che ne avevano minato l’immagine.

Con l’aiuto dell’amico socialista Luigi Incarnato, ex assessore regionale ai Lavori pubblici della giunta Loiero-Adamo, l’allora sindaco Aieta è riuscito a realizzare il completamento del Porto di Cetraro ed a realizzare il raggiungimento di una pace sociale che altri  avrebbero potuto solo vederla come una “visione”. Sarà stata anche la vicinanza della chiesa cattolica che ha permesso tali “visioni”? Saranno stati i tanti progetti realizzati, controllati e collaudati dai soliti bravi ingegneri ed architetti locali, a realizzare tante “visioni”?

Intanto la cittadina tirrenica perdeva il posto fisso di polizia, il giudice di pace, si ritrovava senza il proprio campo sportivo e senza il Palagiordanelli, la Tessile perdeva ogni speranza di conversione industriale e la promessa che in quella struttura potesse nascere un acquario, finì miseramente per diventare anche questa una “visione”. Ma con il decennio Aieta erano drasticamente diminuiti gli atti delinquenziali e certi fenomeni sembravano essersi dispersi come per incanto.

Venivano finalmente concluse nuove assunzioni al Comune di Cetraro e nel frattempo il promettente sindaco, sin dalla data del 29 luglio 2004 si meritava un posto anche in consiglio provinciale per poi, dal 15 giugno 2011, divenire assessore all’Ambiente della giunta di Mario Oliverio alias Palla Palla. Ed è proprio negli anni successivi alla presenza di Aieta in seno alla giunta provinciale di Cosenza come consigliere prima ed assessore poi, che inizia l’ascesa professionale della cognata, tale Franca Muoio (moglie del fratello di Aieta), della quale, come scritto in premessa, ci siamo già occupati a proposito di business migranti, avendola inserita tra i “magnifici dieci” assunti.

La signora Franca Muoio dal 1° settembre 2006 al 30 giugno 2007 veniva subito incaricata dalla Provincia di Cosenza di svolgere attività di collaboratrice a progetto con referenza dell’area orientamento del Settore Mercato del Lavoro presso il CPI di Corigliano Calabro. In data 13 agosto 2006 e quindi dopo circa un mese ed alla faccia di chi aspetta un posto di lavoro da una vita, la signora Muoio era già diventata una dipendente dell’Amministrazione Provinciale di Cosenza, Settore Mercato del Lavoro, CPI di Corigliano Calabro, funzionaria amministrativa e referente anche per l’area immigrati.

La dottoressa Muoio conseguiva poi il 16 aprile 2012 un attestato di frequenza nell’ambito dei “servizi mirati” della Regione Calabria organizzati dalla Società Cooperativa Promidea che riguardavano le “Tecniche di comunicazioni interculturali – Normativa immigrazione – Il lavoro dell’operatore e la gestione dell’utente immigrato”.  In data 21 dicembre 2012, la promettente funzionaria è anche il referente per la richiesta di contributi finalizzati all’inserimento occupazionale con contratti di apprendistato indicati nel programma Amva 2013. Poi nel 2015 e dopo l’elezione di Aieta a consigliere regionale, il grande salto della signora MUOIO da referente a responsabile del CPI di Corigliano Calabro.

Niente di male, per carità. Tutto legale e alla luce del sole ma insomma, vivaddio, non è proprio il massimo della vita “piazzare” in maniera così sfacciata un parente e fargli fare questa rapida e luminosa carriera. Non ci sono reati, certo, ma c’è un’opportunità politica che grida vendetta e non fa certo onore al “nostro” consigliere regionale.

E non è finita qui perché il consigliere Aieta ha pensato anche a qualcun altro della sua numerosa famiglia, basti considerare che non appena i dipendenti della S.A.T.E.C.A. (Terme Luigiane) dall’anno 2015 ed in previsione della scadenza ad aprile 2016 del contratto di sub concessione stipulato tra i comuni di Guardia Piemontese e di Acquappesa con la stessa società di gestione, organizzano scioperi e manifestazioni per il mantenimento dei posti di lavoro, lo si vede (Aieta) sempre in prima fila al loro fianco.

Perché? Ma perché, nel frattempo, un’altra “miracolata” del consigliere regionale Giuseppe Aieta, tale Lidia Rossi, viene assunta dalla stessa società S.A.T.E.C.A. e, seppure tra lo stupore e l’incredulità di tutti, trionfa l’omertà e la sopportazione di chi con quel posto di lavoro ci vive ed ha paura di parlare.

Il marito di Lidia Rossi è un dipendente presso l’UNEP del Tribunale di Paola, tale Roberto Gallo, ma spesso lo si può trovare presso il tabacchino della centralissima Via Luigi De Seta in Cetraro, diventato di proprietà dei cognati di Aieta, che evidentemente, adesso, sentono il bisogno anche di investire in attività private. Ripetiamo: ormai non si scandalizza più nessuno delle raccomandazioni ma non possiamo certo stare zitti e non far rilevare quantomeno l’arroganza e la presunzione di chi crede che avendo una moglie e ben tre cognati (sempre loro) collocati nei vari uffici del Tribunale di Paola, possa continuare ad essere “fortunato” e a non prendersi neanche una invettiva da chi denuncia il nepotismo (in questo caso, il “cognatismo”…) nella nostra sempre più scadente politica.

