Cimitero Colle Mussano: in attesa della gara, parte della frana è sempre lì

Dopo anni di abbandono e incuria, il cimitero di Cosenza cambia look…almeno così doveva essere. In attesa ancora dell’assegnazione della gara per gli interventi e i servizi nella parte interna, si è proceduto con la riqualificazione del luogo sul versante esterno.

cimitero Finalmente, la frana che invadeva la carreggiata di Colle Mussano dal 2009, pare stia cessando di esistere (dal 2011 gli innumerevoli fondi concessi e spariti di 350 mila euro dovevano finanziare un primo intervento volto a mettere in sicurezza l’area; il febbraio dello scorso anno arrivò dalla Regione Calabria l’iter per il finanziamento comunitario di due milioni di euro – risorse liberate – finalizzato ad interventi urgenti e prioritari per la mitigazione del rischio idrogeologico, tra le quali è rientrato anche Colle Mussano).cimitero

Scriviamo pare, perché sono stati costruiti alcuni muri di contenimento, sul versante franato; ma una parte resta ancora in attesa di lavori, che sembrano essersi arrestati.

cimiteroLa speranza era che, una volta per tutte, si chiudesse il capitolo frana e degrado nella zona di Colle Mussano. Ma ancora una parte di terra si riversa in strada e non mancano i soliti rifiuti ad “ornare il luogo”.

Lì a fianco, invece, il nuovo e moderno complesso funerario voluto dalla Curia cosentina, inaugurato più di un anno fa, continua velocemente ad ampliarsi. Il plesso, costruito consta di 200 loculi (realizzati dall’Arciconfraternita della Consolazione) già consegnati al Comune; altri 200 loculi saranno consegnati quando verrà ultimato il polo A, nel quale troveranno collocazione altri 1600 loculi.

cimiteroNel plesso dedicato a S.Francesco di Paola e alla Beata Suor Elena Aiello, un loculo costa 3mila euro con una maggiorazione di circa 300 euro. La Curia potrebbe guadagnare (una volta terminata la struttura) quasi 8 milioni di euro. E non finisce qui, nell’articolo 34 dello Statuto diocesano per le confraternite dell’Arcidiocesi di Cosenza-Bisignano, si legge: i loculi di proprietà della Confraternita non possono in alcun caso essere venduti, ma solo dati in concessione. I contratti di concessione sono sottoposti all’approvazione dei competenti uffici diocesani.

Articolo 35: le concessioni di loculi possono avere una durata massima di 30 anni e comunque non superiore a quella prevista dalla legislazione civile. Trascorso il periodo di concessione il loculo torna nella piena disponibilità della Confraternita.

Un investimento per la Curia (i maligni potrebbero pensare) a lunga durata. Ricordiamo perciò il D.P.R. 285/90 che è scaturito proprio dall’esigenza di fermare gli appetiti speculativi e gli abusi che rendevano ingestibile le conduzioni di moltissime aree cimiteriali nel nostro paese. Ma sicuramente non è questo il caso, non siamo davanti a una ditta privata che fa speculazione fine a se stessa. E le casse della diocesi non si dimenticheranno di certo delle tante emergenze del territorio.

Mentre per tutto ciò per cui è stata aperta la gara (si parla di 35milioni di euro, comprendenti anche loculi e lumini, ma non se ne escludono molti di più) a ditte private il discorso però cambia. Il miraggio di un facile business quasi illimitato potrebbe condurre a feroci e disinvolte speculazioni edilizie, com’è avvenuto negli Stati Uniti (dove soggetti privati hanno costruito autonomamente cimiteri e li hanno diretti come una qualsiasi impresa capitalistica). Senza considerare che una visione troppo aziendalistica del sacro luogo potrebbe, nell’ottica ossessiva del profitto, violare la sacra pietà per i defunti, di cui i sepolcri sono da sempre silenziosi custodi. Ma a detta dell’ex sindaco Occhiuto ciò non accadrebbe.

Eppure qualsiasi privato subentri nella gestione di spazi cimiteriali deve sostenere costi di entrata altissimi per ammodernare e riqualificare l’area con criteri più manageriali per assicurare efficienza nella propria azione quotidiana. Ciò non comporterebbe di certo un prezzo ridotto per l’utente (così come affermò Occhiuto).

Poi c’è la corsa al ribasso nella qualità delle prestazioni. I numeri parlano chiaro, là dove i servizi cimiteriali sono esternalizzati la qualità del cimitero è peggiorata. Un privato, poi, per sopravvivere in un contesto di libera competizione dovrebbe fissare prezzi di mercato, quindi piuttosto alti rispetto agli standard odierni e quest’esigenza mal si concilierebbe con la presenza di affossatori spesso improvvisati e poco attenti al rapporto col pubblico. Se il cittadino paga ha il sacrosanto diritto a pretendere il massimo in termini di tempestività, sicurezza e soddisfazione dei propri bisogni.

Questo è ciò che normalmente accade, ma la gara è stata indetta proprio con finalità opposte, non resta che sperare e pregare che la logica del guadagno non scavalchi la sacralità del luogo. Ricordando sempre che il cimitero nella nostra cultura costituisce un presidio morale, prima che sanitario, per la popolazione; un luogo di affetti e memorie, non una semplice area per lo smaltimento di cadaveri.

Valentina Mollica