Corigliano-Rossano: un selfie non fa primavera, e non fa nemmeno l’autunno

Un selfie non fa primavera, e non fa nemmeno l’autunno

Cari curatori di Iacchitè, mi avete chiesto in un articolo cosa ne penso del “selfie che fa discutere” tra Marinella Grillo e Antonella Caputo, ed eccomi a scrivervelo.
Intanto vi ringrazio. In primis perché grazie a questo articolo almeno i miei tanti detrattori “politici” (uso una parola grossa) con la coda di paglia la smetteranno di dire che alcune notizie al vostro sito le invio io anonimamente.

Come è ben noto, infatti, le cose che penso e che ritengo abbiano rilevanza politica sono abituato a dirle sui palchi, oppure a firmarle con nome e cognome, esattamente come sto facendo ora. E poi chiamandomi direttamente in causa, mi avete dato la possibilità di rispondere altrettanto direttamente, quindi non potrei desiderare di meglio.

Andiamo al dunque.
Questa vicenda ha due aspetti. Il primo è quello politico-elettorale: non c’è alcuno spazio di manovra o di ambiguità. Al primo posto del nostro progetto c’è lo stop alle speculazioni edilizie, sui rifiuti, sui movimenti terra, sulle monetizzazioni, sulle aree sociali, sui lavori di somma urgenza, sugli incarichi esterni, sugli incarichi interni, sulla depurazione, sulla riscossione eccetera eccetera eccetera. Se permettete, questo è comprovato dai fatti e dalle lotte di anni, lotte fatte spesso in solitudine, non dalle chiacchiere di molti. Chi si rapporta con noi, sa con chi si rapporta, e se molti non discutono con noi è proprio perché sanno semplicemente una cosa: non ci sono compromessi plausibili. Assodato questo, c’è l’aspetto umano.
Dai banchi del consiglio comunale abbiamo fatto un’opposizione serrata all’ultima giunta, senza sconti, al punto che personalmente, per marcare distanza totale da certe scelte, simbolicamente ed anche per dare un segnale al di fuori del Consiglio, non ho votato neanche i verbali dei consigli precedenti.
Ma io credo che la fermezza dei principi morali e politici non vada d’accordo con la degenerazione dei valori e dei rapporti umani, per cui non posso criminalizzare chi si è dispiaciuto se una persona giovane, più giovane di me, che abbiamo conosciuto nei consigli e nelle commissioni, seppur nella massima differenza politica, viene raggiunta da una misura restrittiva in carcere.

Anzi, senza conoscere i fatti dell’inchiesta, non mi vergogno di dire che umanamente è dispiaciuto anche a me, lo ritengo un sentimento sano, forse espresso in maniera ingenua, ma che nulla ha a che vedere con la presunzione di innocenza né, tanto meno, con la politica.
Spero di aver risposto alla vostra domanda, ho provato a farlo senza ipocrisie, e se così non fosse, vi prego di tirarmi nuovamente in causa.

Permettetemi soltanto una riflessione generale.
Mi scontro quotidianamente con il muro di gomma del malaffare, del clientelismo, della corruzione, lo faccio da quando non avevo la barba. Credo di essere più indignato della mia gente; sono spesso autore di esposti e denunce gravi su ciò che vedo e rilevo, e spesso queste denunce finiscono in inchieste e condanne.
Se mi chiedete: ti spiace per i condannati? Rispondo: si, io volevo risolvere un problema per la comunità, non far condannare qualcuno. Se mi chiedete: allora rifaresti la denuncia? Rispondo: si, senza alcun dubbio, esattamente perché risolvere un problema alla comunità, per me, è un dovere, da assolvere con ogni mezzo civile a disposizione ed a costo di ogni umano dispiacere.

Flavio Stasi
Portavoce Movimento Corigliano-Rossano Pulita