LA REPLICA DI AIETA… 

La pubblicazione dell’articolo aveva messo in allarme Aieta, che dopo qualche ora chiese e ottenne il diritto di replica.

Egregio Direttore,

chiedo di poter replicare all’articolo riguardante i miei parenti e la mia ipotetica sponsorizzazione politica per la loro carriera, che non c’è stata come i fatti dimostrano. La replica, più che al Suo giornale, è rivolta a quegli anonimi che ormai da anni tentano di confondere le loro storie personali con chiunque tenti di contrastarle.

Partiamo da Franca Muoio, moglie di mio fratello, che secondo le informazioni riportate sarebbe stata favorita nella sua carriera. Mia cognata era diventata Responsabile dell’Ufficio di Corigliano per il suo curriculum fatto di titoli e perché laureata in Economia e abilitata a svolgere le funzioni di commercialista e revisore dei conti, ed anche perché nel Cpi di Corigliano erano solo in due ad essere laureati e di categoria D. Nominata sapete da chi? Da Oliverio e quindi da me che ero assessore? No! Era stata, invece, incaricata dall’amministrazione di Mario Occhiuto, all’epoca presidente della Provincia.

E adesso cosa fa mia cognata? È ancora Responsabile dell’ufficio? No, è stata revocata dallo stesso Occhiuto dopo due mesi. E adesso che presidente della Provincia è Franco Iacucci, mio amico, mia cognata è tornata Responsabile dell’Ufficio? No! Nonostante una laurea ed una storia personale e familiare fatta di duro lavoro e sacrifici tanto da far impallidire gli anonimi.

Passiamo adesso a mia cognata Lidia Rossi. Nell’anno 2015 ha lavorato 3 mesi circa alle Terme Luigiane. Nell’anno 2016 ha lavorato 4 mesi e mezzo. Nell’anno 2017 ha lavorato 4 mesi e mezzo. Attualmente non lavora! Quindi precaria e a tempo determinato alla faccia dell’influenza del cognato. Non parlo dei miei parenti in Tribunale perché all’epoca in cui hanno vinto regolari concorsi avevo i pantaloncini corti.

Sono abituato alle aggressioni mediatiche per aver combattuto quasi tutta la mia vita da Sindaco all’epoca della Ex Emiliana Tessile. A quel tempo però il soggetto da colpire ero solo io e la mia schiena diritta. Oggi, mi addolora solo il fatto che la mia funzione possa danneggiare la serenità dei miei parenti che da me non hanno ricevuto nulla come possono testimoniare i tanti parenti disoccupati danneggiati proprio dalla mia carica politica.

Mi piacerebbe sapere chi sono i miei detrattori ed invito Iacchitè ad informarsi perché avrebbe fiumi di parole da scrivere. Anzi, oceani da scrivere. Al male non ho mai risposto col male perché sono convinto che la cattiveria si ritorca sempre contro chi la pratica. Gli uomini di chiesa che io stimo oltre ogni ragionevole misura mi ammoniscono allorquando esprimo questa mia convinzione. Ma l’esperienza di questi anni ha dimostrato che chi é abituato ad infangare la vita altrui finisce per vivere nella tristezza e nella solitudine. E di esempi, nella mia straordinaria e splendida città, ve ne sono – non tantissimi, perché la mia comunità é fatta da gente perbene – ma ve ne sono!

LA NOSTRA CONTROREPLICA

Caro Aieta, 

è del tutto evidente che non posso rivelare la fonte che ha ispirato l’articolo. Detto questo, mi pare tuttavia che non sono state scritte falsità rispetto alla “carriera” della signora Muoio e al posto di lavoro (sia pure precario) della signora Rossi. Non sto qui a tediare chi ci legge rispetto all’opportunità politica di determinati incarichi né tantomeno mi interessano le solite finte diatribe tra politici del calibro (si fa per dire) di Oliverio, Occhiuto e Iacucci, che fanno solo finta di litigare e poi sono sempre pronti a festeggiare gli accordi dove possono “mangiare” insieme. 

So bene che lei ha capito chi possa essere stata la fonte ispiratrice dell’articolo e non mi interessano i vostri fatti personali, tuttavia mi lasci dire che non è per niente edificante tutto il quadro che viene fuori da questa storia. Anche Cetto Laqualunque tesseva le lodi dei suoi “parenti” (dal figlio Melo alla parente infermiera e via discorrendo) e tutti sanno che le raccomandazioni o le spintarelle fin dalla notte dei tempi caratterizzano la nostra politica. Capisco che l’articolo possa averle creato qualche problema ma – mi creda – non l’ho pubblicato per cattiveria o perché “accecato” dalla volontà di metterla in cattiva luce. Capirà, quindi, che non posso fare preferenze tra i politici e mi perdonerà se continuo a considerare la politica tutta uguale nel senso negativo del termine. Compresi i grillini, che dovrebbero denunciarvi e invece nella migliore delle ipotesi fanno la parte delle tre scimmiette che non vedono, non sentono e non parlano. (g. c.)