Condono fiscale e no Rdc: destra di Meloni al servizio dei padroni

(DI GIACOMO SALVINI – Il Fatto Quotidiano) – “Sono un underdog, cioè la sfavorita, ma stravolgerò i pronostici”. Il primo discorso da presidente del Consiglio, il più importante della sua vita, Giorgia Meloni lo conclude così. Con una nota personale, tra l’emozione. Filo conduttore di tutta la relazione programmatica con cui la leader di Fratelli d’Italia si presenta alla Camera per ottenere la fiducia. La otterrà in serata senza patemi d’animo: 235 voti favorevoli, 154 contrari e 5 astenuti. Oggi si ripete in Senato e da quel momento il governo sarà nel pieno delle sue funzioni.

Un discorso politico e lungo – circa un’ora e dieci per 16 pagine – interrotto da ben 70 applausi. “Così stamo a fa’ le tre…” scherza con i vice seduti al suo fianco, Matteo Salvini e Antonio Tajani. L’unico sorriso di una relazione programmatica in cui la presidente del Consiglio si mostra preoccupata per il momento difficile che l’Italia sta passando: “una nave in tempesta” la definisce Meloni che però, assicura, è guidata da “un equipaggio capace e rimane la nave più bella del mondo”. E quindi tutta la prima parte è una grande “operazione verità” sullo stato economico del Paese in cui Meloni non può che garantire piena continuità con l’operato del suo predecessore Mario Draghi. Inflazione, crisi energetica, recessione. Tutte condizioni che creano “il contesto più complicato dal secondo Dopoguerra ad oggi”. Nonostante questo, aggiunge, “garantiremo un futuro di maggiore libertà, giustizia, benessere e sicurezza”.

Sulla politica estera Meloni rimarca il sostegno – anche armato – al popolo ucraino (la Lega non applaude), la fedeltà atlantica e la collocazione europea dell’Italia. Ma, aggiunge, “facendo sentire la nostra voce” per arrivare a “risposte più efficaci”. E soprattutto evitando ingerenze esterne: “Se qualcuno vuole vigilare sul nostro governo, direi che possono spendere meglio il loro tempo”. Nel pomeriggio, durante la replica, Meloni aggiunge che non sarà “la cheerleader di nessun altro Paese” e avrà in testa solo “l’interesse nazionale”. Il Pnrr si può cambiare concordando però tutto con la Commissione europea.

Tra i primi riferimenti di Meloni c’è quello al suo ruolo di prima presidente del Consiglio donna. Un “peso” e una “responsabilità” nei confronti delle donne che “affrontano difficoltà ingiuste per vedere apprezzato il loro talento”. Poi Meloni cita, nome per nome, le figure femminili che sono state il suo “punto di riferimento”: da Tina Anselmi a Nilde Jotti passando per Rita Levi Montalcini a Oriana Fallaci fino a Marta Cartabia e Samantha Cristoforetti. Tutte donne, aggiunge Meloni, che hanno “costruito la scala che ha consentito a me e di salire e rompere il tetto di cristallo”. Nella replica del pomeriggio, alla dem Debora Serracchiani che l’accusava di non essere una vera “femminista”, Meloni risponde indicando i ministri maschi: “Le sembra che io stia un passo indietro rispetto agli uomini?”. Sui diritti civili e sull’aborto, la leader di Fratelli d’Italia assicura che “non limiterà mai le libertà”.

Un discorso molto politico: c’è tutto il programma di Fratelli d’Italia. Tra questo anche le riforme istituzionali. A partire dal semipresidenzialismo alla francese che faccia cambiare l’Italia da un modello “interloquente” a uno “decidente” e permetta di avere una “duratura stabilità economica”. Lanciando un amo all’opposizione (“auspico condivisione da tutte le forze in Parlamento”), ma se così non sarà le riforme saranno approvate a colpi di maggioranza: “In quel caso ci muoveremo secondo il mandato che ci è stato conferito dagli italiani”. Alla riforma presidenziale va collegata quella sull’autonomia differenziata a cui tiene tanto la Lega: Meloni si riferisce alle regioni del centro-nord ma anche a Roma Capitale e alla provincia di Bolzano. Un riferimento, quest’ultimo, che le serve per tenersi buoni gli autonomisti (che infatti ieri si sono astenuti) e che in Senato che potrebbero farle comodo se i numeri della maggioranza fossero stretti.

Sull’economia Meloni ricalca il programma del centrodestra: flat tax (mini), riforma delle pensioni ma soprattutto una “tregua fiscale” (un nuovo condono) e la revisione del reddito di cittadinanza: “Per chi può lavorare non può essere una soluzione: ha rappresentato una sconfitta per chi era in grado di fare la sua parte per l’Italia, oltre che per se stesso e per la sua famiglia” aggiunge Meloni tra gli applausi della destra e il silenzio immobile di Pd e M5S. La linea economica del suo governo, però, sarà tutta incentrata sulle imprese: “Non disturbare chi vuole fare” spiega, introducendo il meccanismo “più assumi, meno paghi”. L’abiura del fascismo è solo a metà. Condanna tutti “i regimi antidemocratici, compreso il fascismo” e definisce le leggi razziali “il punto più basso della nostra Storia” ma poi ricorda i “ragazzi uccisi negli anni Settanta dall’antifascismo militante”. La conclusione è personale: la “sfavorita” che vuole “stravolgere i pronostici”. “Non ci arrenderemo, non indietreggeremo, e non tradiremo le speranze – conclude – io sono sempre stata una persona libera, per questo intendo fare ciò che devo”.