Era chiaro per noi, ma anche per altri, che i cinghiali in questa tornata elettorale avrebbero giocato di sponda. Hanno sempre seguito gli eventi dalla finestra, senza esporsi più di tanto, e quando sono stati costretti a farlo lo hanno fatto in maniera strategica. A tratti geniale, direi. Del resto tutti se ne sono accorti del loro scarso impegno, cosa inusuale per i cinghiali che come si sa nelle tornati elettorali danno il meglio di se. Ma queste sono finte elezioni, e l’esclusione della lista “Cosenza Popolare” ne è la conferma. Lista che sosteneva la candidatura a sindaco di Paolini.
Il loro tergiversare, il loro non impegnarsi, il loro non schierarsi, sin dal primo momento è sempre stato indicativo per noi: i cinghiali sanno bene che a Cosenza non si voterà. E che alcuni dei concorrenti alla carica di sindaco saranno invischiati mani e piedi nell’inchiesta della DDA di Catanzaro sul voto di scambio politico/mafioso a Cosenza. Meglio starne lontani, avranno pensato. E per farlo, cioè stare lontani da queste elezioni, non potevano certamente dire apertamente: noi non partecipiamo alle elezioni perché sappiamo che a Cosenza non si vota e che tra poco succede il finimondo. Avrebbero scatenato il caos a Cosenza.
Nè tantomeno potevano dire: non partecipiamo per problemi familiari, o qualsiasi altra scusa, perché i cinghiali che non partecipano alle elezioni del sindaco di Cosenza, fa notizia. Anzi notiziona. Specie adesso che il Comune di Cosenza è chiamato ad “amministrare” grandi opere già finanziate: metro leggera, ospedale, metropolitana Cosenza/Catanzaro. Una montagna di guagna, qualcosa come 600 milioni di euro. Figuriamoci se questo non interessa ai i cinghiali.
Se si sono comportati così è perché sanno che “l’affare” è rimandato a data destinarsi e per causa di forza maggiore, perciò è inutile darsi da fare, spendere soldi ed energie, e soprattutto far accostare la faccia loro al casino che sta per scoppiare a Cosenza. Se queste fossero state delle vere elezioni, si sarebbero buttati a capo fitto dentro questa campagna elettorale. A questo banchetto loro non avrebbero mai rinunciato. Questo è sicuro.
L’ho scritto, l’operazione a Cosenza è guidata da compà Pinuzzu. Nu mastruni, roba che al suo cospetto bisogna solo togliersi il cappello. Compà Pinuzzu, si sa, non è uno di primo pelo. Sa il fatto suo. Quello che gli serviva era di trovare un caggio. Uno da prendere in giro, per prendere tempo, senza farsi sgamare. Qualcuno che allo stesso tempo gli offrisse la possibilità di nascondere le sue vere intenzioni, cioè tirarsi fuori da queste elezioni. Il caggio non poteva essere Guccione perché, Carletto il maialetto sa benissimo che non si voterà. Ha accettato questa candidatura proprio perché non ci saranno le elezioni. Altrimenti chi glielo fa fare a misurarsi con Occhiuto, dove l’asfaltatura (di Guccione) è assicurata. Una sconfitta per quel porco di Guccione, garantita al limone, che ne decreterebbe la sua fine politica. Quell’ingozzone a sbafo non metterebbe mai a rischio le sue vettovaglie: prisutti, pasta chijna, purpetti, vitiaddri, e crapiatti.
Non restava che Paolini, sempre pronto ad abboccare a tutti gli ami. Ed è iniziata la tiritera tra NCD e PSE. Fino alla stipula dell’accordo a Roma dove i cinghiali mettono le mani avanti: noi siamo con te, salvo complicazioni, al verificarsi delle quali, ognunu ara casa sua. Un accordo che, visto il prolungarsi degli eventi giudiziari a Cosenza, i cinghiali sono stati “costretti” a sottoscrivere per salvare le apparenze. Se il casino che deve scoppiare a Cosenza, fosse scoppiato prima delle presentazioni delle liste non ci sarebbe stato bisogno di nessun accordo e apparentamento, è ovvio. Ma dato che il casino non è ancora scoppiato, i cinghiali sono stati costretti a presentare una lista e fare un apparentamento. Anche questo è ovvio. Per i cinghiali, sia chiaro.
Ed io che voglio bene ad Enzo, anche quella volta lo avevo avvisato: Enzo, vedi che i cinghiali ti palleggiano. Ma purtroppo a me non mi sta mai a sentire. Si sa che Enzo ci tiene a fare il sindaco. E non riflette sulle cose. E c’è cascato ancora una volta. Già ieri, quando è diventata ufficiale la non candidatura di Katya, la situazione, che io paventavo, è diventata chiara a tutti. Ma non pensavo che la genialità di compà Pinuzzu si spingesse a tanto. Cchi mastruni, imparate da lui capre (mi riferisco ai politici cosentini).
Oltre a non far presentare a Katya, adesso non ci sarà neanche la lista “Cosenza Popolare” che è stata esclusa da questa finta tornata elettorale per alcune irregolarità riscontate nella procedura di presentazione dei candidati. L’irregolarità riscontrata è stata quella che i candidati hanno firmato l’accettazione a concorrere alla carica di consigliere comunale su moduli vecchi che non riportano le prescrizioni della legge Severino in materia di incandidabilità.
Ma dico io: chi può credere che uno navigato di elezioni , 40 e passa anni di politica, come compà Pinuzzu possa commettere un errore così pacchiano, grossolano, da principianti? Impossibile, io non ci credo. Possibile che nessuno, Katya compresa, prima di presentare la documentazione non ci abbia dato una occhiata? E’ chiaro che è un errore voluto. Da far passare come un evento non voluto e tragico. Alla quale, ovviamente, solo Paolini può abboccare. Un modo strategico, geniale, per mollarlo in maniera irreversibile. E tirarsi fuori definitivamente da questa farsa che è diventata questa campagna elettorale. Cchi mastruni compà Pinuzzu.
GdD