Coronavirus, Fase 2. La Santelli che non ti aspetti: toglierò ai ricchi per dare ai poveri

Jole “tutto fare” verrebbe da dire. A sentirla da quando è iniziata l’emergenza coranavirus, sembra che chissà cosa abbia fatto! Sembra che sia stata la sola a darsi da fare, così come racconta ai giornali che paga attraverso i suoi amici proprietari delle cliniche private, per evitare il diffondersi, in terra di Calabria, del pericoloso virus. Ha fatto tutto lei fino ad ora, ed è solo grazie alle sue azioni se in Calabria, come la stessa asseriva, non c’è stata la paventata strage. Il sistema sanitario, dice Jole, ha retto. E le misure di contenimento adottate hanno funzionato. Ma qualcosa è sfuggita al serrato controllo della presidentessa: Villa Torano, Domus Aurea di Chiaravalle e chissà quante altre RSA di cui non sapremo mai niente. Si può dire tranquillamente, e nostro malgrado, che in Calabria esiste il focolaio più grande di tutto il sud (vedi Villa Torano).

Ma in un piano di “contenimento” come quello messo in piedi da Jole su larga scala, è “fisiologico” commettere errori. I famosi danni collaterali inevitabili, un prezzo necessario da pagare per la buona riuscita del piano. Qualcuno deve sacrificarsi se si vuole raggiungere l’obbiettivo. Così la vede Jole. Che non ha colpe per quello che è successo nelle RSA finanziate dalla Regione. Tant’è che ha deciso di ritirare la concessione a Villa Torano per dare un segnale chiaro e preciso a tutti: bisogna rivedere l’intero sistema sanitario calabrese, troppo sbilanciato a favore del privato. Una Jole che non ti aspetti. Una Jole pronta a “togliere” al ricco per donare al povero.

E i fatti parlano a suo favore: ha già stanziato 25 milioni di euro per aiutare gli imprenditori calabresi. Ha distribuito buoni spesa alle famiglie calabresi, ha dotato 25.000 studenti delle scuole elementari e medie di altrettanti tablet. Ha destinato tre milioni di euro per i nostri corregionali rimasti intrappolati al nord. E non finisce mica qui.

Ha denunciato senza paura e a viso aperto il parassitismo che si annida nella regione: 800 esterni che percepiscono un regolare stipendio senza fare un cxxxo dalla mattina alla sera. Roba che nessuno mai aveva osato dire prima, neanche ai tempi del comunista rivoluzionario Guagliardi alla Regione.

Quello che annuncia Jole, insomma, è una vera e propria rivoluzione politica che cambierà per sempre la concezione (sbagliata) che oggi hanno i calabresi delle istituzioni. Non più il bancomat per gli amici degli amici, ma la casa di tutti i calabresi. Tant’è che ha già annunciato di voler lanciare, sarebbe la prima regione in Italia, “l’anno senza fisco”: la Regione Calabria annullerà per un anno ogni tipo di balzello ai Comuni e ai cittadini. E si farà carico di dare un contributo a tutti i titolari di attività commerciali che non ce la fanno a pagare le tasse statali, perché costretti a restare chiusi. Di più: aiuterà le categorie svantaggiate a pagare fitti e bollette, e creerà un fondo di solidarietà per tutti coloro i quali hanno perso il lavoro in questa emergenza. E promette di investire milioni e milioni di euro pe ril rilancio economico della Calabria. In quattro parole: cchiù pila ppè tutti. Fiumi di denaro scorreranno in Calabria. Questo promette Jole, che conclude dicendo: nessuno resterà solo e se questo significa sbattere fuori dalla Regione avvoltoi, sciacalli, topi di fogna, iattuli, sanguisughe, vermi, pidocchi, cursuni e ielentri, non c’è problema.

Tutte queste voci di spesa le potete trovare (se ci riuscite) nell’approvato bilancio regionale. Perciò noi calabresi non dobbiamo preoccuparci, anche se lo stato non ci aiuta, ci penserà Jole a risolvere i nostri problemi. In questo bellissimo quadro avanguardistico della Jole c’è solo una piccola sbavatura, un piccolo però, che non possiamo ignorare perché si tratta di una legge immutabile sia nel mondo degli affari che in quello della politica, e dice: “le parole sono parole, le spiegazioni sono spiegazioni, le promesse sono promesse, ma solo ciò che viene mantenuto è realtà”.

E di reale fino ad oggi non c’è niente, se non l’enorme castello di frottole che Jole sta costruendo anche con squallidi espedienti come quello di lanciare l’allarme dei migranti per distogliere l’attenzione dei calabresi dai tanti problemi che questa emergenza ha creato, e verso i quali lei non può niente. Ma Jole sa bene – anche perché ancora fresca di campagna elettorale, il momento più alto di un politico dove le promesse raggiungono cime elevate – che in Calabria non c’è bisogno di dare seguito a ciò che si dice, l’importante è averlo detto che qualcuno ca ‘mmucca si trova sempri. E la sua elezione, a suon di chiacchiere e false promesse, è la conferma della sua tesi. Proprio una Jole che non ti aspetti!