“Chi è stato condannato da un giudice corrotto, può chiedere l’annullamento della sentenza?”

Egregio direttore,

sono da sempre un vostro affezionato lettore, e vi seguo ogni giorno. Da quando siete comparsi sulla scena editoriale cosentina, il quadro statico del malaffare nella pubblica amministrazione che sembrava essere immutabile, è di fatto cambiato. L’impunità dei famigerati colletti bianchi sembra essere venuta meno, e tutto questo grazie ai vostri coraggiosi articoli sulla masso/mafia. E in particolare quelli sulla corruzione presente nei tribunali calabresi. Un argomento che oggi è su tutte le pagine dei giornali, dopo tanti anni di complice silenzio, ma come si dice: meglio tardi che mai. Sono settimane che non faccio altro che leggere pagine e pagine di giornali che raccontano l’allarmante livello di corruzione presente in diversi uffici giudiziari calabresi. E le dichiarazioni del giudice Marco Petrini, stando sempre alla cronaca, non lasciano spazio ad alcun dubbio: la corruzione di cui tanto avete scritto esiste davvero.

Ed è per questo che sono da subito diventato un vostro accanito lettore, perché siete stati gli unici ad aver parlato della malagiustizia presente in alcuni tribunali calabresi, con tanto di nomi e cognomi, una cosa che non si era mai vista nel giornalismo calabrese. Una malagiustizia dovuta allo scarso senso del dovere dimostrato da diversi magistrati, che sfocia quasi sempre nella corruzione. Ed è così che da decenni vanno avanti le cose nelle procure e nei tribunali: se appartieni alla casta la fai franca, se non sei nessuno paghi anche se non c’entri niente. Per dirla con un proverbio: “paga u giustu ppè u peccaturi”. Che poi è il motivo per cui ho deciso di scrivere questa lettera. Io, come tanti, alla luce di quello che le inchieste ci raccontano, sono una vittima di malagiustizia. Sono anni che grido la mia innocenza, insieme al mio avvocato, senza mai avere nessuna risposta dalle istituzioni, e oggi scopro che il giudice che mi ha condannato è un corrotto che prendeva mazzette a destra e a sinistra per accomodare sentenze a chi era in grado di pagare, mentre per tutti gli altri mazzate (che non sono mazzette) a prescindere e solo per fare “numero”.

Non entro nel merito del reato per il quale sono stato ingiustamente condannato, perché nel procedimento sono coinvolte altre persone che non vogliono più sentire parlare di questa “triste parentesi della nostra vita” che ritengono chiusa. Un “parentesi” che risale a diversi anni fa, e che all’oggi, per pena scontata, risulta definitivamente chiusa con la giustizia. Abbiamo pagato un debito alla giustizia che non le dovevamo. Rispetto chi ha deciso di metterci una pietra sopra, cosa che dovrei fare anche io, ma una domanda al Ministro Bonafede e al dottor Gratteri che stimo e ammiro, se permettete vorrei farla, ed è questa: tutte le persone che oggi scoprono di essere stati condannati (in via definitiva) da un giudice che risulta corrotto (nel caso di Petrini la certezza della sua corruzione è impressa nei video della Finanza mentre conta i soldi della mazzetta), possono chiedere l’annullamento della sentenza o la revisione del processo?

Mi piacerebbe avere una risposta, e se mai dovesse accadere che qualche “istituzione” volesse approfondire l’argomento, autorizzo la redazione a fornire le mie generalità. Grazie.

Lettera firmata