Coronavirus, 43° giorno. Italia, basta ladri di sanità

di Luisella Costamagna

Fonte: Il Fatto Quotidiano

Come sarà (quando sarà) il “dopo”? Cosa possiamo cominciare a imparare dalla pandemia?

Innanzitutto, che gli italiani sono capaci anche di grande responsabilità. Vero, ci sono ancora i (poco) furbi che fanno come se nulla fosse e gli sciacalli che cercano di approfittarne, ma la maggioranza sta facendo sacrifici e rispettando le misure drastiche imposte dal governo (e, a vedere i sondaggi, le approva). Magari siamo deludenti nell’azione, ma mai nella reazione.

Anche la nostra politica si sta dimostrando migliore di quanto pensassimo, anche e soprattutto rispetto ai leader di altri Paesi, che hanno sottovalutato la situazione, ci hanno ridicolizzato e accusato perdendo tempo prezioso, e ora che devono fare i conti col contagio ci guardano come modello. Una politica italiana responsabile al netto, ovviamente, di chi – con le bare – propone di riaprire fabbriche e scuole, chi recita l’Eterno riposo in tv e chi continua con polemiche “folli” (cit. Conte), invece di unirsi contro il mostro.

Intendiamoci: anche il governo ha commesso errori di sottovalutazione – così come leader di opposizione, Regioni e Comuni – e certo le misure economiche anticrisi non bastano. Ma non bastano perché in questa guerra non basta l’Italia: ci vuole l’Europa, che deve garantire a tutti gli Stati membri sostegno economico e sanitario coordinato. Gli Usa di Trump stanziano 2.000 miliardi di dollari nella più grande manovra della storia e l’Ue ancora si divide su Eurobond e altre politiche finanziarie per sostenere sanità, lavoro, produzione? Vergogna.

Un coordinamento internazionale che deve riguardare subito anche le informazioni sul virus: cosa aspettiamo a uniformare i parametri su morti, contagiati, guariti e tamponi, in modo da avere un quadro globale reale? E cosa aspettiamo per quell’alleanza mondiale per il vaccino proposta dal ministro Di Maio?

Soprattutto, questa epidemia chiarisce quali dovranno essere le nostre priorità anche in futuro. Dobbiamo imparare dai nostri errori, a partire dalla sanità pubblica. Non basta il grazie meritato a medici, infermieri, personale sanitario, ci vogliono impegni per il futuro:

1) basta tagli, anche a vantaggio dei privati, che hanno massacrato la nostra eccellenza: 37 miliardi in meno in 10 anni, oltre 42mila addetti in meno, medici – 5,9 per cento, posti letto – 1,8 per cento (1/5 delle terapie intensive della Germania). Oggi ne paghiamo pesantemente il prezzo;

2) basta gestioni regionali, che hanno prodotto strutture e cittadini di serie A e di serie B (in Puglia 15 mila addetti in meno dell’Emilia, pur avendo quasi lo stesso numero di abitanti). Ora è chiaro perché il contagio del Nord non deve arrivare al Sud;

3) basta ladri di sanità: sprechi, tangenti, ruberie ai danni dei nostri soldi e, soprattutto, della nostra salute; e basta evasori fiscali, che oggi magari godono di cure pagate dai contribuenti onesti.

Prioritaria, infine, anche la scuola pubblica, per garantire a tutti gli italiani preparazione, ricerca, riscatto sociale e a tutti gli istituti quell’adeguatezza digitale che oggi, con i nostri figli a casa, dimostra i suoi limiti. Prioritari, dunque, anche pc, smartphone, banda larga che oggi – dove ci sono – consentono di continuare a lavorare, comunicare, acquistare online, informarci, leggere… insomma vivere.

E prioritaria è – e deve continuare a essere – un’informazione seria, competente, responsabile, che lasci sullo sfondo le polemiche strumentali da talk, fatte – mai come ora – sulla pelle delle persone.

Se vogliamo che il “dopo” sia meglio del “prima”, dobbiamo cominciare a costruirlo. Da subito.